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Saturday, February 1, 2014

Libro I - Capitolo XV - Christian e Anastasia Fanfiction

CAPITOLO XV

Cinquanta sfumature di tenebra



Tradotto da: 50 Shades Italia 

Mentre entrambi ci riprendiamo dall’estasi, e torniamo ad aver il controllo dei nostri sensi, sono completamente sgomento e sedotto da questa bellissima donna che ho rivendicato in tutti i sensi della parola. Ed è stata solo mia. Che grande emozione per un megalomane come me! Riesco appena a rendermi conto del valore di tutto questo solo ora. Infatti non avevo nemmeno capito appieno quanto fosse importante per me finché non si è seduta su di me ed ha iniziato ad armeggiare con il preservativo nel tentativo di posizionarlo per bene. Mi sono reso conto che non l’aveva mai fatto per nessun altro uomo. Non si è mai seduta su di un uomo. Non ha mai dato piacere ad un altro uomo. Non è mai stata reclamata da un altro uomo. Lei è mia in ogni senso della parola … Completamente, assolutamente, irrevocabilmente! Mia …
E’ distesa su di me, la sua testa sul mio petto, e sento profumo di vaniglia, sapone, aria fresca, e sesso sulla mia donna: non c’è niente di più inebriante, di più seducente della tua donna distesa su di te completamente soddisfatta e appagata e tu sei sprofondato e perso in lei sul pianeta … Chiudo gli occhi completamente rapito dalle sensazioni. Non mi sono mai sentito così prima. Mai!
Mentre tengo gli occhi chiusi, lei allunga una mano sul mio petto per toccarmi, per sentirmi. Nonostante abbia disperatamente bisogno e voglia del suo tocco, non riesco a sopportarne la sensazione. La mia mano scatta in alto e prende la sua; lei sembra ferita. Ma il suo sguardo addolcisce il mio, così mi porto la sua mano alla bocca e ne bacio ogni nocca. Poi velocemente ribalto la posizione, così da guardare in basso verso di lei.
“Non farlo,” mormoro, poi la bacio leggermente sulle labbra.
“Perché non ti piace essere toccato?” sussurra, guardandomi fisso negli occhi.
Come faccio a dirle della vita folle che ho avuto, che mia madre era una puttana drogata, o che nessuno sa chi è mio padre, o che sono stato abusato dal suo pappone e lei non ha fatto niente per proteggermi! O la parte dove lei si è suicidata quando avevo quattro anni, e ho dovuto vivere con il suo corpo senza vita, dormire vicino al suo corpo senza vita, provare a svegliarla cosicché potesse confortarmi, darmi da mangiare, o prendersi cura di me per quattro giorni! Come potrei dirle che sono irreversibilmente danneggiato ed incasinato? Invece le dico, “Perché dentro ho cinquanta sfumature di tenebra, Anastasia.”
Lei mi dà una rapida occhiata. “Ho avuto un’introduzione alla vita molto dura. Non voglio annoiarti con i dettagli. Solo non farlo.” Strofino il naso contro il suo, e poi mi sfilo da lei sedendomi.
“Penso che tutte le basi siano state coperte. Com’è stato?” dico cambiando argomento, dopo quello che mi fa sentire più a disagio. Dopotutto, il sesso con Anastasia è il mio argomento preferito. Infatti sono abbastanza soddisfatto di me stesso per essere il suo solo ed unico insegnante.
Il suo viso sembra frustrato da qualche emozione della quale non mi sta parlando. Tristezza, curiosità, desiderio. Vuole riuscire a conoscermi, vuole sapere di più riguardo i miei problemi, ma come faccio a dirglieli senza rischiare di dar adito alla sua curiosità di spingersi  più in là nella mia montagna di problemi. Allora la perderei per sempre … se lei scoprisse la verità che si cela dietro le mie preferenze. Non potrei mai più parlargliene. Mai! Scapperebbe a gambe levate e non tornerebbe più. Non posso perderla.
Lei piega la sua bellissima testa su un lato, imitando me, e le ci vuole un grande sforzo per sorridermi. “Se immagini anche solo per un minuto che io pensi che tu mi hai ceduto il controllo, Mr. Grey, beh, non hai preso in considerazione il mio quoziente intellettivo,” dice sorridendomi timidamente. “Ma grazie per avermi illusa.”
Lei è una donna intelligente, e proprio mentre penso di averla distratta, dice qualcosa di inaspettato, o fa qualcosa di inaspettato. “Miss Steele, non sei solo un bel faccino. Hai avuto sei orgasmi finora e tutti appartengono a me,” mi vanto in modo scherzoso. La prima espressione che le attraversa il viso è la sorpresa, capendo che ho tenuto il conto. Lei arrossisce e ammicca allo stesso tempo, e la sua reazione mi fa restare con lo sguardo fisso su di lei, corrugo le sopracciglia con la consapevolezza che mi sta nascondendo qualcosa. La gelosia inizia a salire. Qualcun altro le ha dato un orgasmo di cui non so niente? Non penso che potrei sopportarlo. Lei dovrebbe essere solo mia. O si è data piacere da sola? La curiosità e la gelosia hanno la meglio su di me: “Hai qualcosa da dirmi?” chiedo, la mia voce è improvvisamente aspra. Lei si acciglia, poi sembra imbarazzata, e diventando paonazza riesce a dire in un respiro, “Ho fatto un sogno questa mattina,” non sapendo come potrei reagire a questo pezzo di informazione.
“Oh?” la fisso interrogativamente.
Lei mette il braccio sugli occhi dimostrando di essere assolutamente mortificata e dice, “Sono venuta nel sonno.” Sono più che sollevato per averlo scoperto. Sollevato perché nessun’altro l’ha toccata oltre me. Lei è tutta mia! Non si è nemmeno toccata da sola, conoscendo le mie regole. Il mio sollievo istantaneo mi rende silenzioso ma anche divertito. Lei mi dà un’occhiata da sotto il suo braccio, vedendomi sorridere. “Mentre dormivi?” chiedo.
“Sì. Mi ha svegliato,” sospira.
“Sono certo che l’abbia fatto,” dico, sapendo benissimo che effetti abbia sulle persone. Se solo sapesse che mi ha dato il miglior sogno erotico che abbia mai visto quando lei si stava tenendo lontano. “Cosa stavi sognando?” chiedo, desideroso di scoprire cosa le avesse dato l’orgasmo. Spero che stesse sognando me, dato che lei occupa tutti i miei sogni migliori, e a volte il pensiero di perderla mi dà gli incubi peggiori.
“Te,” riesce appena a sospirare.
La sua risposta mi alleggerisce immensamente. Mi ha sognato – un sogno erotico bello a tal punto da darle un orgasmo! “Cosa stavo facendo?” chiedo. Questa volta si mette sugli occhi entrambe le braccia. Il suo imbarazzo le fa nascondere il viso come se fosse un bimbo piccolo. Ma non mi lascerò scoraggiare da questo. Questa è una notizia da prima pagina! Devo sapere cosa stavo facendo. “Anastasia, cosa stavo facendo? Non te lo chiederò di nuovo.”
“Avevi un frustino,” dice, con le guance che le diventano di un rosso acceso e mentre le sua braccia provano a seppellire il suo viso. Sono più che elettrizzato da questa informazione. Lei mi vuole, e per di più desidera i giocattoli abbastanza da sognarli. Gentilmente le sposto le braccia e le chiedo, “Davvero?”
“Sì,” sospira diventando di nuovo paonazza.
“Allora c’è ancora speranza per te,” mormoro, assolutamente sollevato. “Ho diversi frustini,” pensando che forse ne potremmo provare uno questa domenica.
“Di cuoio marrone intrecciato?” chiede facendomi ridere. Se è ciò che desiderava nei suoi sogni, mi assicurerò di trovarne uno. “No, ma sono sicuro di potermene procurare uno,” dico con gli occhi ardenti di eccitazione e aspettativa. Mi allungo verso di lei e le do un piccolo bacio, poi prendo i miei boxer … Il suo viso si rattristisce subito. Taylor dev’essere fuori che mi aspetta. Devo tornare in hotel. Lei gira velocemente la testa verso la sveglia che si trova sul suo comodino. Sono le 21:40.
Lei rotola giù dal letto, e velocemente prende i pantaloni della tuta e una canottiera, poi se li infila e si siede di nuovo sul letto, con le gambe incrociate, e inizia a guardarmi. La mia mente viaggia velocemente fino a questa domenica, e a quanto voglio sempre essere dentro di lei. Dio! Potrei vivere per sempre sprofondato dentro di lei! E questo porta a galla un altro argomento; usa qualche forma di contraccettivo? Dato che abbiamo iniziato la nostra relazione, dobbiamo trovare un metodo di contraccezione. Ho intenzione di godermela parecchio, e odio usare quei profilattici. Non vedo l’ora di essere completamente al comando.
“Quando dovrebbe venirti il ciclo?” chiedo, interrompendo i suoi pensieri profondi.
“Cosa?!” chiede scuotendo la testa, non capendomi.
“Odio mettere questi cosi,” borbotto reggendo il preservativo. Poi lo butto sul pavimento, per liberarmi le mani ed infilarmi i jeans. Lei non mi ha ancora risposto. E’ occupata a sprofondare nei suoi pensieri.
“Allora?” le chiedo di nuovo, e lei non mi risponde per qualche motivo. La guardo, e lei guarda me. Improvvisamente sembra imbarazzata. E’ imbarazzata con me! Ma non dovrebbe sentirsi così timida nei miei confronti, non dopo tutte le cose che abbiamo fatto insieme.
“La prossima settimana,” dice alla fine, tenendo lo sguardo basso sulle sue mani.
“Devi risolvere la questione della contraccezione,” le dico. Non voglio spingerla troppo. E’ molto importante che risolviamo questo. Ho intenzione di passare tanto tempo con lei. Ma mi fissa con faccia confusa, come se avessi iniziato a parlare in greco. Poi mi rendo improvvisamente conto. Lei è molto giovane, e non è stata sessualmente attiva prima di incontrarmi. C’è una grossa possibilità che non abbia nemmeno un ginecologo.
Mi siedo sul letto per infilarmi i calzini e le scarpe.
“Hai un medico, Anastasia?” le chiedo. Lei scuote la testa come risposta e mi fa accigliare. Proprio come pensavo.
“Posso fare in modo che il mio dottore personali venga a visitarti nel tuo appartamento questa domenica mattina prima che tu venga da me. O può incontrarti al mio appartamento. Come preferisci?” le chiedo, dato che non ha un suo medico, il mio potrebbe risolvere il problema.
Lei è pensierosa. “Al tuo appartamento,” risponde calma.
“Ok. Ti farò sapere a che ora,” dico, appuntandomi mentalmente di far prendere un appuntamento ad Andrea col mio dottore per farlo venire all’Escala.
“Te ne vai?” chiede, sorpresa da una malinconia nascosta.
“Sì,” rispondo.
Un’ombra interrogativa le attraversa il viso. “Come torni a casa?” sussurra a voce bassa.
“Taylor verrà a prendermi,” rispondo.
“Posso accompagnarti io se vuoi. Ho un’adorabile auto nuova,” dice, mozzandomi il fiato con la sua risposta sorprendente dato che la sua reazione iniziale era stata molto meno accogliente. Riesce a strabiliarmi ogni volta. Sposto lo sguardo su di lei, incapace di tenere lontano il calore.
“Sarebbe bello. Ma penso che tu abbia bevuto troppo,” dico. Non voglio metterla in pericolo facendola guidare mezza ubriaca.
E da ragazza osservatrice che è, chiede, “Mi hai fatta diventare brilla di proposito?”
“Sì,” rispondo sinceramente. Provo sempre ad essere sincero con lei.
“Perché?” domanda.
“Perché tendi a pensare troppo su tutto, e sono convinto che tu sia reticente come il tuo patrigno. Ma quando hai un po’ di vino in te, questo ti fa rilassare e così inizi a parlare,” dico. “Ho bisogno che tu comunichi onestamente con me, piccola. Altrimenti ti chiudi a riccio, a chiusura ermetica, e non ho idea di quello a cui stai pensando. In vino veritas, Anastasia,” dico.
“E tu pensi di essere sempre onesto con me?” mi domanda.
“Provo ad esserlo,” dico, guardandola cautamente. Deve capire che le relazioni come quella che stiamo iniziando, sono basate sulla fiducia. “Questo funzionerà solo se saremo onesti l’uno con l’altra,” dico, sperando che lei capisca.
Lei sembra improvvisamente triste. Il suo viso nasconde qualche emozione che non vuole che io veda o capisca. Alla fine prende un po’ di coraggio e prendendo il secondo preservativo, lo alza e dice, “Vorrei che tu restassi e usassi questo,” facendomi sorridere per l’ironia. Mi piacerebbe davvero tanto restare e usare quel preservativo e fare tutto ciò che voglio, ma sto infrangendo troppe delle mie regole. Non posso perdere il controllo a riguardo. Devo essere al comando. Sto lasciando che questa donna bellissima, accattivante, incantevole, abbia la meglio su di me.
“Anastasia, ho già oltrepassato molti limiti qui stasera. Devo andare. Ci vedremo domenica. Avrò già pronto il contratto revisionato per te, e poi potremo davvero iniziare a giocare,” dico fermamente.
“Giocare?” dice sembrando disorientata. Sì, piccola, giocare. Sembra addirittura ansiosa.
“Mi piacerebbe mettere in scena qualcosa con te. Ma non lo farò finché non avrai firmato il tuo contratto. In quel modo saprò che sei pronta,” dico, come per spiegare.
“Oh. Quindi potrei prolungare tutto questo, se non firmo?” chiede scherzosamente. La guardo, valutando il suo comportamento. La mia bambina vuole giocare. Posso fare altrettanto. Le mie labbra si contraggono in un sorriso.
“Beh,” dico con uno sguardo malizioso negli occhi, “suppongo che potresti, ma io potrei cedere per la pressione.”
“Cedere? Come?” chiede in modo innocente, scherzoso, facendomi annuire e sogghignare. “Potrebbe diventare davvero brutto,” dico, punzecchiandola. Lei sogghigna in risposta.
“Brutto, quanto?” chiede, comportandosi dolcemente.
“Oh, sai, esplosioni, inseguimenti in auto, rapimento, incarcerazione,” dico con nonchalance.
“Mi rapiresti?” chiede, sorpresa.
“Oh, sì,” le sorrido. Ha una minima idea di quanto la desideri, e quanto sono stato vicino al crollare?
“Mi terresti prigioniera contro la mia volontà?” dice, con un respiro, facendo salire la temperatura.
“Oh, sì,” annuisco. “E stiamo parlando di TPE 24/7,” le dico. Lei mi guarda senza capire.
“Mi sono persa,” dice sospirando, è così vicina, posso sentire il suo cuore che martella …
Lei non è sicura che io sia serio. Cosa farebbe se sapesse che in effetti sono serio?
“Total Power Exchange, ovvero scambio totale di potere, ventiquattro ore al giorno, ogni giorno,” le dico, con il desiderio che mi fa scintillare gli occhi, e l’eccitazione che prova in tutti i modi a prendere il sopravvento.
“Quindi non hai altra scelta, piccola,” dico provocandola.
“Chiaramente,” dice, con quella parola che straripa di sarcasmo, e alzando gli occhi al cielo! Oh, grazie al cielo! Piccola, ho aspettato per tutto questo tempo che arrivasse questo momento, così ti darò una lezione. Sono più che eccitato ed emozionato dalla prospettiva di punirla.
“Oh, Anastasia Steele, hai appena alzato gli occhi al cielo?” Lei sembra reticente.
“No,” gracchia a mezza voce.
“Penso che tu l’abbia fatto. Cosa avevo detto che ti avrei fatto se avessi alzato di nuovo gli occhi al cielo?” chiedo trionfante.
Mi siedo sul bordo del letto, aspettando per reclamare il mio premio sottoforma del suo roseo culo rotondo.
 “Vieni qui,” dico lentamente. Lei sbianca. Mi fissa provando a capire se sono serio oppure no, restando completamente immobile.
“Non ho firmato,” sussurra.
“Ti ho detto cosa avrei fatto, Anastasia. Sono un uomo di parola,” dico con gli occhi ardenti come tizzoni. “Ti sculaccerò, e poi ti scoperò molto velocemente e molto duramente. Sembra che avremo bisogno di quel preservativo, dopotutto,” dico con lo sguardo fisso su di lei, con una voce leggera, minacciosa e lasciva.

Bad Things by Jace Everett

Lei è lì, immobile, ma riesco a vedere che è indecisa, attanagliata da diverse emozioni. Vogliosa, desiderosa, bisognosa, spaventata. La fisso, aspettando che si muova, i miei occhi ardono di desiderio, le mie mani che mi prudono nell’attesa. Lei raddrizza le gambe in modo esitante. Guarda la porta, calcolando la sua possibilità di scampo. Pensa, soppesa le opzioni.
“Sto ancora aspettando,” dico. “Anastasia, non sono un uomo molto paziente,” l’avverto con voce solida e sguardo duro. Sta ansimando, ha paura, ma sembra anche incredibilmente eccitata, proprio come piace a me. Lentamente, con le gambe che le tremano, striscia verso di me sul letto, ed è vicino a me. Dentro mi scappa un sospiro di sollievo.
“Brava bambina,” mormoro.
“Ora alzati,” comando.
Esitante, si alza in piedi. Allungo la mia mano, e lei poggia il preservativo sul mio palmo. Sono così pieno di desiderio di punirla e fotterla, la prendo con la velocità di un cobra, e la ribalto sulle mie ginocchia. Volevo farlo dal giorno in cui mi ha chiesto se fossi gay quando mi fece quell’intervista.
Con un movimento leggero, piego il mio corpo in modo che il suo busto stia sul letto di fianco a me. Metto la mia gamba destra sopra entrambe le sue per farla stare ferma al suo posto e pianto il mio avambraccio sulla parte bassa della sua schiena, tenendo il suo corpo in basso, facendola restare completamente immobile. E’ una vista fottutamente piacevole; sono più che eccitato, e riesco appena a contenermi dal darle una punizione per tutte le sue disobbedienze che ci sono state dal giorno in cui l’ho conosciuta.
“Alza le mani e mettile ai lati della tua testa,” le ordino, e lei obbedisce immediatamente.
Ora è il momento di leggerle il capo d’accusa, e decretare, per poi darle la punizione per le sue trasgressioni. “Perché sto facendo questo, Anastasia?” le chiedo.
“Perché ho alzato gli occhi al cielo,” dice con voce appena udibile.
“Pensi che sia educato?” chiedo fermamente.
“No,” risponde in modo piatto.
“Lo farai di nuovo?” le chiedo. Non che lei avrà il coraggio di riprovarci dopo aver ricevuto la sua dose di punizione.
“No,” risponde immediatamente.
“Ti sculaccerò ogni volta che lo rifarai, mi hai capito?” dico, facendo sì che la mia voce risulti ferma e chiara. Poi le abbasso i pantaloni in modo dolorosamente lento, dando un piccolo spettacolo. Ricordati di questo, piccola! Me la sto godendo. Eccitato, felice, desideroso, caldo, e le mie mani smaniano di far male al suo didietro, e diffondere il dolore piacevole. Riesco a sentire il rapido battito del suo cuore sotto il mio tocco.
Metto la mano sul suo didietro nudo, d’alabastro e delizioso. E’ così dolce, morbido, bello, e presto sarà di un bel rosso. Il solo pensiero mi eccita incredibilmente. Leggermente la accarezzo, strofino il suo sedere con dei movimenti circolari del palmo della mia mano, riuscendo in questo modo a coprirne la maggior parte della superficie, e diffondere più dolore. E veloce come il morso di un serpente, alzo il palmo e le do la sua prima sculacciata – nel modo più forte possibile.
“Ow!” è la sua risposta automatica al suo primo assaggio di dolore per una punizione. Prova ad alzarsi, agitandosi, ma la mia mano si sposta tra le sue scapole per tenerla fermamente giù. Accarezzo di nuovo dove ha ricevuto il colpo. Il mio respiro è ormai eccitato. Questo è come sesso per me: provocante, caldo, eccitante, un gran bel modo per essere attizzati, come l’imminente orgasmo – è più rumoroso e più aspro. La colpisco ancora e ancora, in rapida successione. Non emette un suono dopo il suo primo “ow”. Prova a divincolarsi per sfuggire ai miei colpi, ma non dice niente. So che fa male, perché il mio palmo è dolorante, e questo mi sta arrapando da morire.
“Resta ferma,” ringhio, con la voce roca. “O ti sculaccerò più a lungo,” l’avverto.
La strofino in modo da distribuire il sangue che si inizia a vedere sotto la superficie della sua pelle, che con ogni mio colpo le sta facendo diventare il culo da alabastro a rosso. Ho perfezionato questa procedura ritmica con anni di pratica, accarezza, strofina, colpisci duro. Ripeto ancora. Accarezza, strofina, colpisci duro. Non ha emesso nemmeno un suono dal suo primo ‘ow’ sorpreso e questo mi sta arrapando ancora di più, sorprendendomi con la sua sopportazione. La colpisco di nuovo sullo stesso punto, la naturale tendenza del corpo è quella di rilasciare degli ormoni per intorpidire l’area, ed è per questo che l’accarezzo, per diffondere la sensazione, poi non colpisco lo stesso punto per due volte di seguito: questo provvede ad avere il massimo dolore. Solo alla mia decima sculacciata lei urla per il dolore. “Ahi!”
“Mi sto solo riscaldando,” dico, colpendola di nuovo poi accarezzandola delicatamente. Questo ha due effetti: la sculacciata procura il dolore intenzionale, ma risveglia delle sensazioni dentro, blandite da carezze sensuali, un dolore piacevole che dà effetti di intontimento. La colpisco di nuovo … Sto tenendo il conto a mente, e mi sto godendo al massimo la sua punizione. Sta soddisfacendo la fame, la bestia che è in me! La accarezzo di nuovo, delicatamente, e poi le do il mio colpo. Questa volta urla involontariamente, ancora una volta.
“Nessuno può sentirti, piccola, solo io.” E i miei ceffoni vanno avanti ancora e ancora. Colpisci, sfrega, accarezza. Ripeti. Undici. Dodici. Li conto nella mia mente. Continuo con ritmo incessante. Ognuno dei sei ceffoni successivi la fanno urlare rendendomi ancora più desideroso di lei. Il colpo finale è il diciottesimo.
Anche la mia mano urla dal dolore, e alla fine dico “E’ abbastanza,” con voce roca.
Sono impressionato dal modo in cui l’ha affrontata, e come non ha pianto. “Ben fatto, Anastasia. Ora ti scoperò,” le dico con tantissimo desiderio. Accarezzo gentilmente il suo didietro, ed è rosa, bordato di rosso. Sfrego questo bellissimo culo arrossato con movimenti circolari e discendenti. Mentre sfregando scendo più in basso, velocemente infilo due dita dentro di lei, prendendola completamente di sorpresa; il mio compito è compiuto. Lei ansima, perché questo le sta dando una sensazione piacevole dopo la grossa dose di sculacciate e sfregate che ha ricevuto. La trovo eccitata e bagnata come avevo sperato e mi aspettavo, e questo mi soddisfa ancora di più. Riesce a sfamare il bisogno dentro di me a grandi dosi.
“Sentilo. Vedi quanto piace questo al tuo corpo, Anastasia. Sei bagnata solo per me,” dico con ammirazione e reverenza nella voce. Lei continua ad impressionarmi ogni volta. Le mie dita si muovono dentro e fuori in veloce successione facendola gemere. Poi rapidamente sfilo le dita, sapendo benissimo che lei ora è piena di desiderio …  per me.
“La prossima volta, ti farò contare. Ora, dov’è quel preservativo?”
Mi allungo a prendere il preservativo e sollevo lei gentilmente, poggiandola a pancia in giù sul letto. Apro la zip dei miei jeans, strappo la bustina del preservativo e lo srotolo sulla mia erezione. Le tolgo i pantaloni e la guido fino a farla ritrovare inginocchiata, accarezzando gentilmente il suo sedere rosso con il desiderio che continua ad aumentare.
“Sto per prenderti ora. Puoi venire,” mormoro. E mi infilo dentro di lei, sbattendo. Lei si lamenta in modo sonoro in risposta. Mi tiro indietro e poi spingo di nuovo in avanti trovando il mio ritmo, spingendo dentro di lei, con andatura veloce ed intensa, contro il suo didietro arrossato. Questa vista fa aumentare il mio desiderio di molti gradi.
Il suo viso è rivolto verso il basso, i suoi gemiti indicano che il suo orgasmo sta per arrivare. Lei afferra le lenzuola fino a farsi diventare le nocche bianche; questa vista mi porta sull’orlo dell’orgasmo che mi stringe le budella, e poi entrambi ci arriviamo ed esplodiamo in un orgasmo intenso che ci distrugge il corpo.
“Oh, Ana!” urlo, trovando la mia liberazione, tenendola ferma al suo posto mentre mi svuoto dentro di lei. Collasso, ansimando forte vicino a lei, e la stringo facendola ritrovare su di me, per affondare la faccia nei suoi capelli, per tenerla stretta. Sono più che soddisfatto. Ho trovato l’altra mia metà, che può soddisfarmi completamente e prendermi.
“Oh, piccola,” sospiro. “Benvenuta nel mio mondo.” Restiamo lì, distesi, ansimando insieme, aspettando che i nostri respiri rallentino. Sono completamente in soggezione di questa donna che è tra le mie braccia. Lei l’altra mia metà in tutti i sensi. Come potrei lasciarla andare? Le accarezzo delicatamente i capelli mentre lei è di nuovo distesa sul mio petto, completamente consumata ed esausta; proprio come piace a me.
Strofino di nuovo il naso nei suoi capelli, respirando profondamente. “Ben fatto, piccola,” sussurro, una gioia tranquilla si riversa dalla mia voce. Voglio rivestirla e le metto a posto i lembi della canotta. “Questo è quello con cui dormi?” le chiedo gentilmente.
“Sì,” sussurra assonnata.
Merita molto più di questo. “Dovresti indossare seta e raso, bellissima ragazza. Ti porterò a fare shopping,” dico.
“Mi piacciono i miei completino,” mormora, provando a suonare irritata, ma fallendo. Prova ancora a sfidarmi. Bacio di nuovo la sua testa. “Vedremo,” dico. Faremo un po’ di shopping per lei. Restiamo distesi per qualche altro minuto, e lei si appisola tra le mie braccia.
“Devo andare,” dico, e abbassandomi le bacio dolcemente la fronte.
“Stai bene?” le chiedo con voce vellutata. Lei contempla un po’ la mia domanda. Poi sussurra semplicemente, “Sto bene.” Io mi alzo dal letto. “Dov’è il bagno?” le chiedo.
“In fondo al corridoio, sulla sinistra,” risponde. Raccogliendo l’altro preservativo, mi avvio verso il bagno per pulirmi. Butto i preservativi nel secchio dell’immondizia che è in bagno e mi sciacquo un po’. Controllo l’armadietto delle medicine e ci trovo una bottiglia di olio per bambini. Questo aiuterà nel toglierle un po’ di dolore dal sedere. Quando torno nella camera da letto, lei ha di nuovo indossato i pantaloni, e si tiene la testa tra le mani. Non mi guarda negli occhi. Tiene solo lo sguardo abbassato, sulle sue mani.
“Ho trovato dell’olio per bambini. Lascia che te ne spalmi un po’ sul sedere,” dico.
“No. Starò bene,” risponde.
“Anastasia,” le dico in tono d’avvertimento. Alla fine si alza restando voltata verso il letto. Mi siedo vicino a lei, abbassandole di nuovo gentilmente i pantaloni. Verso dell’olio per bambini sulla mano e poi lo spalmo sul suo sedere dolorante con accuratezza.
Per qualche ragione, mi sembra che il suo sedere sia una reliquia da venerare. Non riesco a tenere lontano le mie mani, ma ora in modo riverente.
“Mi piace tenere le mani su di te,” mormoro. Lei annuisce in risposta.
“Ecco,” dico, dopo aver finalmente finito e mettendole di nuovo a posto i pantaloni.
“Ora vado,” dico, sapendo che Taylor mi aspetta fuori già da un po’.
Lei automaticamente si gira verso il suo comodino e guarda la sveglia. Sono le 22:30.
“Ti accompagno fuori,” dice con tranquillità, continuando a non guardarmi. Le prendo la mano, e la accompagno alla porta d’ingresso.
“Non devi chiamare Taylor?” chiede, ancora evitando un contatto visivo con me. Il castigo ti farà questo.
“Taylor è qui dalle 21. Guardami,” sussurro. Lei lotta per incontrare i miei occhi, e quando alla fine lo fa, la fisso con stupore. E’ magnifica; mi sento assolutamente in soggezione con lei.
“Non hai pianto,” mormoro, poi il desiderio aumenta e lei è come il sole per me; la prendo improvvisamente e la bacio con tutta la passione.
“Domenica,” sussurro contro le sue labbra, ed è sia una promessa che una minaccia. La lascio vicino alla porta, mentre mi guarda camminare lungo il vialetto ed entrare nel SUV Audi nero.
“Signore,” dice Taylor in segno di saluto. Io annuisco nel buio. “All’Heathman?”
“Sì,” confermo. I miei pensieri sono concentrati tutti su Anastasia durante il breve tragitto verso l’hotel.
“Taylor,” dico ricordandomi. “Voglio che ti assicuri che il Blackberry venga consegnato a Miss Steele domani a lavoro. Non mi importa se devono farne uno da zero.”
“Sì, signore,” dice fermamente, e conoscendo Taylor, sarà diventato rosso perché non gli piace l’incapacità, e nonostante fosse un obiettivo semplice, rimane ancora non completo. Ho bisogno di poter contattare Anastasia ad ogni ora. Non posso lasciare che qualche altro stronzo si intrometta e la porti via. Non potrei sopportarlo. Non dopo che l’ho rivendicata come mia in ogni modo, e nessuno l’aveva presa prima. Mi ucciderebbe sapere che qualcun altro la sta riscaldando, la sta tenendo stretta, la sta scopando … Il pensiero mi fa accigliare, e digrigno i denti.
“Taylor, assicuratene!” dico. Sa cos’accadrà dopo. Ha la capacità di riuscire a leggermi. Abbiamo ormai perfezionato la comunicazione silenziosa; e questa è una delle ragioni per cui è il mio braccio destro. Sa cosa deve fare senza che gli venga detto, e segue gli ordini alla lettera.
“Sì, signore! Anche se dovessi costruire il telefono da solo, lei lo riceverà domani!”
“Bene,” dico, sentendomi a disagio. Lasciarla sconsolata non mi fa sentire bene. Ma non posso infrangere le mie stesse regole. Perché ho questa paura improvvisa come se qualcosa fosse sbagliato, o che lei potrebbe scivolarmi tra le dita? Occupa sempre la mia testa, quando sono sveglio e quando dormo. Come potrebbe qualcuno così inesperto, così innocente, così ribelle ma così timido essere così accattivante? Come ha fatto a soggiogarmi nel giro di poche settimane? Scuoto la testa come per svuotarla dai pensieri su di lei. Quando arriviamo all’hotel, Taylor ed io scendiamo dal SUV, e lui dà le chiavi al parcheggiatore. Ci facciamo strada fino alla suite. Velocemente passo in rassegna i piani di domani insieme a lui, dato che torneremo a Seattle dopo una settimana passata a Portland. Dovrò sopportare un giorno senza Anastasia sabato. Questo mi fa sottolineare a Taylor che lei deve avere il suo Blackberry, e penso che anche se dovesse inventarlo lui, glielo farà di certo consegnare. Torna nella sua stanza, proprio di fianco alla mia, e io mi apro una bottiglia di vino. Me ne verso un bicchiere, e mi faccio strada verso il computer per scrivere ad Anastasia una e-mail e anche per controllare i messaggi che mi sono arrivati mentre ero assente. C’è un messaggio da mia sorella Mia, che mi dà le informazioni riguardo il suo volo che arriverà domani da Parigi. Le scrivo una risposta veloce per confermarle che passerò a prenderla.
Poi scrivo una e-mail ad Anastasia:
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Da: Christian Grey
Oggetto: Tu
Data: 26 Maggio 2011 23:15
A: Anastasia Steele
Cara Miss Steele
Sei semplicemente deliziosa. Sei la donna più bella, intelligente, spiritosa e coraggiosa che abbia mai incontrato. Prendi un analgesico – questa non è una richiesta. E non guidare più il tuo Maggiolino. Verrei a saperlo.
Christian Grey
Amministratore Delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Da un lato voglio che vada a dormire, perché domani deve andare a lavoro, ma d’altro canto vorrei che mi rispondesse, facendomi capire che ha ricevuto il mio messaggio, e che è lì, nel suo piccolo appartamento, e non con qualcun’altro. So che questo pensiero è irrazionale; non posso fare a meno di pensarci. Il suono che dalla mia e-mail annuncia la sua risposta, risuona dopo quindici minuti. Sono ansioso come uno scolaretto che riceve un biglietto dalla sua prima cotta.
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Da: Anastasia Steele
Oggetto: Adulatore
Data: 26 Maggio 2011 23:21
A: Christian Grey
Caro Mr. Grey
Le lusinghe non ti porteranno da nessuna parte, ma dato che sei stato già dappertutto, è un punto controverso. Dovrò guidare il mio Maggiolino fino ad un’officina per venderlo – quindi non accetterò gentilmente alcuna delle tue sciocchezze a riguardo. Preferisco il vino rosso al posto degli analgesici.
Ana
P.S. Le bacchettate sono un limite ASSOLUTO per me.
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Il suo messaggio mi rende frustrato. Perché non riesce ad accettare un complimento? Crede così poco in se stessa? Perché è ancora sveglia? Ha bisogno di dormire se vuole avere un’intera notte di riposo. Velocemente le scrivo una risposta.
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Da: Christian Grey
Oggetto: Donne frustranti che non riescono ad accettare i complimenti
Data: 26 Maggio 2011 23:27
A: Anastasia Steele
Cara Miss Steele
Non ti sto adulando; stavo soltanto esponendo quello che penso di te. Dovresti andare a letto. Accetto la tua aggiunta ai limiti assoluti. Non bere troppo. Taylor si occuperà della tua auto e ti farà anche avere un buon prezzo.
Christian Grey
Amministratore Delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Sospiro e clicco su invia. La sua risposta è veloce, e questa volta è esasperante. Cosa sta provando a farmi?
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Da: Anastasia Steele
Oggetto: Taylor – E’ l’uomo giusto per il lavoro?
Data: 26 Maggio 2011 23:39
A: Christian Grey
Caro Signore,
Sono confusa dal fatto che metteresti volentieri a rischio il tuo braccio destro nel guidare la mia auto, ma non permetterai alla donna che occasionalmente ti scopi di guidare la sopracitata auto ad un concessionario. Come faccio a sapere che Taylor è l’uomo giusto per farmi fare l’affare migliore per la suddetta auto? In passato, probabilmente prima di conoscerti, ero famosa per essere una negoziatrice con i fiocchi.
Ana
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Questo messaggio mi fa incazzare, e sono anche nello spirito giusto per guidare fin lì, e darle tutte le conseguenze dei suoi sproloqui. Immagino che abbia bevuto troppo champagne, e che poi abbia bevuto del vino rosso per lenire il dolore del suo sedere. Questa consapevolezza è l’unica cosa che mi trattiene ancora in hotel. Le scrivo immediatamente una risposta.
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Da: Christian Grey
Oggetto: Attenta!
Data: 26 Maggio 2011 23:43
A: Anastasia Steele
Cara Miss Steele,
credo che sia il VINO ROSSO a parlare, e che tu abbia avuto una lunga giornata. Però sono tentato di tornare a casa tua per assicurarmi che non ti possa sedere per una settimana, invece che per una sera. Taylor è un ex soldato ed è capace di guidare tutto, da una motocicletta ad uno Sherman Tank. La tua auto non presenta un attentato alla sua vita. Ora per favore non riferirti a te stessa come ‘una donna che scopo occasionalmente’ perché, francamente mi fa INCAZZARE, e non ti piacerei quando sono arrabbiato.
Christian Grey
Amministratore Delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Sto ancora provando a rallentare il mio respiro quando il suono della sua risposta arriva, e il cuore mi arriva in gola per quello che c’è scritto. Quindi, le mie paure non erano infondate.
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Da: Anastasia Steele
Oggetto: Sta’ attento tu
Data: 26 Maggio 2011 23:57
A: Christian Grey
Caro Mr. Grey
Non sono sicura che tu mi piaccia comunque, soprattutto in questo momento.
Miss Steele
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Cosa? Non le piaccio? Perché non le piaccio? Velocemente le scrivo.
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Da: Christian Grey
Oggetto: Sta’ attento tu
Data: 27 Maggio 2011 00:02
A: Anastasia Steele
Perché non ti piaccio?
Christian Grey
Amministratore Delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Con ansia aspetto che mi risponda. Conto i minuti e i secondi sull’orologio. Alla fine la sua risposta risuona nella mia casella di posta.
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Da: Anastasia Steele
Oggetto: Sta’ attento tu
Data: 27 Maggio 2011 00:09
A: Christian Grey
Perché non resti mai con me.
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Fisso lo schermo del computer per qualche minuto. L’ho sconvolta! Alla fine mi ha detto cosa la stava turbando. Sapevo che c’era qualcosa che non andava. Avevo avuto quella sensazione quando l’ho lasciata. Ma non mi ha detto niente. Ha detto solo che stava bene! E’ troppo intimidita da me per dirmi come si sente tranne quando è ubriaca e mi scrive delle e-mail? Ho bisogno che lei comunichi con me apertamente e in modo chiaro.
Mi ero già svestito ed ero pronto per andare a letto, ma mi rivesto velocemente, infilo la giacca gessata, e prendo le chiavi della mia auto. Invio un veloce messaggio a Taylor per fargli sapere che sto andando a casa di Miss Steele e che potrei passare lì la notte. Guido verso il quartiere in cui si trova il suo appartamento con i pensieri di lei che mi annuvolano la testa e mi fanno preoccupare. Parcheggio l’auto, e velocemente scendo. Cammino sul vialetto di pietra del suo palazzo, e salgo le scale due alla volta. Busso fermamente alla porta, in rapida successione.

You're Always on My Mind - Michael Buble

Ad aprire la porta c’è la sua coinquilina, Kate la “rompipalle.” Quando mi vede, il suo viso cambia e prende un tono arrabbiato, pronta a squartarmi. “Cosa cazzo pensi di fare qui?” urla.
“Sono qui per vedere Anastasia,” rispondo.
“Beh, non puoi!” è la sua risposta. Il mio cuore salta un battito. Anastasia mi sta rifiutando ora? Ha cambiato idea? Ha deciso che il nostro accordo è un male per lei?
“Perché non posso?” è la mia risposta.
“Cosa cazzo le hai fatto ora?” mi chiede.
“Cosa vuoi dire?” le chiedo incredulo.
“Da quando ti ha incontrato, piange tutto il tempo,” è la sua risposta. Questo mi colpisce dritto al mio cuore oscuro. Non voglio che Anastasia pianga. Sono troppo preoccupato che lei possa sfuggire dalle mie mani perché non comunicherà con me, e che sono troppo incasinato e ci sono andato troppo duramente con lei. Devo vederla!
“Kate, non costringermi ad entrare con la forza,” dico in tono fermo, fissandola. “Ora devo entrare per vedere cosa c’è che non va,” e spingo la porta in modo che si apra del tutto per poi entrare.
“Non puoi entrare!” mi urla dietro. Di corsa passo per il soggiorno e in fretta e furia entro nella camera da letto di Anastasia; accendo la luce e la trovo che singhiozza forte con il viso premuto nel cuscino. Si gira e prova a schiarirsi gli occhi, ma non prima che io dia un’occhiata ai suoi occhi gonfi e rossi per le lacrime!
“Gesù, Ana,” blatero. Spengo di nuovo la luce, e mi ritrovo al suo fianco in un momento.
“Cosa ci fai qui?” sussurra tra i singhiozzi. Non riesce a smettere di piangere. Accendo la lampada sul suo comodino. Lei strizza gli occhi per l’assalto della luce. La sua coinquilina Katherine arriva e si ferma sulla porta.
“Vuoi che butti fuori questo stronzo?” chiede ad Anastasia, irradiando ostilità termonucleare. Alzo le sopracciglia, chiaramente non c’è molta gente che mi parla in questi termini, o almeno non me lo dicono in faccia, però so che sono uno stronzo. Ma il suo antagonismo ferino mi fa pensare che ho fatto qualcosa di terribilmente sbagliato ad Anastasia, anche se non so cosa. Anastasia scuote la testa dicendole di no, e la sua coinquilina alza gli occhi al cielo.
“Urla se hai bisogno di me,” dice gentilmente ad Anastasia, poi mi rivolge il suo sguardo velenoso e sibila, “Grey – sei ormai sulla mia lista nera!” puntandomi un dito ben curato, per poi girarsi e socchiudere la porta, facendo attenzione a non chiuderla completamente. Sono scosso fino all’osso, perché chiaramente ho fatto qualcosa a qualcuno a cui tengo molto, e non so di cosa cazzo si tratti! Abbasso lo sguardo su Anastasia con espressione grave, il mio viso è sbiancato.
Infilo una mano nella giacca e da una delle tasche interne tiro fuori il mio fazzoletto per porgerglielo.
“Cosa sta succedendo?” le chiedo tranquillo, ma preoccupato.
“Perché sei qui?” mi chiede in risposta, ignorando la mia domanda. Le lacrime hanno smesso di scorrere, ma è così sconvolta, il suo corpo è scosso da forti brividi. Questo mi fa agitare, e sono ansioso di sapere cosa ho fatto, e come posso porvi rimedio.
“Parte del mio ruolo è prendermi cura dei tuoi bisogni. Hai detto che volevi che restassi, quindi eccomi qui. E poi ti ho trovata così,” la guardo, completamente disorientato.
“Sono sicuro di esserne il responsabile, ma non ho idea del perché. E’ perché ti ho picchiata?”
Lei si tira su. Il suo fremito non scappa alla mia vista. Si siede ed è di fronte a me.
“Hai preso un analgesico?” le chiedo, e lei mi risponde con una scrollata di testa. Ascolterà mai quello che le dico di fare? Socchiudo gli occhi, mi alzo ed esco dalla stanza per trovare un analgesico.
Trovo Kate impegnata ad inscatolare nel soggiorno, e le chiedo se ha un analgesico che posso dare ad Anastasia. Lei socchiude gli occhi mentre mi guarda e mi da il suo sguardo da ‘se le occhiate potessero uccidere’.
“Ne abbiamo qualcuno nell’armadietto delle medicine in bagno,” risponde, e poi aggiunge, “ricorda la mia minaccia, Grey … Meglio se metti tutto a posto!” dice, con lo sguardo che non mi lascia.
“Lo farò,” dico, riempio una tazza da tè con dell’acqua e vado a prendere due antidolorifici per Anastasia, per poi tornare nella sua stanza.
“Prendi questi,” le ordino, e lentamente mi siedo sul letto accanto a lei come se non volessi disturbarla. Mette in bocca gli analgesici e li butta giù con l’acqua.
“Parlami,” sussurro, sopprimendo la mia preoccupazione. “Mi hai detto che stavi bene. Non me ne sarei mai andato se avessi pensato di lasciarti in questo modo,” dico, fissandola, provando a scoprire le ragioni dietro il suo stato attuale. Lei abbassa lo sguardo sulle sue mani. Cosa la preoccupa?
Non dice niente.
“A quanto pare quando hai detto che stavi bene non era così,” dico, a quanto pare ho colto nel segno, perché arrossisce.
“Pensavo di stare bene,” sussurra, continuando a fissarsi le mani.
“Anastasia, non puoi dirmi ciò che pensi io voglia sentire. Questo non è onesto,” la sgrido. Tutte le relazioni sono basate sulla fiducia, soprattutto quelle del tipo in cui siamo coinvolti. Altrimenti non funzionerà. “Come posso credere a tutto quello che mi hai detto?”
Finalmente lei alza lo sguardo sotto quella cascata di capelli nocciola. Aggrotto le sopracciglia, uno sguardo afflitto nei miei occhi. Frustrazione, preoccupazione, il suo stato fa aumentare il mio livello di ansia facendomi avvertire il bisogno di passarmi entrambe le mani tra i capelli.
“Come ti sei sentita mentre ti stavo colpendo e dopo?” le chiedo.
“Non mi è piaciuto. Preferirei che non lo facessi più,” dice lentamente.
“Non era inteso che dovesse piacerti,” le dico.
“Allora perché ti piace?” chiede, alzando lo sguardo su di me. La sua domanda mi sorprende. In parte perché alla bestia che è in me piace vederla in quello stato, mentre mi mostra che ho il completo controllo su di lei, e questo soddisfa un mio bisogno e mi eccita.
“Vuoi davvero saperlo?” le chiedo. Potrebbe non piacerle quello che le dirò.
“Oh, credimi, ne sarei affascinata,” dice, con il sarcasmo che trasuda da ogni parola.
Stringo di nuovo gli occhi. “Attenta,” la avverto. Lei sbianca.
“Mi picchierai di nuovo?” chiede, sfidandomi.
“No, non stasera,” rispondo. Non voglio farle del male … al momento.
“Allora,” mi sprona.
“Mi piace il controllo che mi procura, Anastasia. Voglio che tu ti comporti in un certo modo e se non lo fai, io ti punisco, così imparerai a comportarti come desidero. Mi piace punirti. Ho voluto sculacciarti da quando mi hai chiesto se fossi gay.” Lei arrossisce. Ricordo quanto era imbarazzata dopo avermi fatto la domanda, perché prima di pronunciarla non si era resa conto di quello che la sua coinquilina aveva scritto.
“Quindi non ti piaccio così come sono,” dice triste. Non è vero! La amo così com’è. Infatti lei è una boccata d’aria fresca nella mia vita incasinata. La fisso, sbigottito di nuovo. “Penso che tu sia adorabile così come sei,” dico in completa onestà.

You're in my Heart by Rod Stewart

“Allora perché stai provando a cambiarmi?”
“Non voglio cambiarti. Vorrei solo che tu fossi cortese e seguissi tutte le regole che hai accettato e che non mi sfidassi. E’ semplice,” dico.
“Ma tu vuoi punirmi?”
“Sì.”
“E’ questo che non capisco,” dice confusa. Sospiro e mi pass di nuovo le mani nei capelli completamente esasperato.
“E’ così che sono fatto, Anastasia. Ho bisogno di controllarti. Ho bisogno che ti comporti in un certo modo, e se non lo fai – adoro guardare la tua bellissima pelle d’alabastro che diventa rosa e calda sotto le mie mani. Mi eccita.”
Lei spalanca gli occhi, il suo sguardo si trova tra la paura e la reticenza. “Quindi la questione non è il dolore che mi fai patire?” chiede. Deglutisco. In realtà ne è una grossa parte. Sazia il mio bisogno di darle dolore.
“Un po’, per vedere quanto riesci a sopportare, ma non è l’unica ragione. E’ il fatto che sei mia e posso di fare di te ciò che voglio, posso esercitare il controllo su qualcuno. E questo mi eccita. Da morire, Anastasia. Ascolta, non mi sto spiegando molto bene … Non l’ho mai dovuto fare prima. Non ho mai pensato a questo analizzandolo a fondo. Sono sempre stato con persone che erano sulla mia stessa lunghezza d’onda,” alzo le spalle quasi a scusarmi.
“E tu ancora non hai risposto alla mia domanda – come ti sei sentita dopo?” le chiedo.
“Confusa,” risponde.
“Eri sessualmente eccitata, Anastasia,” dico ricordando. Chiudo gli occhi riportando alla memoria il ricordo fresco mentre sento la mia libido che sale. Quando riapro gli occhi, la fisso con passione, calore, ardore. Questo sguardo ha un qualche effetto su di lei, e sento la sua risposta positiva. Anche a lei piace.
Infatti, il desiderio pulsa tra di noi; i suoi occhi sono fissi nei miei e ardono di voglia e passione selvaggia.
“Non guardarmi così,” mormoro. Lei si acciglia.
“Non ho i preservativi, Anastasia, e lo sai, sei sconvolta. Al contrario di quello che crede la tua coinquilina, io non sono un mostro priapico. Quindi, ti sei sentita confusa?” le chiedo. Lei si dimena sotto il mio sguardo.
“Non hai problemi ad essere onesta con me quando scrivi. Le tue e-mail mi dicono sempre esattamente come ti senti. Perché non puoi fare lo stesso nelle conversazioni? Ti intimidisco a tal punto?” Lei sposta lo sguardo su un angolo a caso della stanza. Senza guardarmi sussurra la sua risposta:
“Mi distrai, Christian. Mi travolgi completamente. Mi sento come Icaro che vola troppo vicino al sole.”
La sua risposta mi lascia senza fiato. “Beh, io penso che tu non abbia capito che è proprio il contrario,” sospiro la mia risposta.
“Cosa?” chiede sorpresa.
“Oh, Anastasia, mi hai stregato corpo e anima. Non è ovvio?”
“Ancora non hai risposto alla mia domanda. Scrivimi una e-mail, per favore. Ma adesso, vorrei davvero dormire. Posso restare?” le chiedo.
“Vuoi restare?” mi chiede con un filo di speranza nel suo tono.
“Tu mi volevi qui,” le rispondo, nonostante io conosca il vero significato della sua domanda. La risposta è, sì, voglio restare. Infatti non c’è nessun altro posto sul pianeta dove vorrei essere invece di questa stanza microscopica, nel suo piccolo appartamento, che condivide con la coinquilina rompipalle.
“Non hai risposto alla mia domanda,” dice ritentando.
“Ti scriverò una e-mail,” borbotto nervoso. Mi alzo e svuoto le tasche tirando fuori il Blackberry, le chiavi, il portafogli, e i soldi. Mi tolgo l’orologio, le scarpe, i calzini, e i jeans, e li metto su una sedia. Giro intorno al suo letto arrivando dall’altro lato, per poi infilarmi di fianco ad Anastasia. Il mio posto felice. “Distenditi,” le ordino.
Anche lei si distende lentamente sotto le coperte, fremendo leggermente, fissandomi. E’ shockata ma visibilmente felice di avermi nel suo letto, e di passare la notte con me. Come potrei scappare da lei? Non lo sa che mi ha preso all’amo? Mi alzo su un gomito, e abbasso lo sguardo su Anastasia.
“Se hai intenzione di piangere, piangi di fronte a me. Per favore. Ho bisogno di saperlo,” dico. Non vorrei mai che fosse depressa in mia assenza.
“Vuoi che pianga?” chiede curiosa.
“Non particolarmente. Voglio solo sapere come ti senti. Non voglio che tu mi scivoli tra le dita. Spegni la luce. E’ tardi, e domani dobbiamo lavorare entrambi.”
Lei spegne la lampada sul comodino e si stende di nuovo.
“Girati dall’altro lato, dandomi le spalle,” mormoro nell’oscurità. Lentamente mi faccio avanti e metto le braccia intorno a lei, stringendola sul mio petto, facendo coincidere i nostri corpi. La sensazione è magnifica. Adesso, è mia. “Dormi, piccola,” sussurro, inspirando profondamente il suo profumo paradisiaco. Poi entrambi ci lasciamo andare ad un sonno pacifico.





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