CAPITOLO I
Appena
ho congedato Claude Bastille, lui arriva alla porta, si gira e sogghignando mi
dice “Golf, questa settimana, Grey,” conscio del fatto che può prendermi a
calci anche al corso di golf. E’ uno dei migliori istruttori di arti marziali
miste che ci sia in circolazione, e mi allena bene quanto dovrebbe dato che lo
pago profumatamente per le sue lezioni. Mi prende a calci in culo sul tappeto
tanto spesso quanto ci si aspetterebbe, nonostante io sia un osso duro. E’
stato un partecipante alle Olimpiadi. Mi sono allenato con lui ogni giorno
negli ultimi due mesi dato l’eccesso di energia che devo scaricare. Prima mi
metteva KO cinque giorni a settimana. Mi riservavo altri tipi di esercizi per
il weekend. Se riuscissi a batterlo una o due volte a settimana, questo sarebbe
la parte più significativa della mia giornata. Però non mi piace il ritmo
del golf, è un gioco da uomini d’affari, mi sforzo per cercare di migliorare, e
questo potrebbe anche succedere, spesso gli accordi finanziari si raggiungono
alle partite di golf. Faccio una smorfia e guardo fuori dalla finestra che va
dal pavimento al soffitto, nel mio ufficio al ventesimo piano. Il tempo è
grigio come il mio umore, sgradevole. Ho tutto sotto controllo, ma ho avuto
un’esistenza ordinaria ultimamente. Non ho avuto uno svago negli ultimi due
mesi. Nessuna sfida eccitante e niente ha catturato la mia attenzione. Tutto è
in ordine, e tutti i miei affari sono sotto controllo.
Il
telefono squilla. “Si, Andrea?”
“Mr. Grey, Miss Anastasia Steele per Miss Katherine
Kavanagh è qui.” Odio le sorprese. Non avrei dovuto
acconsentire ad un’intervista per il giornale della WSU, ma Miss Kavanagh è
stata molto insistente, e lei appartiene ad una ricca famiglia, potrei fare
degli affari con suo padre per farmi restituire il favore. Ma qualcun altro si
presenta al posto suo? Divento irritabile come un bambino con Andrea.
“Non aspettavo una Miss Steele. Aspettavo Katherine Kavanagh!”
“Qui c’è Miss Steele, signore,” dice.
“Non aspettavo una Miss Steele. Aspettavo Katherine Kavanagh!”
“Qui c’è Miss Steele, signore,” dice.
“Bene! Falla entrare!” Borbotto.
Meno
di un minuto dopo la porta si apre, e una matassa di capelli color nocciola,
braccia pallide, una borsa portadocumenti, un paio di gambe bianche coperte
confusamente da stivali marroni rotola sul pavimento del mio ufficio distesa a
testa bassa. Nonostante odi la goffaggine, la mia educazione mi impone di
andare ed aiutarla ad alzarsi, e allungare le mani per rimetterla in posizione
eretta tenendola per le spalle sottili. Quando si alza, incontro gli occhi più
luminosi e timidi che catturano i miei come una scossa elettrica che mi fa
bloccare. Lei guarda me, mi guarda dentro, come per scavare nella mia anima,
inquietandomi, come se accendesse una luce nei meandri più profondi del mio
essere e li spingesse in superficie.
Lei
sbatte le palpebre e arrossisce dopo aver notata la mia faccia. Io faccio una
smorfia, ma sorrido velocemente. E’ sempre la stessa cosa. Le donne reagiscono
al mio viso in quel modo, le loro lingue si arrotolano.
Le
porgo la mano, decidendo di divertirmi. “Miss Kavanagh. Sono Christian Grey. Spero
stia bene. Vuole accomodarsi?”
Lei
arrossisce, la sua pelle di porcellana cambia colore fino all’attaccatura dei
capelli, abbassa lo sguardo, la sua coda quasi disfatta a causa della caduta,
la sua voce diventa intermittente quando mette la sua mano nella mia. Sento una
scarica elettrica al suo tocco! Wow! Deve sentirsi allo stesso modo, lo capisco
perché sembra che sia rimasta shockata e ritrae la sua mano con un lieve
sospiro.
“Miss Kavanagh è indisposta. Ha mandato me. Non sta bene. Mi scuso per il cambiamento dell’ultimo minuto, Mr. Grey.” La sua voce è melodiosa, le sue ciglia lunghe mettono in ombra i suoi occhi azzurri che sono abbassati di nuovo in quel modo così timido.
“Miss Kavanagh è indisposta. Ha mandato me. Non sta bene. Mi scuso per il cambiamento dell’ultimo minuto, Mr. Grey.” La sua voce è melodiosa, le sue ciglia lunghe mettono in ombra i suoi occhi azzurri che sono abbassati di nuovo in quel modo così timido.
“E
lei è?” Devo tirarle fuori le parole.
“Oh,
io sono Anastasia Steele. Studio con Kate.. uhm.. Katherine, uhm.. Miss
Kavanagh alla WSU.” Balbetta e inciampa nelle sue stesse parole. Sono
divertito. C’è qualcosa in lei. Anche lei è una brunetta. Mentre abbassa di
nuovo lo sguardo, riesco a vedere che è nervosa ed estremamente timida. Non
riesce nemmeno a guardarmi negli occhi, si guarda intorno, ovunque tranne che
me. Fisso il mio sguardo su di lei, sentendomi già disgustato per la sua gonna
scampanata, la camicetta informe e gli stivali economici. Improvvisamente la
immagino in seta e satin; non so nemmeno da dove è arrivato questo pensiero.
Non riesco ad immaginarla giornalista con il suo atteggiamento. Non ha un solo
osso in tutto il suo corpo che sia deciso ed accentuato. E’ troppo timida,
troppo remissiva, troppo tollerante … troppo sottomessa. Faccio un respiro
profondo. La mia mente sta divagando, e prima che io possa mostrarle dove
sedersi lei guarda i miei quadri, e li guarda con ammirazione. Mi sento in
dovere di spiegare. “Un artista locale,” dico, “Trouton.” Non so nemmeno cosa
mi abbia spinto a spiegarglielo, di solito non mi importerebbe.
“Belli,”
dice lentamente, “elevano l’ordinario a straordinario.” Mi sono sorpreso
nell’udire queste parole arrivare da lei così semplici ed eloquenti, era
esattamente quello che ho pensato quando li ho presi – in un certo senso, lei è
lo straordinario fuori dall’ordinario.
“Si…”
Mi ritrovo a dirle mentre la guardo intensamente. Lei avvampa ancora una volta,
mentre mi chiedo come cambierebbe il colore del suo sedere sotto la morsa dei
miei palmi irrequieti. Non so da dove sia arrivato questo pensiero; scuoto
lievemente la testa, e la vedo mentre tenta di tenere in equilibrio il suo
registratore datato sul mio costoso tavolino da caffè, facendolo cadere
ripetutamente. Anche se trovo la goffaggine irritante, la sua sembra tenera, e
provo a nascondere un sorriso dietro il mio indice.
Che
cazzo! Come ho fatto a non notare quelle labbra e lei si sta mordendo il labbro
inferiore in segno di frustrazione perché non riesce a sistemare quella
macchina antiquata! Cosa mi piacerebbe fare a quel labbro! Non riesco a
distogliere lo sguardo, e la mia mente che sta già vagheggiando mi fa andare
fuori di testa! Voglio solo allungarmi, liberarlo dalla sua morsa e metterlo
nella mia bocca! Chiudo gli occhi, e faccio un respiro lento mentre finalmente
riesce a sistemare il registratore, e mi sto rimproverando col pensiero per
aver pensato come un adolescente mentre lei balbetta delle scuse per il suo non
essere abituata ad usare quel registratore, ma non potrebbe importarmene di
meno; sono troppo assorto a guardare il suo labbro inferiore.
Le
dico di prendersi il suo tempo dando a me stesso il tempo di riacciuffare i
miei pensieri erranti.
Una
volta che lei ha sistemato il registratore, vengo disturbato dalle sue domande.
Sono banali, ordinarie. Perché sto perdendo tempo a rispondere a certe domande?
Lei
si sta innervosendo di nuovo notando il mio disgusto, e il mio disappunto. Dopo
aver ascoltato la mia risposta alla sua domanda lei mormora, “Sembra un maniaco
del controllo.” Che cazzo? Non sai quanto hai ragione! Se solo sapessi. Le dico
guardandola intensamente “Oh, esercito il mio controllo in tutto Miss Steele.”
Mi piacerebbe assoggettare la tua lingua tagliente ora! Lei arrossisce di nuovo
mordendosi il labbro. Mi fa una domanda sul potere; sono sicuro che mi trovi
arrogante. Le do’ una risposta che la lascia a bocca aperta. Poi mi chiede dei
miei interessi al di fuori del lavoro per “rilassarmi.” Le dico della maggior
parte dei miei interessi tranne i miei due preferiti che potrebbero
entrambi includerla proprio ora. Infatti la sto già immaginando legata al letto
a baldacchino della mia stanza dei giochi. Che cazzo! Da dove è arrivata questa
immagine? Mi fa qualche altra domanda che è già di dominio pubblico. Non ha
fatto nemmeno i suoi compiti prima di venire ad intervistarmi? Ridicolo!
Poi
apre la bocca e mi fa la domanda che nemmeno i miei familiari si sono permessi
di farmi; quello che hanno tutti in mente, ma nessuno ha mai avuto il coraggio
di esprimerlo a parole:
“E’
gay Mr. Grey?” Ma che cazzo? Come si permette?
Ora
mi piacerebbe tanto mettermela sulle ginocchia e sculacciarla fino allo
sfinimento, se solo fosse mia, questa sarebbe la punizione per questa domanda!
Sento di cambiare colore, ma mi ricompongo. Rispondo fermamente: “No Anastasia,
non sono gay!”
Ha
la decenza di mostrarsi fortemente imbarazzata. Si agita.
“Mi dispiace molto Mr. Grey. Era.. uhm.. la domanda era scritta..” indicando i suoi appunti, “proprio qui?”
“Non
ha scritto lei stessa le domande?” Sembra mortificata.
“No, Mr. Grey. Kate, uhm.. Miss Kavanagh le ha scritte,” risponde arrossendo.
“Questo spiega le domande. Mi dica, come è finita ad intervistarmi se queste sono le domande di Miss Kavanagh?”
“Uhm.. Sono stata reclutata all’ultimo. E’ la mia coinquilina, e sta davvero male.”
Improvvisamente
mi sento molto meglio. “Bene allora, lasci fare a me qualche domanda. Penso sia
giusto dopo le sue domande, più che informali, personali.” Lei arrossisce e si
agita irrequieta al suo posto. Le lancio un’occhiata penetrante, si, mi piace
farti dimenare e sottometterti piccola! Ed eccola che si morde di nuovo il
labbro. Vorrei solo avvicinarmi e tirarle il mento così la smette di farlo, o
altrimenti la scoperò sul mio tavolino da caffè.. Calmati Grey, mi dico. Mi
rilasso sulla sedia, e accarezzo il mio labbro inferiore con l’indice. Lei si
agita ancora di più. Ok, non è lesbica, e non è immune al mio fascino.
Andrea
entra dopo aver bussato alla porta. “Mr. Grey, il suo prossimo appuntamento è
tra due minuti.”
“Cancella
il prossimo appuntamento, Andrea!” Le dico, e lei si blocca sul posto.
“Signore?”
“Ho detto cancellalo,” girando la testa verso la sua bocca spalancata, il viso quasi rosso. Anastasia si prepara ad andare via, e mette via le sue cose dicendo, “Non voglio che cambi i suoi programmi, Mr. Grey.” Almeno alla fine Andrea ha la decenza di capire il mio comando, e dice, “si signore.”
“Non
deve andare via subito Miss Steele. Posso farle fare un tour se vuole.” Lei è
pronta per scappare.
“Oh,
non deve fare questo per me Mr. Grey,” mormora.
“Miss Steele, quali sono i suoi piani dopo la laurea?”
“Non ci ho ancora pensato Mr. Grey. Sto solo provando a prepararmi per gli esami finali.”
Mi ritrovo ad offrirle un lavoro; non penso di averlo mai fatto, “può fare domanda per un internato qui.” Cosa diavolo mi sta succedendo, è troppo giovane, ed io ho la politica del ‘mai scopare con lo staff’. Ma lei non fa ancora parte dello staff.
Rifiuta la mia offerta. Cosa c’è che non va nella mia società?
“Perché no?” Le chiedo.
“Non è ovvio?” mi chiede come se fosse di dominio pubblico, poi prende la sua borsa e si alza. Non per me! Mi alzo, e avanzo verso la porta lentamente, poi la apro per lei. Non vorrei che inciampasse nei suoi piedi mentre esce, indicando le mie intenzioni, e lei a malincuore mi ringrazia mentre le sorrido.
Sia
la bocca di Andrea che quella dell’altra segretaria sono aperte mentre
accompagno Miss Steele fuori. Le chiedo se avesse una giacca, e la segretaria
si precipita a recuperarla. La prendo dalle sue mani, e la metto addosso a Miss
Steele. La mia mano resta sulla sua spalla solo un secondo di troppo e sento di
nuovo la scarica elettrica, conscio del fatto che la sente anche lei.
“Arrivederci
Anastasia,” le dico. “Arrivederci Christian,” mi dice lei mentre la porta si
chiude.
Giro
sui tacchi, e ordino ad Andrea “Mettimi in linea con Welch!” E un minuto dopo
lui è all’altro capo del telefono. “Welch! Voglio che tu faccia delle ricerche
per me.”
“Si
signore. Nome?”
“Anastasia
Steele. Ne ho bisogno al più presto.”
“Si
signore.” Riaggancio. Ora sono in attesa. Devo darmi un paio di giorni per
vedere se mi passa. E’ troppo giovane, e sembra troppo inesperta, ma sarebbe
davvero divertente insegnarle qualcosa. Odio aspettare.
Un
paio di giorni dopo ricevo il suo resoconto dettagliato ma indefinibile. Ha 21
anni, lavora in un negozio di fai da te part time, ha la media del 4.0, ma non
dice niente delle sue relazioni passate o presenti. Anche se sono passati
alcuni giorni da quando mi ha intervistato, non riesco a togliermela dalla
testa. Devo trovarla. Chiamo la mia assistente.
“Andrea, prenotami un posto a Portland, per domani.”
“Si signore.”
Odio
aspettare, non aspetto mai! Sto impazzendo ora, ma devo scoprire qualcosa in
più su di lei. Non ho mai inseguito una donna prima. E’ una prima volta. Non
conosco nemmeno il suo orientamento sessuale. Sembrava rispondere positivamente
al mio fascino. Cosa farei se non fosse single? Cazzo! Il pensiero non mi è mai
passato perla testa. C’è solo un modo per scoprirlo. Se non lo è, allora
tornerò a casa e mi dimenticherò di questa impresa idiota. Ma ora, sto andando
fuori di testa e sono troppo curioso di scoprire qualcosa di più. Non riesco
pensare a lei che si morde il labbro senza che le mie interiora si contraggano
come se fossi un adolescente.
Domani.
La rivedrò domani.
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