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Saturday, February 1, 2014

Libro I - Capitolo XXII - Christian e Anastasia Fanfiction

CAPITOLO XXII

E’ difficile dirsi addio


Tradotto da: 50 Shades Italia 

Mi sveglio con Anastasia che si agita tra le mie braccia.
“No!” si lamenta nel sonno. “No! Non andare, Christian!” mormora.

Love Story - Taylor Swift

“Hey, hey …” dico accarezzandole i capelli, nel tentativo di calmarla. Lei si rilassa sotto il mio tocco. E’ ancora buio. Riesco a vedere le luci della città attraverso le finestre. Mi ritrovo con le braccia e le gambe strette intorno ad Anastasia, la rivendico anche mentre dormo.
“Non andare, ti prego! Ho paura. Christian ti amo …” borbotta, tremando nel sonno. Le bacio i capelli, chiudendo gli occhi. E’ il suono migliore che abbia mai sentito da quando ieri l’ha detto per la prima volta mentre dormiva. Ma comunque, mi spaventa sentirlo. Sono atterrito nel profondo. Grazie a Dio, è addormentata. Non penso che potrei sopportarlo se fosse sveglia. Non posso essere amato. Non dovrei essere amato. Sono infetto. Incasinato. Sporco. Indegno …
“Non posso …” dice mentre fa un respiro tremolante, le sue braccia si allungano verso una persona invisibile nel buio.
“Piccola …” sussurro al suo orecchio, “non vado da nessuna parte …” dico, provando a rassicurarla. “Tu non lasciarmi! Ho bisogno di te …” sussurro. Lei singhiozza nel sonno. Singhiozza, “Mai …” prima di lasciare la frase incompiuta.
‘Mai cosa?’ mi chiedo tra me e me.
“Mai cosa, piccola?”
“Non ti lascerò mai, Christian,” mormora a voce bassa, è appena udibile, ma quell’unica frase mi dà la più grande pace, è la rassicurazione migliore che mi abbiano mai dato in tutta la mia vita. La consapevolezza del fatto che lei vuole me, e non mi lascerà mi conforta, mi rilassa, come se mi avessero tolto un grosso peso dalle spalle. Sono in adorazione per questa donna che mi sorprende anche mentre dorme. L’orologio segna le 05:16. Potrei alzarmi e allenarmi un po’, dato che ho una lunga giornata che mi aspetta. La guardo dormire. Potrei stare qui ad osservarla per ore. Lei ama me! Me! Sono molto più che euforico. Mi piacerebbe sentirmelo dire da lei. No! Non voglio sentirmelo dire da lei. Sono troppo spaventato all’idea. Non sono degno di lei … o del suo amore. Sono il figlio incasinato di una puttana drogata! Non merito niente. Di certo non merito lei, ma sono un uomo egoista che ora desidera avere quest’angelo che sto stringendo tra le braccia. Come ho fatto ad avere così tanta fortuna da trovarla? Mi muovo con difficoltà. Ritiro le braccia che la tenevano stretta. Ho bisogno di andare ad allenarmi. Voglio continuare a guardarla in quello che ora è diventato un sonno pacifico. Ma quando ritraggo le braccia, il suo corpo si agita e si gira verso di me, cercandomi nel buio. Anche lei è attirata da me! Che gran conforto è saperlo! Ogni cosa lei faccia si ripercuote sui fili del mio cuore!
Lentamente riesco a scendere dal letto. Resto fermo, immobile accanto al letto, mentre il mio sguardo è basso, su di lei, nella semioscurità, l’unica illuminazione arriva dalla città che si riesce a scrutare attraverso le grandi finestre. Lei è bellissima. Incantevole. Accattivante. Vado all’armadio e mi infilo la tuta da allenamento. Poi torno vicino al letto, e guardo Anastasia un’ultima volta prima di uscire e andare in palestra.
Quando arrivo di sotto per allenarmi, Taylor è già lì. Mi scruta in modo accorto, e nota il mio atteggiamento calmo, e continua il suo allenamento prendendo atto della mia presenza.
“Buongiorno, signore,” dice educatamente. Fatto un cenno in risposta. “’Giorno.”
Ci alleniamo per oltre un’ora. Corro, sollevo dei pesi, vogo e nuoto. Dopo torniamo di nuovo all’attico. Faccio una doccia. Mi infilo i pantaloni neri e la camicia bianca. Entro in cucina. Mrs. Jones è già lì, indaffarata.
“Vuole fare colazione ora, signore?”
“Non ora, Mrs. Jones. Vado a lavorare un po’. Sa che Miss Anastasia Steele è qui, come l’avevo avvisata prima. Preferirebbe del Twinings English Tea al mattino, invece del caffè. Io invece prenderei un po’ di caffè ora.”
“Certamente, signore. Posso prepararle il tè appena si sveglia. Ho il caffè già pronto, signore,” dice, porgendomi una tazza di caffè preparato di fresco.
“Grazie, Mrs. Jones,” dico mentre prendo il mio caffè.
“Se Miss Steele glielo chiede, io sarò nel mio ufficio a lavorare,” dico.
“Sì, signore,” risponde educatamente.
Vado nel mio studio, e Taylor è già lì per essere aggiornato sulle attività della giornata. Controlliamo tutti i programmi, e lui dopo torna nel suo ufficio. Apro la mia posta e controllo le e-mail. C’è un messaggio del mio braccio destro, Ros, riguardo una compagnia sulle quali stiamo dibattendo se tenerla o liquidarla. Mi ha mandato il registro Profitti & Perdite, ed è penoso. La chiamo per discuterne meglio.
“Mr. Grey,” dice salutando.
“Ros, che succede in questa P&P della compagnia che abbiamo acquisito l’anno scorso? Perché le entrate sono in calo per il quarto quarto di fila?”
“E’ l’economia, signore. Stava già avendo pochi introiti, e da quando l’abbiamo acquisita, ha mostrato dei piccoli miglioramenti, ma non abbastanza per riprendersi dalle perdite.”
“Vedo i ‘piccoli miglioramenti’ di cui stai parlando. Ma è dannatamente non abbastanza! La compagnia è un peso morto! A meno che questo P&P non migliori, non sono interessato a tenerla, Ros. Non trasciniamo i pesi morti …” dico.
“Suggerisco di implementare dei cambiamenti, e magari sostituire il Direttore Finanziario. Ho qualcuno in mente che potrebbe riuscire a recuperarla dal fondo del barile. Ma, non so se sarà abbastanza. Ci potrebbe costare un po’…” dice, mentre io la interrompo.
“Ascolta, non ho bisogno di altre scuse inutili. Ci sta costando troppo denaro. Fammi chiamare da Marco, è il momento del prendere o lasciare …”
“Sì, signore. Inoltre, Barney voleva sapere cosa ne pensava del prototipo, o se ha dei suggerimenti per delle possibili migliorie.”
“Sì, di’ a Barney che il prototipo mi sembra vada bene, però non sono sicuro riguardo l’interfaccia…”
“Non le piace l’interfaccia? Ci è stata altamente raccomandata dai nostri ingegneri,” dice.
“No, è solo che manca qualcosa … Infatti, lui e il suo team, potremmo mettere insieme le idee …”
“E’ davvero una buona idea. Sa, non mi occupo molto della parte tecnica, ma può sempre parlare dei suoi dubbi con il team di ingegneri. Se non c’è altro, Andrea potrebbe organizzarle un incontro per questo pomeriggio.”
“Ok. Trasferiscimi la chiamata ad Andrea …” dico.
Mi sento uno sguardo addosso. Lo sguardo di Anastasia. L’elettricità palpabile. Lei è qui, nella stanza. Alzo lo sguardo e la vedo. Vederla fa sì che lentamente un sorriso sexy mi compaia sul viso. Lei mi guarda, senza parole. Fa un sospiro tremolante, come se avesse lasciato il suo equilibrio fuori la porta. Continuo la mia conversazione con Andrea, ma gli occhi sono fissi su Anastasia, non lasciano mai i suoi. Questa è la vista che mi fa sentire completamente vivo …

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“Andrea. Liberami dagli impegni di stamattina, ma di’ a Bill di chiamarmi. Sarò lì alle 14:00. Ho bisogno di parlare con Marco questo pomeriggio, ci vorrà almeno una mezz’ora …”
“Barney voleva prendere un appuntamento, signore. Quando vorrebbe incontrarlo?” dice Andrea.
“Programma Barney e la sua squadra dopo Marco, o forse domani, e trovami del tempo per vedere Claude ogni giorno questa settimana …”
“Quando vorrebbe vedere il Dr. Flynn, signore?”
“Digli di aspettare … Te lo confermerò dopo.”
“E riguardo la spedizione per il Darfur. Vorrebbe un po’ di pubblicità, signore?”
“Oh … No, non voglio pubblicità per il Darfur …” dico.
“Sam dice che potrebbero esserci dei problemi con il lancio della spedizione, signore.”
“Di’ a Sam di occuparsene …” dico irritato. Devo sempre pensare a tutto?
“E’ a conoscenza del prossimo evento a cui è stato invitato, signore?”
“No … Quale evento?”
“E’ un ballo organizzato dall’Associazione Americana dei Costruttori Navali il prossimo sabato.”
“Hai detto il prossimo sabato? … Aspetta,” dico.
“Quando tornerai dalla Georgia?” chiedo ad Anastasia.
“Venerdì,” risponde.
“Mi servirà un biglietto extra perché ho un accompagnatrice …” dico.
“Mi scusi, signore? Ha detto che ha un’accompagnatrice?”
“Sì, Andrea, è ciò che ho detto, un’accompagnatrice, Miss Anastasia Steele verrà con me.”
“Mi perdoni, signore. Non riuscivo a sentirla bene. C’è altro, signore?”
“E’ tutto,” dico riattaccando. I miei occhi non hanno mai lasciato Anastasia.
“Buongiorno, Miss Steele.”
“Mr. Grey,” dice timidamente.
Lei è ferma, quasi congelata, al suo posto. Io tiro intorno alla scrivania e mi posiziono di fronte a lei. Le accarezzo leggermente la guancia con le nocche.
“Non volevo svegliarti, sembravi così in pace. Hai dormito bene?”
“Sono davvero riposata, grazie. Sono venuta a salutare prima di fare la doccia,” dice. Alza lo sguardo su di me, mangiandomi con gli occhi. Mi abbasso su di lei e la bacio dolcemente. All’istante, lei mi getta le braccia intorno al collo, e le sue dita iniziano a passare tra i miei capelli ancora umidi. Preme il suo corpo contro il mio, e mi bacia con fervore, appassionatamente. Mi vuole … adesso. Il suo attacco mi prende di sorpresa, ma è anche il benvenuto. Dopo un attimo, rispondo, con un gemito profondo che arriva dalla mia gola. Le mie mani le accarezzano i capelli, e poi giù sulla sua schiena, fino al suo sedere nudo che stringo tra le mani mentre la mia lingua esplora la sua bocca. Mi tiro indietro, ho la vista annebbiata.
“Beh, Anastasia, il sonno sembra farti bene,” mormoro.
“Ti suggerisco di andare a fare la doccia, o ti prenderò sulla mia scrivania adesso,” dico.
“Scelgo la scrivania,” sussurra desiderosa. La fisso meravigliato per un secondo veloce.
“Ci hai preso proprio gusto, vero Miss Steele? Stai diventando insaziabile,” mormoro.
“Sto prendendo gusto solo a te,” sussurra, disarmandomi completamente. I miei occhi si spalancano e si oscurano per il desiderio mentre le mie mani massaggiano il suo fondoschiena.
“Ben detto, solo a me,” ringhio alla mia donna, e improvvisamente con un solo movimento fluido, passo un braccio sulla mia scrivania scaraventando via tutto ciò che c’era sopra – piani e fogli finiscono sul pavimento. La prendo tra le mie braccia e la adagio sul bordo della scrivania.
“Lo vuoi, lo avrai, piccola,” mormoro, prendendo un pacchetto dalla tasca dei pantaloni mentre tiro giù la zip. Srotolo il preservativo sulla mia erezione e abbasso lo sguardo su di lei.
“Spero vivamente che tu sia pronta,” sospiro con un sorriso malizioso. In un solo istante, entro in lei, riempiendola, mentre le tengo fermi i polsi all’altezza della vita, e inizio a spingere più in profondità dentro di lei. Geme di piacere. E’ già così bagnata.
“Cristo, Ana! Sei così pronta,” le sussurro con ammirazione.
Lei mi stringe le gambe intorno alla vita, e fa presa su di me in quel modo, mentre io mi sollevo guardandola fisso, i miei occhi brillano di passione e possessività per questa donna. Lei è mia, e vuole che io la prenda di nuovo. Mi fa piacere. Inizio a muovermi, e accelero con slancio. La scopo in profondità, forte, e lei geme di piacere. E’ pura lussuria, pura possessione, puro desiderio carnale …  e qualcos’altro al di sotto di tutta quella densa esteriorità. Qualcosa che mi parte dal profondo. Mi muovo, e muovo, abbandonandomi alla sensazione della mia donna. Le mie labbra sono schiuse e il mio respiro accelera mentre mi avvicino sempre più all’apice. Ruoto i fianchi, turbinando e vedo che anche lei si sta godendo per bene la sensazione di pienezza.
Chiude gli occhi, e inarca la schiena per me mentre anche il suo apice è vicino. Le mie spinte sono sempre più veloci, e geme sonoramente con la sensazione che si è impossessata del suo corpo. Spingo più velocemente e più in profondità, in rapida sequenza. Tutto il suo corpo si muove insieme ai miei movimenti e sento le sue gambe che si irrigidiscono intorno a me mentre prova a trattenere le sue sensazioni.
“Forza, piccola, lasciati andare per me,” la persuado tra i denti serrati, e il bisogno dentro di me la fa andare oltre il limite. Urla mentre raggiunge il suo apice, e io continuo a spingere dentro di lei mentre raggiungo il mio apice, e alla fine, all’orgasmo, stringo ancora più forte i suoi polsi e mi lascio andare senza parole su di lei. Sono completamente preso da lei. Mi travolge e perdo la ragione. Cambia i miei piani. Perdo il controllo. Quando sono vicino a lei, non voglio nient’altro che lei!


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“Che diavolo mi stai facendo, Ana?” sussurro mentre le solletico il collo. “Mi hai completamente sedotto. Mi hai lanciato un potente incantesimo.”
Le lascio i polsi, e lei mi passa le dita tra i capelli mentre stringe le gambe intorno a me.
“Io sono quella che è stata sedotta, Christian,” sussurra. Alzo lo sguardo su di lei, perplesso, allarmato. Sono combattuto. La guardo, la osservo. Improvvisamente ho questa marea di emozioni, di amore per lei, e questo mi spaventa! Non ci sono abituato! Non so come affrontarle! Questo non va bene. Non per me … Non posso amare! E’ troppo innocente, e non voglio che rimanga ferita, a causa mia. Ma la voglio fottutamente. Il mio lato egoista dice che lei è mia in ogni senso della parola. Metto le mani sul suo viso e la tengo ferma.
“Tu. Sei. Mia!” dico con ogni parola scandita. “Mi hai capito?” dico più ardentemente, come un fanatico. Ma è anche una mia preghiera a lei. Voglio che resti mia. Non deve andarsene via. Non deve lasciarmi. I sentimenti che provo per lei mi stanno squartando il cuore in questo momento. Sono assolutamente combattuto tra ciò che so, ciò che è sicuro, e quello che il mio cuore
desidera …
“Sì, tua,” sussurra, guardandomi negli occhi. Come farò a starle lontano per quasi una settimana?
“Sei sicura di dover andare in Georgia?” le chiedo. Lei annuisce lentamente. Non voglio pressarla e indurla a scappare via da me. Chiudo le mie emozioni, e le faccio ricadere giù; riprendo la mia faccia impassibile, quella che mi è costata anni di allenamento per mettere a punto. Bruscamente mi ritraggo da lei, e sussulta.
“Sei indolenzita?” le chiedo chinandomi su di lei, preoccupato.
“Un po’,” confessa. Sorrido; va bene. Sono stato io a farlo, e l’ho rivendicata. E’ dove sono stato. Farà meglio a ricordarselo.
“Mi piace che tu sia indolenzita,” dico con la passione negli occhi. “Ti ricorda di dove sono stato io, e solo io,” dico con desiderio ardente. Ne avrò mai abbastanza di lei?
Le prendo il mento e la bacio in modo rude, poi mi alzo, le porgo la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei dà un’occhiata al pacchetto di preservativi aperto accanto a lei e mormora, “Sempre preparato.” Io fisso il pacchetto vuoto che sta tenendo tra le mani.
“Un uomo può sperare, Anastasia, anche sognare, e a volte i suoi sogni si realizzano.” Lei sembra confusa. Sono un uomo che non ha nemmeno avuto umili origini. Dal momento in cui sono stato concepito, sono stato incasinato. Una madre naturale che era una puttana drogata; un padre che era uno dei suoi clienti, molto probabilmente; il costante abuso da parte dei suoi papponi, e lei che era troppo presa dai suoi dolori per essere una vera madre. E soprattutto si è uccisa lasciandomi a prendermi cura di me stesso per quattro giorni, accanto al suo corpo senza vita che fu trovato solo dal suo pappone che poi mi prese anche a calci! Finché la Dr. Grace Trevelyan-Grey, nel suo camice bianco angelico da dottore, decise di adottarmi … Ma anche allora, ero indegno di quella famiglia perfetta. Indegno del loro amore e affetto, indegno di quello che mi concedevano. Non avevo niente da offrire. C’era solo una direzione in cui potevo andare, era un’attrazione … verso un’infinità di guai. Come poteva un bambino infetto trovarsi a proprio agio in una classe di angeli? Qualsiasi cosa facessi non era abbastanza per raggiungerli.
Ho sognato di raggiungere quello status … di entrare a far parte di loro in qualche modo. 

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Ho provato duramente. Ho lavorato ancora più duramente. Ho imparato tutto ciò che potevo. Ho lottato il più possibile per arrivare dove sono. Sono rimasto concentrato, controllato e al controllo. In qualche modo, con una grazia sconosciuta che non merito, sono qui … in presenza di questa donna angelica che prova dei sentimenti per me. La paura che potrebbe venirmi portata via è immensa. Il pensiero che in qualche modo potrei farla scappare via da me è più che insopportabile. Ho spento tutto in modo da spegnere tutte la paure.
“Allora, sulla tua scrivania, era un sogno?” chiede umoristicamente. Le faccio un sorriso enigmatico che resta soltanto sulle mie labbra, senza toccare i miei occhi. Certo, questa non è la prima volta che faccio sesso sulla mia scrivania. L’ho fatto innumerevoli volte. Ma con Anastasia è diverso. Perché lei è diversa. Il suo viso cambia per la mia espressione. Lei si sente a disagio, persino gelosa.
“Meglio se vado a fare una doccia,” dice alzandosi e provando a fare una mossa per passare oltre me. Non voglio che lei scappi via da me. E’ insopportabile. Mi acciglio e mi passo la mano tra i capelli per l’esasperazione. Ma ho bisogno di stare lontano dalla sua presa.
“Ho un altro paio di telefonata da fare. Mi unirò a te per colazione appena avrai finito di fare la doccia. Penso che Mrs. Jones abbia lavato i tuoi vestiti di ieri. Sono nell’armadio,” le dico. Lei sembra sorpresa.
“Grazie,” mormora.
“Non c’è di che,” dico, la mia risposta è automatica. Lei mi dà una strana occhiata.
“Che c’è?” chiedo di rimando al suo accigliarsi.
“Cosa c’è che non va?” chiede. Come fa a fare questo?
“Cosa intendi?” chiedo.
“Beh … sei stato più strano del solito.”
“Mi trovi strano?” chiedo, provando a sopprimere un sorriso. Lei ovviamente arrossisce.
“A volte,” risponde. La guardo con il mio sguardo indagatore.
“Come sempre, sono sorpreso da te, Miss Steele,” dico. Lei fa cose come l’inaspettata offerta di sesso sulla scrivania, o mi rimprovera nel suo modo personale.
“Sorpreso come?” mi chiede.
“Diciamo solo che è stato un trattamento inaspettato.”
“Il nostro scopo è il piacere, Mr. Grey,” dice, ripetendomi le mie stesse parole, piegando la testa di lato.
“E tu sai come compiacermi,” dico. Vengo invaso da quell’emozione di nuovo, e mi fa sentire a disagio. Non vi sono abituato. Perché mi fa perdere il controllo. Perdere la ragione. Con la sua vicinanza … non voglio perdere il controllo di quest’emozione che è in fermento dentro di me. E’ destabilizzante.
“Pensavo che dovessi fare una doccia,” dico, provando a mandarla via, per bloccare questi sentimenti che straripano.
“Sì … um, ci vediamo tra poco,” dice e lascia il mio studio confusa, quasi sconvolta.
Quando lascia il mio studio, sprofondo di nuovo nella mia sedia. Mi tengo la testa tra le mani, provando a riavvolgere il tutto, per recuperare la mia lucidità e il mio giudizio immediatamente. Lei mi disarma completamente. Ma non si tratta solo di quello. La mia reazione a lei è come quella di un pianeta che viene attirato nell’orbita del sole. Non vedo nient’altro che lei. Non esisto da nessuna altra parte, se non con lei. L’unico modo per sfuggire velocemente a quest’attrazione è prendere un po’ le distanze da lei. Ma quando metto della distanza tra di noi, sono in pena per lei. E’ il mio enigma. Scuoto la testa, provo ad occuparmi con qualcos’altro. Prendo i piani che avevo sparpagliato sul pavimento. Metto un’attenzione extra nei miei impegni.
Alla fine torno alle mie telefonate per sistemare gli impegni di questo pomeriggio. Scrivo note per la sessione di brainstorming del pomeriggio per il prototipo che stiamo costruendo. Prima che me ne renda conto, quasi trenta minuti sono passati da quando Anastasia ha lasciato il mio studio. Dovrebbe aver finito con la sua doccia ed essere pronta per la colazione per ora.
Esco dal mio ufficio e vado in cucina, e sento Mrs. Jones chiedere ad Anastasia se vuole del tè ora. Lei risponde “Sì, grazie,” a Mrs. Jones.
“Vuole qualcosa da mangiare?” chiede Mrs. Jones.
“No, grazie,” risponde Anastasia per il mio dispiacere.
“Ovviamente prenderai qualcosa da mangiare,” scatto, infiammandomi mentre entro nell’area della cucina. “A lei piacciono i pancake, il bacon e le uova, Mrs. Jones,” dico.
“Sì, Mr. Grey. Lei cosa prende, signore?” mi chiede.
“Una omelette, grazie, e della frutta,” le rispondo, mentre il mio sguardo è fisso su Anastasia. Sono di nuovo nella sua stretta, nella sua orbita. “Siediti,” le ordino indicando uno degli sgabelli.
Lei si siede, e io prendo lo sgabello di fianco a lei.
Mi avvicino a lei e le sussurro, “Hai già preso il tuo biglietto aereo?”
“No, lo comprerò online quando torno a casa,” risponde. Se ha aspettato così tanto, forse non ha il denaro necessario per permetterselo, e a questo pensiero mi si stringe il cuore. Perché non ci ho pensato prima?
Mi avvicino ancora un po’ e voglio chiederle se ha bisogno del denaro per il biglietto. Ma sapendo come reagisce quando riceve dei regali, scarto l’idea di chiederglielo. Mi strofino il mento in contemplazione.
“Hai il denaro per il biglietto?” chiedo alla fine.
“Sì,” dice con una finta pazienza come se stesse parlando con un bambino fastidioso. Alzo un sopracciglio in segno di rimprovero, e immediatamente si corregge.
“Sì, li ho. Grazie.”
Ma, non voglio che viaggi in economica se posso evitarlo. Ho un jet che può usare. Farei qualsiasi cosa per lei; metterei qualsiasi cosa che posseggo ai suoi piedi … se solo lo sapesse.
“Ho un jet,” dico, come modo per introdurre quello che voglio dire. “Non è in programma che venga usato per i prossimi tre giorni; è a tua disposizione, se vuoi.”
Lei sospira in risposta. Un lampo di emozioni le passa sul viso. Rabbia, sorpresa, divertimento, shock. Alla fine riesce a sopprimerli tutti, e dice, “Abbiamo già abusato abbastanza della flotta aerea della tua compagnia. Non vorrei farlo di nuovo.”
Mi sento ferito dal suo rifiuto. Posso fare ciò che voglio con quel che ho. Questo è lo scopo dell’avere tutto per me stesso. Ho lavorato così sodo per fare ciò che voglio, non ho intenzione di risponderne agli altri.
“E’ la mia compagnia, è il mio jet,” dico senza riuscire a tenere il dolore via dalla mia voce. Perché si rifiuta sempre di accettare i miei sforzi per occuparmi di lei?
“Grazie per l’offerta. Ma, sarei molto più felice se prendessi un regolare volo di linea.” Stringo gli occhi, ma voglio anche portare avanti le mie battaglie con attenzione con lei. Sto provando a non essere prepotente. Quindi, non dico altro sulla questione. Forse potrei farle cambiare il biglietto all’ultimo momento.
“Come vuoi, allora,” dico sospirando. “Devi prepararti per il tuo colloquio di oggi?” le chiedo per cambiare argomento.
“No,” risponde.
“Grandioso. Continuerai a non dirmi per quale casa editrice stai facendo i colloqui?” chiedo.
“No,” risponde con un sorriso.
Le mie labbra si arricciano in un sorriso in risposta. Posso ancora scoprirlo.
“Sono un uomo pieno di risorse, Miss Steele,” dico come dato di fatto.
“Ne sono pienamente consapevole, Mr. Grey. Rintraccerai di nuovo il mio telefono?” mi chiede con un viso completamente innocente.
“In realtà, sarò molto impegnato questo pomeriggio, quindi dovrò trovare qualcuno che lo faccia per me,” dico sorridendo. Lei pensa che io stia scherzando, ma come succede in molte situazioni che coinvolgono Anastasia, io non scherzo.
“Se puoi trovare qualcuno che lo faccia per te, hai ovviamente del personale in eccesso, Signore,” afferma serenamente.
“In tal caso, manderò una e-mail la direttore delle risorse umane e gli farò controllare il numero dei dipendenti,” dico, provando a sopprimere un sorriso.
Dopo che ci ha servito la colazione, Mrs. Jones ci lascia un po’ di privacy. Anastasia alla fine mi fissa perché vorrebbe chiedermi qualcosa ma non sa come approcciarsi all’argomento. Non riesco a sopportare più la suspense.
“Che succede, Anastasia?” chiedo.
“Sai, non mi hai mai detto perché non ti piace essere toccato.” Oh, questo. Sbianco, perché è un argomento che provo ad evitare a tutti i costi. Lei distoglie lo sguardo, preoccupata.
“Ho detto a te più di quanto abbia mai detto a chiunque altro, Anastasia,” le rispondo tranquillamente. Il mio sguardo è impassibile, non voglio dar a vedere niente. Non mi piace parlare di questi problemi, perché mi riportano ad un tempo in cui ero indifeso, e non avevo alcun controllo su ciò che mi accadeva, o ciò che mi circondava. Sono ormai lontano da quei tempi, e non voglio ripescare nuovamente quei terribili ricordi che spesso mi fanno visita di notte, nei miei sogni.
Alla fine scuote la testa come per schiarirsela dai pensieri che le passavano per la mente.
“Penserai al nostro accordo mentre sei via?” chiedo.
“Sì,” risponde onestamente. Mi fissa. Quegli occhi … mi ci perdo.
“Ti mancherò?” le chiedo, desiderando che lei mi voglia quanto io voglio lei.
Lei mi fissa di nuovo, sorpresa dalla mia domanda. Perché è così sorpresa dal fatto che io desideri di mancarle, o che voglio sapere se le mancherei … davvero, davvero le mancassi come lei mancherebbe a me.
“Sì,” risponde, e non vedo altro che la verità nella sua risposta. Il sollievo mi libera.
“Anche tu mi mancherai,” rispondo alla sua domanda senza nemmeno rendermene conto. “Più di quanto tu pensi,” sospiro. Me la vedrò brutta nel tentativo di sopportare la distanza da lei. Il suo sguardo si riscalda dopo la mia risposta. Voglio che lei veda quanto duramente sto provando ad incontrarla a metà strada, anche oltre la metà. Le accarezzo la guancia, e mi abbasso su di lei per baciarla dolcemente.
Non voglio che vada via, ma ha bisogno di andare nel suo appartamento per prenotare il suo biglietto, prepararsi per i suoi colloqui e fare le valigie per partire domani. Mi mancherà davvero tanto. La tengo stretta e la bacio a lungo e forte.
“Anastasia, voglio che porti il tuo MacBook, e il Blackberry con te. E non è una richiesta,” dico con fervore. Non riesco a sopportare di non essere in contatto con lei per tutto quel tempo. Se non è qui, devo avere qualcosa di tangibile, raggiungibile, almeno sentire la sua voce, o leggere le sue parole.
“Ok,” dice senza obiettare, e questo mi rende felice.
“Ho bisogno di riuscire ad essere in contatto con te … tutto il tempo,” dico. Non è solo il mio bisogno di controllarla, o solo il mio sentirla come una proprietà, ma quei sentimenti sono sempre presenti. Ho bisogno di appagare il bisogno di connessione con lei. Non riesco a sopportare che questo mi venga negato, anche se solo per pochi giorni. Il solo pensiero è troppo doloroso.
Alla fine prende le sue cose per andare via, e mi sta dicendo arrivederci qui.
“Ti accompagno di sotto, fino alla macchina” dico.
“Non devi farlo, Christian” dice, facendomi accigliare.
“Non lo sto facendo perché devo, lo sto facendo perché voglio,” rispondo. Gesù! Non posso nemmeno accompagnare la mia donna fino all’auto? Le prendo la mano mentre le porte dell’ascensore si aprono. Sono perso nei pensieri su di lei. E se lei stesse andando via per mettere della distanza tra di noi? Non solo distanza fisica, ma anche distanza emotiva, per cercare altre possibilità romantiche. Il pensiero mi sta uccidendo. Mi mancherà moltissimo. Già sento quella sensazione, anche lo spazio tra di noi è meno di pochi centimetri.


It's Now or Never by Elvis Presley

Improvvisamente ho questo enorme desiderio di lei, e la tiro tra le mie braccia, prendo il suo viso tra le mie mani “Mi mancherai,” dico con fervore. I suoi occhi si spalancano per la mia dichiarazione, ma alza una mano per toccarmi il viso, mentre io chiudo gli occhi per perdermi nel suo tocco, e cattura le mie labbra mettendosi in punta di piedi, io rispondo con un gemito profondo e la bacio, le nostre lingue roteano, si uniscono mentre con la mano sinistra le tengo la nuca, la mano destra prende il suo culo e la premo contro di me, facendole sentire la mia erezione.
“Mi mancherai … mi mancherà questo,” dico contro le sue labbra, e lei geme.
Le porte dell’ascensore si aprono, e le prendo la mano nella mia, la guardo ancora una volta e la accompagno alla macchina. Come farò ad affrontare un’intera settimana senza di lei? Distrazione … Volare, o navigare, ma niente sarà bello come quando lei era qui … La guardo di nuovo con brama. “Torna presto…” sussurro.

“Lo farò …” dice sorridendo.


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