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Saturday, February 1, 2014

Libro I - Capitolo I - Christian e Anastasia FanFiction

CAPITOLO I
 Il Primo Incontro

Tradotto da: 50 Shades Italia 
  

Appena ho congedato Claude Bastille, lui arriva alla porta, si gira e sogghignando mi dice “Golf, questa settimana, Grey,” conscio del fatto che può prendermi a calci anche al corso di golf. E’ uno dei migliori istruttori di arti marziali miste che ci sia in circolazione, e mi allena bene quanto dovrebbe dato che lo pago profumatamente per le sue lezioni. Mi prende a calci in culo sul tappeto tanto spesso quanto ci si aspetterebbe, nonostante io sia un osso duro. E’ stato un partecipante alle Olimpiadi. Mi sono allenato con lui ogni giorno negli ultimi due mesi dato l’eccesso di energia che devo scaricare. Prima mi metteva KO cinque giorni a settimana. Mi riservavo altri tipi di esercizi per il weekend. Se riuscissi a batterlo una o due volte a settimana, questo sarebbe la parte più significativa della mia giornata. Però non mi piace il ritmo del golf, è un gioco da uomini d’affari, mi sforzo per cercare di migliorare, e questo potrebbe anche succedere, spesso gli accordi finanziari si raggiungono alle partite di golf. Faccio una smorfia e guardo fuori dalla finestra che va dal pavimento al soffitto, nel mio ufficio al ventesimo piano. Il tempo è grigio come il mio umore, sgradevole. Ho tutto sotto controllo, ma ho avuto un’esistenza ordinaria ultimamente. Non ho avuto uno svago negli ultimi due mesi. Nessuna sfida eccitante e niente ha catturato la mia attenzione. Tutto è in ordine, e tutti i miei affari sono sotto controllo.

Il telefono squilla. “Si, Andrea?”

“Mr. Grey, Miss Anastasia Steele per Miss Katherine Kavanagh è qui.” Odio le sorprese. Non avrei dovuto acconsentire ad un’intervista per il giornale della WSU, ma Miss Kavanagh è stata molto insistente, e lei appartiene ad una ricca famiglia, potrei fare degli affari con suo padre per farmi restituire il favore. Ma qualcun altro si presenta al posto suo? Divento irritabile come un bambino con Andrea.
“Non aspettavo una Miss Steele. Aspettavo Katherine Kavanagh!”
“Qui c’è Miss Steele, signore,” dice.

“Bene! Falla entrare!” Borbotto.

Meno di un minuto dopo la porta si apre, e una matassa di capelli color nocciola, braccia pallide, una borsa portadocumenti, un paio di gambe bianche coperte confusamente da stivali marroni rotola sul pavimento del mio ufficio distesa a testa bassa. Nonostante odi la goffaggine, la mia educazione mi impone di andare ed aiutarla ad alzarsi, e allungare le mani per rimetterla in posizione eretta tenendola per le spalle sottili. Quando si alza, incontro gli occhi più luminosi e timidi che catturano i miei come una scossa elettrica che mi fa bloccare. Lei guarda me, mi guarda dentro, come per scavare nella mia anima, inquietandomi, come se accendesse una luce nei meandri più profondi del mio essere e li spingesse in superficie.

Lei sbatte le palpebre e arrossisce dopo aver notata la mia faccia. Io faccio una smorfia, ma sorrido velocemente. E’ sempre la stessa cosa. Le donne reagiscono al mio viso in quel modo, le loro lingue si arrotolano.

Le porgo la mano, decidendo di divertirmi. “Miss Kavanagh. Sono Christian Grey. Spero stia bene. Vuole accomodarsi?”

Lei arrossisce, la sua pelle di porcellana cambia colore fino all’attaccatura dei capelli, abbassa lo sguardo, la sua coda quasi disfatta a causa della caduta, la sua voce diventa intermittente quando mette la sua mano nella mia. Sento una scarica elettrica al suo tocco! Wow! Deve sentirsi allo stesso modo, lo capisco perché sembra che sia rimasta shockata e ritrae la sua mano con un lieve sospiro.
“Miss Kavanagh è indisposta. Ha mandato me. Non sta bene. Mi scuso per il cambiamento dell’ultimo minuto, Mr. Grey.” La sua voce è melodiosa, le sue ciglia lunghe mettono in ombra i suoi occhi azzurri che sono abbassati di nuovo in quel modo così timido.

“E lei è?” Devo tirarle fuori le parole.

“Oh, io sono Anastasia Steele. Studio con Kate.. uhm.. Katherine, uhm.. Miss Kavanagh alla WSU.” Balbetta e inciampa nelle sue stesse parole. Sono divertito. C’è qualcosa in lei. Anche lei è una brunetta. Mentre abbassa di nuovo lo sguardo, riesco a vedere che è nervosa ed estremamente timida. Non riesce nemmeno a guardarmi negli occhi, si guarda intorno, ovunque tranne che me. Fisso il mio sguardo su di lei, sentendomi già disgustato per la sua gonna scampanata, la camicetta informe e gli stivali economici. Improvvisamente la immagino in seta e satin; non so nemmeno da dove è arrivato questo pensiero. Non riesco ad immaginarla giornalista con il suo atteggiamento. Non ha un solo osso in tutto il suo corpo che sia deciso ed accentuato. E’ troppo timida, troppo remissiva, troppo tollerante … troppo sottomessa. Faccio un respiro profondo. La mia mente sta divagando, e prima che io possa mostrarle dove sedersi lei guarda i miei quadri, e li guarda con ammirazione. Mi sento in dovere di spiegare. “Un artista locale,” dico, “Trouton.” Non so nemmeno cosa mi abbia spinto a spiegarglielo, di solito non mi importerebbe.

“Belli,” dice lentamente, “elevano l’ordinario a straordinario.” Mi sono sorpreso nell’udire queste parole arrivare da lei così semplici ed eloquenti, era esattamente quello che ho pensato quando li ho presi – in un certo senso, lei è lo straordinario fuori dall’ordinario.

“Si…” Mi ritrovo a dirle mentre la guardo intensamente. Lei avvampa ancora una volta, mentre mi chiedo come cambierebbe il colore del suo sedere sotto la morsa dei miei palmi irrequieti. Non so da dove sia arrivato questo pensiero; scuoto lievemente la testa, e la vedo mentre tenta di tenere in equilibrio il suo registratore datato sul mio costoso tavolino da caffè, facendolo cadere ripetutamente. Anche se trovo la goffaggine irritante, la sua sembra tenera, e provo a nascondere un sorriso dietro il mio indice.

Che cazzo! Come ho fatto a non notare quelle labbra e lei si sta mordendo il labbro inferiore in segno di frustrazione perché non riesce a sistemare quella macchina antiquata! Cosa mi piacerebbe fare a quel labbro! Non riesco a distogliere lo sguardo, e la mia mente che sta già vagheggiando mi fa andare fuori di testa! Voglio solo allungarmi, liberarlo dalla sua morsa e metterlo nella mia bocca! Chiudo gli occhi, e faccio un respiro lento mentre finalmente riesce a sistemare il registratore, e mi sto rimproverando col pensiero per aver pensato come un adolescente mentre lei balbetta delle scuse per il suo non essere abituata ad usare quel registratore, ma non potrebbe importarmene di meno; sono troppo assorto a guardare il suo labbro inferiore.

Le dico di prendersi il suo tempo dando a me stesso il tempo di riacciuffare i miei pensieri erranti.

Una volta che lei ha sistemato il registratore, vengo disturbato dalle sue domande. Sono banali, ordinarie. Perché sto perdendo tempo a rispondere a certe domande?

Lei si sta innervosendo di nuovo notando il mio disgusto, e il mio disappunto. Dopo aver ascoltato la mia risposta alla sua domanda lei mormora, “Sembra un maniaco del controllo.” Che cazzo? Non sai quanto hai ragione! Se solo sapessi. Le dico guardandola intensamente “Oh, esercito il mio controllo in tutto Miss Steele.” Mi piacerebbe assoggettare la tua lingua tagliente ora! Lei arrossisce di nuovo mordendosi il labbro. Mi fa una domanda sul potere; sono sicuro che mi trovi arrogante. Le do’ una risposta che la lascia a bocca aperta. Poi mi chiede dei miei interessi al di fuori del lavoro per “rilassarmi.” Le dico della maggior parte dei miei interessi tranne  i miei due preferiti che potrebbero entrambi includerla proprio ora. Infatti la sto già immaginando legata al letto a baldacchino della mia stanza dei giochi. Che cazzo! Da dove è arrivata questa immagine? Mi fa qualche altra domanda che è già di dominio pubblico. Non ha fatto nemmeno i suoi compiti prima di venire ad intervistarmi? Ridicolo!

Poi apre la bocca e mi fa la domanda che nemmeno i miei familiari si sono permessi di farmi; quello che hanno tutti in mente, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di esprimerlo a parole:

“E’ gay Mr. Grey?” Ma che cazzo? Come si permette?

Ora mi piacerebbe tanto mettermela sulle ginocchia e sculacciarla fino allo sfinimento, se solo fosse mia, questa sarebbe la punizione per questa domanda! Sento di cambiare colore, ma mi ricompongo. Rispondo fermamente: “No Anastasia, non sono gay!”

Ha la decenza di mostrarsi fortemente imbarazzata. Si agita.

“Mi dispiace molto Mr. Grey. Era.. uhm.. la domanda era scritta..” indicando i suoi appunti, “proprio qui?”

“Non ha scritto lei stessa le domande?” Sembra mortificata.

“No, Mr. Grey. Kate, uhm.. Miss Kavanagh le ha scritte,” risponde arrossendo.

“Questo spiega le domande. Mi dica, come è finita ad intervistarmi se queste sono le domande di Miss Kavanagh?”

“Uhm.. Sono stata reclutata all’ultimo. E’ la mia coinquilina, e sta davvero male.”

Improvvisamente mi sento molto meglio. “Bene allora, lasci fare a me qualche domanda. Penso sia giusto dopo le sue domande, più che informali, personali.” Lei arrossisce e si agita irrequieta al suo posto. Le lancio un’occhiata penetrante, si, mi piace farti dimenare e sottometterti piccola! Ed eccola che si morde di nuovo il labbro. Vorrei solo avvicinarmi e tirarle il mento così la smette di farlo, o altrimenti la scoperò sul mio tavolino da caffè.. Calmati Grey, mi dico. Mi rilasso sulla sedia, e accarezzo il mio labbro inferiore con l’indice. Lei si agita ancora di più. Ok, non è lesbica, e non è immune al mio fascino.

Andrea entra dopo aver bussato alla porta. “Mr. Grey, il suo prossimo appuntamento è tra due minuti.”

“Cancella il prossimo appuntamento, Andrea!” Le dico, e lei si blocca sul posto.
“Signore?”

“Ho detto cancellalo,” girando la testa verso la sua bocca spalancata, il viso quasi rosso. Anastasia si prepara ad andare via, e mette via le sue cose dicendo, “Non voglio che cambi i suoi programmi, Mr. Grey.” Almeno alla fine Andrea ha la decenza di capire il mio comando, e dice, “si signore.”

“Non deve andare via subito Miss Steele. Posso farle fare un tour se vuole.” Lei è pronta per scappare.

“Oh, non deve fare questo per me Mr. Grey,” mormora.

“Miss Steele, quali sono i suoi piani dopo la laurea?”

“Non ci ho ancora pensato Mr. Grey. Sto solo provando a prepararmi per gli esami finali.”

Mi ritrovo ad offrirle un lavoro; non penso di averlo mai fatto, “può fare domanda per un internato qui.” Cosa diavolo mi sta succedendo, è troppo giovane, ed io ho la politica del ‘mai scopare con lo staff’. Ma lei non fa ancora parte dello staff.

Rifiuta la mia offerta. Cosa c’è che non va nella mia società?

“Perché no?” Le chiedo.

“Non è ovvio?” mi chiede come se fosse di dominio pubblico, poi prende la sua borsa e si alza. Non per me! Mi alzo, e avanzo verso la porta lentamente, poi la apro per lei. Non vorrei che inciampasse nei suoi piedi mentre esce, indicando le mie intenzioni, e lei a malincuore mi ringrazia mentre le sorrido.

Sia la bocca di Andrea che quella dell’altra segretaria sono aperte mentre accompagno Miss Steele fuori. Le chiedo se avesse una giacca, e la segretaria si precipita a recuperarla. La prendo dalle sue mani, e la metto addosso a Miss Steele. La mia mano resta sulla sua spalla solo un secondo di troppo e sento di nuovo la scarica elettrica, conscio del fatto che la sente anche lei.

“Arrivederci Anastasia,” le dico. “Arrivederci Christian,” mi dice lei mentre la porta si chiude.

Giro sui tacchi, e ordino ad Andrea “Mettimi in linea con Welch!” E un minuto dopo lui è all’altro capo del telefono. “Welch! Voglio che tu faccia delle ricerche per me.”

“Si signore. Nome?”

“Anastasia Steele. Ne ho bisogno al più presto.”

“Si signore.” Riaggancio. Ora sono in attesa. Devo darmi un paio di giorni per vedere se mi passa. E’ troppo giovane, e sembra troppo inesperta, ma sarebbe davvero divertente insegnarle qualcosa. Odio aspettare.

Un paio di giorni dopo ricevo il suo resoconto dettagliato ma indefinibile. Ha 21 anni, lavora in un negozio di fai da te part time, ha la media del 4.0, ma non dice niente delle sue relazioni passate o presenti. Anche se sono passati alcuni giorni da quando mi ha intervistato, non riesco a togliermela dalla testa. Devo trovarla. Chiamo la mia assistente.

“Andrea, prenotami un posto a Portland, per domani.”

“Si signore.”

Odio aspettare, non aspetto mai! Sto impazzendo ora, ma devo scoprire qualcosa in più su di lei. Non ho mai inseguito una donna prima. E’ una prima volta. Non conosco nemmeno il suo orientamento sessuale. Sembrava rispondere positivamente al mio fascino. Cosa farei se non fosse single? Cazzo! Il pensiero non mi è mai passato perla testa. C’è solo un modo per scoprirlo. Se non lo è, allora tornerò a casa e mi dimenticherò di questa impresa idiota. Ma ora, sto andando fuori di testa e sono troppo curioso di scoprire qualcosa di più. Non riesco pensare a lei che si morde il labbro senza che le mie interiora si contraggano come se fossi un adolescente.


Domani. La rivedrò domani.

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