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Saturday, February 1, 2014

Libro I - Capitolo V - Christian e Anastasia Fanfiction

CAPITOLO V

Una situazione da sistemare


Fa un passo ed entra nella stanza, il suo sguardo non fa trapelare niente. Inala il profumo del cuoio, del legno e degli agrumi come se fosse un profumo inebriante. Guarda la grande stanza bordeaux, i vecchi pavimenti in legno verniciati. Il suo sguardo va verso la croce a forma di X con le manette ad essa collegate. Il suo sguardo viene catturato dalle griglie di sospensione che scendono dal soffitto. Cammina, tocca le corde le catene e le manette. Cammina verso la serie di fruste e frustini. Guarda i cassetti, quelli dove tengo i dilatatori, ma li richiude immediatamente. Il suo viso non lascia trasparire niente. Esamina, guarda ma non dice nulla, nessuna emozione attraversa il suo viso, il che non mi permette di leggere dentro di lei.

Va verso il grande letto rococò, rivestito di pelle rossa. I suoi occhi si soffermano sulle manette sui lacci per i polsi che pendono dalla testata. Il suo sguardo continua ad andare in tutte le direzioni, i suoi occhi guardano il lungo tavolo di legno lucido. Non dice nulla e dentro di me sto impazzendo dalla curiosità di conoscere i suoi pensieri. Alza lo sguardo e vede i moschettoni appesi al soffitto.

Localizza il flagellatore di piume con pelle scamosciata e palline di plastica. Lo accarezza dolcemente con le mani, lo esamina. Un barlume di curiosità si intravede nei suoi occhi per la prima volta. “Si chiama flagellatore,” le dico dolcemente e sottovoce.

“Hmmm…”  dice fissandolo shockata. Il suo sguardo è su di me, ma subito dopo torna ai miei giochi e a tuttala stanza. Ilsuo viso sembra passivo, ma sembra che vi sia un fondo di paura, shock e intorpidimento.

“Di’ qualcosa,”  le dico dolcemente pretendendo una risposta da lei.


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“Sei tu a fare questo a qualcuno o le persone lo fanno a te?”  mi chiede. Mi sento sollevato e sorrido

“Lo faccio a donne che vogliono che lo faccia loro,”  rispondo sperando che lei mi dica qualcosa, qualche risposta.

“Capisco. Sembra che tu abbia delle volontarie disposte a questo. Per questo non capisco cosa ci faccio qui, o quale sia il mio scopo qui dentro,” mormora
“Perché io, voglio davvero, davvero, fare questo cose con te,” dico in tono quasi di supplica.

Emette un rantolo, “Oh!” con uno sguardo interrogativo. Mi aspetto che adesso lei corra via da questa stanza, ma non lo fa e cammina verso le verghe e si gira verso di me, con uno sguardo triste e depresso e mi chiede con voce rotta, “Sei un sadico Christian?”

“Sono un Dominatore Ana,” dico guardandola intensamente.

“Dominatore…” la parola esce dalla sue labbra come se fosse una parola straniera. Scuote la testa.

“Non so cosa voglia dire Christian, e non ho idea di quale differenza ci sia con l’essere sadico. Suona male,” sussurra visibilmente rattristata e delusa
“Significa semplicemente che tu come sottomessa devi arrenderti a me,” dico dolcemente , quasi supplicandola di capire, “in tutte le cose”

Lei si acciglia e mi guarda con sguardo torvo dicendomi, “E perché diamine dovrei farlo?” ribatte.

Mi piace davvero. C’è qualcosa quando mi guarda, che mi attraversa e arriva dritto al vero me. Nella mia anima, che credevo di aver perso molto tempo fa. Questa opposizione non è una cosa che ho mai incontrato prima, e la trovo così ammirevole, coraggiosa e combattiva. La voglio più che mai. Non ho mai desiderato qualcuno così tanto. Mai!

“Per compiacermi,” sussurro con un lieve sorriso piegando la testa di lato.

Resta a bocca aperta. Tante emozioni scorrono sul suo visto, ma sono davvero soddisfatto di vedere che il desiderio è uno di quelle.

“Compiacerti?” chiede genuinamente. “Come posso farlo?” respira. Chiudo gli occhi per ascoltare il desiderio uscire dalle sue splendide labbra. Quando li apro,la guardo. Lei può unirsi al mio mondo, e io posso insegnarle.

“Ho scritto alcune regole che voglio che tu segua e alle quali dovrai attenerti.”

“Regole? E perché mai?” mi chiede confusa.

“Le regole sono per il tuo benessere e per il mio piacere. Quando segui le regole, per la mia soddisfazione, ti premierò. Se tu non dovessi infrangerle, ti punirò e imparerai,” sussurro dolcemente.

Lei è ancora qui, e non è scappata. Ascolta ancora.

Muove la mano indicando tutt’intorno e chiede, “Queste cose? Cosa mi dici di queste? In che punto della tua fantasia dovrebbero essere?” sussurra

“Queste sono parte del pacchetto incentivi: sia premi che punizioni”

“Premi e punizioni?” chiede scettica. “Tu ti ecciti controllandomi, ed esercitando la dominazione su di me?” E’ calma ma la sua voce ha una punta di paura.

“Essenzialmente quello che voglio è ottenere la tua fiducia e il tuo rispetto, permettendomi di dominarti. In cambio della tua sottomissione ottengo gioia e piacere in grande quantità. E’ abbastanza semplice: più c’è sottomissione più è il piacere.”

Lei è molto concentrata, pronta ad approfondire l’offerta e forse a farmi una controfferta.

“E da tutto il tuo piacere, che da come vedo ti arriva attraverso la mia sottomissione,” dice sottolineando, “cosa c’è per me? Cosa di guadagno?” Mi piace! E’ una negoziatrice.

So che non è molto, e la maggior parte del tempo mi vedo come il guscio di un uomo, un uomo senz’anima, quindi non è molto per la sua gioia. Ma sono quello che potrebbe ottenere. La guardo con sguardo di scusa e dico, “Guadagni me,” alzando le spalle.

Mi guarda, soppesa il mio sguardo, quasi a capire se quello che sta facendo vale la pena, è passiva. Non voglio perderla. La voglio. Ho bisogno di lei. In questo momento.

“Anastasia per favore. Sei così difficile da leggere. Non so cosa stai pensando. Non lasci trasparire niente. Mi stai facendo impazzire,” mi passo una mano tra i capelli nervosamente, “andiamo al piano di sotto. Averti qui mi distrae. Non riesco a pensare.”


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Lei mi guarda come se fossi un pericolo, un rischio per lei e la sua salute. No, NO! Un barlume di emozione scorre nei suoi occhi. E’ come se volesse correre e scappare.  Non voglio che abbia paura di me. Mi piace troppo. Forse anche di più di quello che vedo di buono in me. Le tendo la mano,  ma lei è titubante a prenderla, è spaventata.

 “Non voglio farti del male Anastasia, per favore,”la imploro. Prende la mia mano, e sento quella familiare scossa elettrica che attraversa entrambi. Devo distrarla. La porto in fondo al corridoio, in una camera da letto. La stanza è completamente bianca. Apro la porta. “Se deciderai di fare tutto ciò, questa sarà la tua camera da letto. Mi rendo conto che ora è asettica, ma potrai personalizzarla come più ti piace o tenerla così, se ti piace!” Lei appare sorpresa.

“Che cosa vuoi dire ‘la mia stanza’? Ti aspetti che venga a vivere qui?” dice inorridita. In realtà vorrei solo che accettasse.

“A tempo pieno forse no, ma almeno da venerdì a domenica,” le dico.

“Vuoi che dorma qui? In questa stanza?” mi chiede.

“Certo.”

“Significa che non dormirò insieme a te,”  dice realizzando la cosa.

“No. Non con me. Te l’ho già detto, io non dormo con nessuno. Tranne, naturalmente, quando sei completamente ubriaca,” la ammonisco.

I suoi occhi diventano due piccole fessure, mostrando la rabbia repressa, e la sua bocca diventa sottile. “Dove dormi?”

“Dormo al piano di sotto nella mia stanza. Andiamo giù, sono sicuro che hai fame. “

“Non proprio. Ho perso l’appetito,” sospira.

Non posso accettare il fatto che non lei non si nutra. “Devi mangiare Ana,” la rimprovero prendendole la mano e portandola al piano di sotto.

Quando scendiamo nella grande sala lei si gira verso di me, ma non dice nulla. Lo sguardo che mi dà è uno sguardo allarmato. Non voglio che lei mi tema.

“Anastasia, so che questo è diverso. Forse è anche un sentiero oscuro per te. Quindi, per favore, pensaci. Molto, molto bene. E dato che hai già firmato un accordo di riservatezza, puoi chiedermi qualunque cosa. Sono disposto a rispondere a qualsiasi domanda che tu voglia farmi,” la imploro.

La accompagno al bancone, “Siediti,” le ordino. Lei socchiude gli occhi, dandomi quello sguardo come a dirmi “prepotente”, ma si siede.

 ”Quali altri scartoffie hai?” passa subito al sodo.

“C’è un contratto dove saranno indicati i limiti, Anastasia. Io ho i miei, e voglio conoscere i tuoi, dopotutto questa è tutto una cosa consensuale.”

Sembra persa. “E se …” inizia cercando di raccogliere tutte le informazioni nella sua mente già troppo piena di dati, “E se io non fossi disposta a far tutto questo?”

“Va bene,” dico senza dar a vedere nulla, ma sento che non è così.

“Avremo qualche tipo di relazione se non accetto di fare questo?”

“No,” dico

“Perché?”

 “Non sono interessato a nessun tipo di relazione!”

 “Veramente? Come mai?”

“Mi interessa solo questo.”

“Capisco. Come sei arrivato a scegliere questa strada?”

“Dev’esserci un motivo per il mio modo di essere? E’ difficile rispondere per me, perché a tutti piacciono cose diverse. Questo è quello che mi piace, è ciò che voglio. Vuoi mangiare? “

Mi guarda sorpresa. Ma è determinata a rimanere sulla sua linea di azione senza tergiversare.

“Che tipo di regole vuoi che segua?”

“Dopo cena avrai tutti i documenti,” dico.

“Ho perso l’appetito,” dice dolcemente.

“Devi mangiare,” dico con forza.

Immediatamente cambio domanda e le chiedo se vuole un po’ di vino. Lo accetta e le avvicino anche il cibo. Prende solo un po’ di frutta.

“Da quanto tempo fai della…” fermandosi per  cercare la giusta parola “persuasione uno stile di vita…” chiede completandola frase. Le sorrido

“Da un po’.”

“Ci sono molte donne disposte a questo stile di vita?” sonda il terreno.

“Un numero incredibile,” rispondo freddamente.

Si stringe le spalle e ancora una volta mi disarma. “Se ci sono molte donne disposte a questo, perché io Christian? E’ palese che puoi avere molte volontarie disponibili.” Faccio un respiro profondo, così da farmi sentire da lei, e tagliare corto con questo tipo di domande.

“C’è qualcosa in te che non mi permette di starti lontano, Anastasia. Sei diversa da chiunque abbia conosciuto prima.. Come una falena con la fiamma. Non riesco a starti lontano. Ti desidero e non posso farci niente. Specialmente adesso che ti stai mordendo il labbro,” dico tutto d’un fiato.

Per la prima volta, dalla mia rivelazione, vedo un barlume nei suoi occhi.

“Credo, di essere io la falena e tu la fiamma, Christian,” sussurra, “E sarò io quella che rimarrà scottata,” dice talmente piano che non ho idea se l’ha detto o se l’ho immaginato.

“Mangia!” le comando.

Alza lo sguardo determinato, “No Mr. Grey. Non ho firmato niente con te, pertanto mi tengo il mio libero arbitrio per il momento.” Mi piace davvero. E’ un osso duro nel negoziare.

“Come vuoi, Anastasia,” dico.  Mi guarda da sotto le lunghe ciglia, rimuginando molte domande nella sua testa, ma decide di avere un approccio diretto. Mi guarda dritto negli occhi, “Quante donne?”

“Quindici,” dico senza pensarci.

“Per tanto o poco tempo?”

“Con alcune per un lungo periodo, con altre no.”

“Hai fatto male ad alcune di loro?” chiede.

“Si,” dico piano. La paura si insinua nuovamente nei suoi occhi.

“Quanto male?”

“Non molto.”

“Hai intenzione di farmi del male?” Dice lei chiudendo gli occhi. Sono sorpreso dalla domanda. Non voglio farle del male.

“Che cosa vuoi dire?”

“Voglio sapere se hai intenzione di farmi del male fisicamente. E’ semplice.”

“Quando ce ne sarà bisogno, ti punirò fisicamente e ti provocherò del dolore,” sbarra gli occhi e appoggia il suo bicchiere di vino.

Lei mi chiede se io sono mai stato picchiato, e ricordando Mrs Lincoln, le rispondo di si. Molto, ma decido di non dirglielo. Lei sembra sorpresa. Le dico che possiamo discutere di queste cose nel mio studio e le prendo la mano. E’ come parlare d’affari e lei è una negoziatrice molto testarda.

Quando arriviamo nel mio studio, le consegno il contratto con le regole. Sono diverse pagine. I suoi occhi scorrono leggendolo.

Vi sono regole d’obbedienza, dove voglio sottometterla al totale controllo facendo di me il suo Dominatore, in maniera rapida e veloce. Dovrà partecipare a ogni attività sessuale che io riterrò idonea, in quanto dominatore e mi atterrò ai limiti senza esitazione. Dovrebbe dormire almeno sette ore al giorno. Mangerà come e quello che le sarà indicato, senza spuntini. Dovrà indossare vestiti che io sceglierò per lei, e avrà un budget per acquistare abiti. Dovrà praticare attività fisica almeno quattro volte a settimana, per un’ora con un personal trainer che mi riferirà tutti i progressi. Per l’igiene e la bellezza dovrà depilarsi secondo le mie direttive in un salone di bellezza che io sceglierò e potrà subire qualsiasi trattamento che riterrò opportuno. La sottomessa non dovrà bere oltre i limiti concessi, non potrà fumare o assumere droghe e non dovrà mettersi in pericolo. Essa, inoltre, non dovrà avere relazioni sessuali con altri.

Sarà rispettosa e modesta in ogni momento. Se non dovesse seguire le regole, subirà una punizione scelta dal Dominatore.

Legge attentamente il contratto e i miei occhi non si staccano da lei. Finalmente rivolge il suo sguardo su di me e inizia con le domande, “Cosa intendi con Limiti Assoluti?”

Bene, sta prendendo in considerazione la cosa.

“Ci sono dei limiti nel contratto che specificano cosa non vuoi fare e cosa io non voglio fare.” Annuisce.

“Non credo che potrò accettare soldi da te per comprare vestiti. In tal caso mi definirei un ‘puttana’,” dice in un sussurro. Deglutisco.

“No, non puoi pensare questo Anastasia! Voglio riempirti di regali, comprarti cose. Quando dovrai accompagnarmi, a degli eventi, ho bisogno che tu sia vestita in un certo modo. E son sicuro che il tuo nuovo lavoro, quando lo troverai, non ti permetterà di acquistare i vestiti che voglio che tu abbia addosso. Permettimi di comprarti queste cose.”

Riflette, e risponde. “Se non c’è bisogno che io indossi queste cose quando non sono con te, suppongo che possano essere considerate come delle uniformi. Va bene,” acconsente.

“Non farò esercizio quattro volte a settimana,” dice determinata.

“No Anastasia, ne hai bisogno. Devi essere forte per quello che ho in mente per te. Credimi quando ti dico che ne hai bisogno.”

“Non per quattro volte a settimana. La mia contro offerte è tre,” parla come una donna d’affari.

“Preferisco quattro,” dico passivo e determinato.

“Non credo. Hai detto che questa era una negoziazione, ma non vuoi negoziare con me mi sembra,” un punto per lei.

“Un punto per te. Ben fatto, Anastasia. Cosa ne dici della mia controfferta. Tre giorni, un’ora al giorno e il quarto giorno mezz’ora..” le dico.

“Non esiste. Tre giorni, tre ore. Ho il sospetto che mi terrai sufficientemente in allentamento quando sarò qui.”  E’ disarmante, e mi rende pieno di desiderio. Sorrido “Sì, giusto. Va bene. Sono d’accordo. Sai credo che dovresti lavorare per me. Sei testarda come negoziatrice,” dico completamente stupito da questa giovane donna che sta intermediando con me, Christian Grey, l’osso duro.

“Grazie ma non è una buona idea” dice muovendosi in avanti.

“Relativamente ai limiti,” dico consegnandole i miei limiti assoluti, “questi sono i miei.”

I miei limiti includono, giochi senza fuoco, aghi, coltelli, piercing, sangue, feci e urine, no all’uso di bambini, animali, non dovranno rimanere segni sulla pelle, nessun atto che coinvolga il controllo del respiro, l’uso della corrente elettrica, o l’uso del fuoco.

Mi giro e le chiedo se vuole aggiungere qualcosa a quella lista. Lei sembra confusa
“Non ne ho idea,” mormora.

“Che cosa vuoi dire?” Chiedo.

“Non ho mai fatto nulla del genere, quindi davvero non lo so.”

“Ok,”  modifico la domanda, “c’è qualcosa che non ti piace fare durante il sesso? Sono sicuro che hai le tue simpatie e le tue antipatie.” Lei arrossisce e si agita sulla sedia. Ho bisogno che si apra. E’ davvero troppo timida.

“Anastasia, è necessario che tu riesca a comunicare con me, ad aprirti con me se andremo in questa direzione,” la supplico.

“Non è questo,” arrossisce timidamente guardandosi le dita e torcendosele.

“Ti prego, dimmi,” dico. L’attesa  mi sta uccidendo. C’è qualcosa di brutto nel suo passato?

“Non ho mai fatto sesso, quindi, non ho idea di quello che vorrei fare e di quello che non mi piace,” mormora finalmente. La cosa mi lascia completamente e assolutamente shockato.

Chiudo gli occhi. No, questo non sta accadendo. “Mai?” Respiro a malapena per controllare la mia rabbia. No, lei scuote la testa.

“Sei vergine?” Sussurro. Annuisce diventando paonazza.

Uno … due … tre … quattro … cinque … sei … sette … otto … nove … dieci … Respira Grey. Respiro profondamente. Merda! Sono ancora arrabbiato!


“Perché cazzo non me l’hai detto prima?” Urlo. E lei indietreggia.

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