CAPITOLO BONUS #1
La redenzione di Christian
Tradotto da: 50 Shades Italia
"Siediti!"
Ordina lei, muovendo appena i suoi capelli biondi tagliati perfettamente. Lei
mi guarda. Ho sempre potuto sentire il suo sguardo su di me. La mia testa è
china, sono seduto sulle mie ginocchia, le dita sono divaricate attorno al mio
braccio, il mio viso è inespressivo, la mia testa blanda, in attesa di eseguire
i suoi ordini. Non avrei il coraggio di guardarla, soprattutto qui, in questo
posto. Si siede sulla sedia a sdraio e estende il piede sinistro verso di me.
Io lo prendo obbediente.
“Succhia”
ordina seccamente. Prendo il piede con riverenza, senza pensare. Posizionato a
punta, inizio a succhiare, come piace a lei. Inizio dall’alluce, per poi
passare al secondo e poi quello in mezzo. Quello è quello che lei preferisce,
quello che la eccita di più, vado verso
l’alto. A lei piace che le venga rosicchiato e succhiato il collo del piede.
L’inguine va su e giù. Inarca il piede, e muovo le mie labbra, senza fare
domande. Si appoggia sullo schienale della chaise longue. So cosa succede,
anche se non ho il coraggio di guardare verso di lei. Ormai è routine. Il suo
seno sinistro è libero adesso.
“Sentiti
libera di prendere in prestito il mio sottomesso: se posso prendere il tuo non
appena sarai completamente soddisfatta,” dice un’altra voce femminile. Lei non
parla, non dice nulla, ma deve aver annuito, perché vedo i piedi nudi di un
altro sottomesso che inizia a succhiare il suo capezzolo. Mi fermo per un po',
mentre la rabbia cresce in me. Non voglio condividerla con un altro
sottomesso!! Ma cosa posso fare? Continuavo a ripetermi di non pensare.
Ricordandomi: Questo è quello che devi imparare a padroneggiare, devo
controllare me stesso, le mie emozioni. Quando la pausa si allunga, lei se ne
accorge. Il suo tono non è troppo piacevole.
“Cosa abbiamo qui?”
dice con voce vellutata. “Sei preoccupato per un po’ di concorrenza?” Lei
sembra contenta. Ma non mi fido del suo tono. Sai come si dice, “can che abbia non
morde,” solo che con la Signora
Elena è esattamente il contrario. La calma che
emana equivale alla durezza della punizione. Come quella volta che ha versato
della cera calda sul mio petto, pur sapendo quando odio essere toccato, l’ha
fatto. Lei non si lascia influenzare dalle
mie cazzate. Mai! Dare e ricevere dolore sono la stessa cosa per lei. Potrebbe
raggiungere l’orgasmo mentre mi sta punendo con la fustigazione, o mentre,
secondo lei, mi dà piacere.
Ora
come ora, non mi muovo. Non guardo in alto. Lascio la mia mente vuota . Sono un
sottomesso e devo fare quello che mi viene detto, senza pensare. Ritrae il
piede dalla mia mano congelata, si sposta sulla sedia, e accarezza la testa
dell’altro sottomesso, e la cosa mi rende ancora più geloso. No, non lo sono.
Non devo esserlo. Si alza, su di me. Scuote la catena al mio collo.
“Bene
bene bene, come posso punirti per questa offesa Christian?” dice nel suo tono
più vellutato. Deglutisco. Potrebbe fare qualsiasi cosa. Lei mi potrebbe legare
facendomi oscillare dalle corde, legarmi sulla croce e frustarmi, imbavagliarmi
e bastonarmi, utilizzare le pinze per genitali ... Le sue opzioni sono
infinite. Non dico niente. Tengo la mente vuota. La mia mente, sa che sono già
fottuto e aspetta che lei decreti la sua punizione con paura. Lei può farmi del
male e rendere la cosa piacevole. Sono il suo schiavo. Ho cinque anni di
esperienza alla spalle, e sono stato un suo sottomesso per tutto questo tempo.
Lei mi percuote fino allo sfinimento ogni volta che pensa che stia perdendo la
retta via, e l’ha fatto spesso. Si è fatta scopare da me in ogni modo possibile
e per certi versi impossibile.
“Signora Stark,
potrei condividere con te il mio sottomesso per una sessione punitiva,”
dice alla proprietaria del sottomesso che adesso è seduto sulle sue ginocchia,
a culo nudo, mentre la guarda con aria serena.
“Sarai legato.
Penso mi piacerebbe sospenderti oggi...” dice con tono deciso. “Cosa ne dici di
questo??” chiede serafica, velando una minaccia. Rimango immobile. Lei
scuote ancora la catena al collo, costringendomi ad alzare il viso e guardarla
in faccia .
“Devi rispondermi
quando ti faccio una domanda diretta! Cosa ne pensi?” sibila con tono
minaccioso.
“Si Signora,” il mio sguardo alla fine incontra il suo.
“Bravo
ragazzo,” sono ancora ragazzo, nonostante io sia stato un suo sottomesso negli
ultimi cinque anni e ora io sia un uomo
vent’anni.
“Ora,
alzati,” ordina tirando la catena e obbligandomi ad alzarmi. Le due Signore
incrociano le corde di fibra sul mio torace mentre io resto immobile, legandomi
e incrociando il tutto a rombi come se fossi un baklava turco. Alla fine la
corda viene attorcigliata alla mia gola. Le altre persone nella grande sala,
che stanno imparando l’arte del Dominatore/Sottomesso, a malapena alzano lo
sguardo, troppo impegnate nei loro affari. Mi fanno sdraiare sul letto. Ma la
corda intorno al mio collo mi costringere a tenere la testa fuori dal letto. Se
dovessi mettere la testa dritta, non riuscirei a respirare. Sono a vista ma
questa è una cosa a cui sono abituato dopo cinque anni di sottomissione.
Abbassano una carrucola sopra il letto, girandola su di me. Ho le mani legate
alla schiena, e tutto il mio corpo è coperto di corde incrociate che
s’attraversano l’un l’altra. Quando vengo girato, devo forzare la mia testa,
perché la corda limita la mia respirazione. La carrucola è legato con la corda
dietro di me e io sono tirato a circa un metro sopra il letto. Sono aperto,
esposto e completamente impotente, e alla mercé di due Signore. Lei ogni tanto
mi condivide con altre padrone, e prende in prestito i loro giochetti, proprio
come sta facendo oggi.
Padrona
Elena mi tira i capelli, masturbandosi con la mia testa. “Stai bene?” chiede
con voce passiva.
"Sì,
signora," rispondo con voce roca.
"Qual
è la safeword?" chiede con tono autoritario.
"Diamond,"
rispondo cercando di tenere la testa alta.
"Bene,"
dice lei, "Padrona Stark partirà per prima," dice in tono pratico.
“Glielo devo, e tu dovrai darle piacere e soddisfazione,” mi ordina. Io non
rispondo.
Lei
mi tira i capelli: “Qual è la tua risposta?”
“Sì,
signora," riesco a dire cercando di gestire il dolore. "Il sottomesso
della Padrona Stark sarà il responsabile
delle corde, così, potrà abbassati al suo livello. Capito?"
“Sì,
signora," rispondo con voce roca di nuovo.
Padrona
Stark si trova sul letto, con le gambe divaricate. Vuole ricevere piacere, e la
mia Signora mi ordina di farlo. Il sottomesso della Padrona Stark abbassa la
corda abbastanza in basso in modo da farmi raggiungere il suo punto di piacere
mentre Padrona Elena si trova dall’altra parte dandomi piacere. Così come la
mia testa va su e giù, il mio respiro è limitato, e sento dolore, ma Padrona
Elena dall'altra parte mi sta dando piacere tanto che mi fa venire voglia
venire voglia di andare avanti. Sono in un enigma.
Voglio
smettere, perché non voglio essere condiviso con un altro amante. Ma nel
medesimo tempo voglio andare avanti, perché Padrona Elena mi sta dando piacere.
Padrona Stark solleva un fianco e cercando di raggiungere il piacere a pieno,
ma la corda che è avvolto intorno al mio collo limita la mia capacità di
saldare il debito che la mia padrona ha nei suoi confronti. Sento dolore al
collo con quell’angolazione. E fatico a respirare.
"Più
veloce!" mi ordina Padrona Stark non pienamente soddisfatta. Sto per
svenire, ma non voglio mettere in imbarazzo la mia Padrona dimostrandomi un
sottomesso incompetente. Ma il mio respiro si mozza, perché ho la testa
completamente seppellita per raggiungere il punto di massimo piacere, e
l’ultima cosa che ricordo sono i miei occhi che si rivoltano e il buio.
***
“Christian,
sai che devi essere punito,” dice tranquillamente. “Non hai usato la safeword,
e quel che è peggio, questo si riflette negativamente su di me, come ben sai, è
una delle regole da me imposte che devi assolutamente riflettere il meglio di
te soprattutto quando siamo tra quelli del nostro genere.” Mi dà un’occhiata di
rimprovero. Non so esattamente cosa le stia passando per la testa, ma la calma
della sua voce non mi convince nemmeno un po’ che non mi punirà severamente. Perché
sa essere creativa nei modi in cui riuscire a vendicarsi, privandomi del
sollievo e prendendo il controllo assoluto e totale su di me.
Sono
inginocchiato sul pavimento. Vorrei che provasse un po’ d’amore per me, più
delle semplici punizioni, o dello scopare. Ma lei dice “l’amore è per i pazzi!
E’ un’emozione inutile. E’ un deterrente, è un fallimento umani. Hai bisogno
del controllo per indirizzare il tuo destini, e l’amore porta via il controllo
alle persone.” Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato essere baciato da
Elena. Sai, un bacio con delle emozioni, con il desiderio che ti contorce le
budella, un bacio che ti fa dimostrare che faresti qualsiasi cosa per quella
persona, non che non lo farei, comunque sia, ma, lei… Non mi ha mai dimostrato
un’emozione del genere! Non l’ha mai sentito per me…
“Ora,
devi accettare la tua punizione,” dice.
“Sì,
signora,” le rispondo serenamente.
“Sai
perché stai per essere punito, Christian?”
“Sì,
signora. Non ho usato la safeword, e ti ho fatto fare una brutta figura di
fronte ad un’altra signora non soddisfacendola del tutto e svenendo,” dico.
Lei
mi lega, facendomi rimanere inerme sulla croce. Non posso muovermi, e odio
questa posizione. Lei muove il suo flagellatore su di me, lentamente, ma non mi
illudo. La cosa che sento subito dopo sono i viticci del flagellatore che mi
colpiscono sui gioielli di famiglia. Allo stesso tempo doloroso e piacevole. Mi
ha già imbavagliato così posso solo emettere un suono lamentoso. Lei mi gira
intorno e mi colpisce sulle natiche per poi farsi strada verso i miei gioielli
ancora e ancora e ancora. Poi prende un pezzo di carta che forse somiglia ad
una carta vetrata estremamente sottile. Quella la odio, perché ti sbuccia quasi
la pelle, anche se non è abbastanza. Il sangue arriva in superficie, e senti
piacere ma il dolore è estremo. Avvolge la carta intorno alla mia mascolinità,
e inizia a sfregare con un piccolo brillio negli occhi.
“Questa
è la tua punizione, Christian! Non mi disubbidirai più! Mi hai capito?” dice.
Faccio
un cenno con la testa, ma il dolore che si dirama dentro di me supera di gran
lunga il piacere, e non posso più sopportarlo. Riesco appena a farle un segnale
con le mani dato che il dolore è incredibile, e dato che sono imbavagliato e
lei è completamente occupata con la sua fase di punizione, mi sforzo di
scuotere il corpo cosicché possa notare il mio segnale con le mani. Lei è
eccitata e boccheggia, e alla fine riesce a fermare la punizione. Velocemente
scioglie tutte le mie restrizioni, ed io collasso sul pavimento in posizione
supina per assorbire meglio il dolore. Lei mi cammina intorno, mi sfrega le
braccia dove sa che può toccare. Anche se a lei non importa un cazzo di dove
tocca… Mi permetterei di dirle di ‘no’? Me la farebbe pagare caramente.
“Beh,
questo conclude la tua punizione per una delle offese. Ancora non ho finito con
te, Christian,” dice, senza emozione, senza consolazione nella sua voce. Ma è
calma e melodiosa, ipnotica.
Mi
giro fino a mettermi sulla schiena. Anche se sono indolenzito, quello, è l’ultimo
dei miei dolori. Fisso il mio sguardo su di lei e dico con voce appena udibile per la sofferenza:
“Non
voglio più essere il tuo sottomesso!”
Lo
shock le riempie gli occhi. “Christian, è il dolore che parla, sai che ti
piace! Questo ti dà disciplina, ti dà uno scopo, ti dà il controllo, e tu sei
al comando. Altrimenti non imparerai ad essere al comando!” dice con il fervore
negli occhi. Scuoto la testa. Conosco i miei limiti, e so cosa mi piace. Questo
di certo no! Non voglio condividere; e nemmeno io voglio essere condiviso. Mi
piace il controllo; non essere controllato. Da ora in avanti, sarò un
dominatore. Non mi sottometterò più a nessuno; nemmeno per Elena! Lei non
contraccambia quasi niente di ciò che provo per lei. Non mi stringe nemmeno
dopo che ha finito di infliggermi dolore!
“Quando
ti sentirai meglio, parleremo. Ti lascerò da solo a pensare,” dice e l’ultima
cosa che vedo sono i suoi stivali neri che escono dalla scanza.
Mi
ritrovo solo nella stanza, mi stringo le parti intime, tiro su le gambe come se
potesse sopprimere un po’ del dolore, e mi giro e mi rigiro. Le lacrime mi
sgorgano dagli occhi come se avessero volontà propria. Il dolore è grande, e
non c’è più piacere. Questo mi fa rotolare sul pavimento come un bambino che
vaga senza meta.
“Ahia!”
atterro sulla schiena cadendo dal letto nell’Heathman Hotel! Il cuore mi sta
quasi saltando fuori dal petto per l’incubo che ho avuto. L’incubo riguardava
l’ultimo giorno in cui sono stato un sottomesso per Elena, per chiunque.
Mi
siedo sul pavimento con il culo dolorante, restando al buio, alzando le
ginocchia che mi supportano i gomiti, le mani mi coprono la faccia e si muovono
nei miei capelli. Riuscirò mai a passare sopra questi casini di merda? Nemmeno
nei miei sogni sono libero! Ecco perché ho scritto delle regole. Ecco perché
sono attento ai bisogni delle mie partner, a cosa gli piace e cosa no, così da
non ferire nessuno come sono stato ferito io.
Anastasia
ha detto che aveva paura che le facessi del male. Non lo farei mai! E ora vuole
fiori e cuori. Non so come cazzo fare! Dio solo sa quanto la voglio, quanto la
desidero! Cosa devo fare? Come posso arrivare ad un compromesso? Come riuscirò
a far funzionare tutto con questa merda che mi aleggia intorno di giorno e di
notte? Voglio che funzioni. Non ho mai voluto niente così tanto, così
duramente, così ardentemente, fortemente e ostinatamente! Ma quando si tratta
di Anastasia, tutte le scommesse sono chiuse. Nell’angolo della mia anima
oscura, già so che lei è “di più” per me. Non sono mai stato niente più di un
sottomesso o Dominatore per l’ultimo anno della mia relazione con Elena, e dopo
che siamo rimasti amici perché condividiamo un passato. Ma, Anastasia è
diversa. Lei è diversa da tutti gli altri. Penso che prenderebbe a calci inculo
Elena all’infinito dato che già conosco il suo disprezzo per Elena a causa del
nostro passato. Potrà essere una ragazza timida, ma c’è una tigre in lei pronta
ad attaccare.
L’anno
dopo quell’incidente, ho mollato la scuola per iniziare a mettere su la mia società
per l’assoluto dispiacere della mia famiglia. Sapevo che non sarei mai riuscito
a lavorare per qualcun altro come sapevo che non mi piaceva essere un
sottomesso. Sarei stato il mio padrone. Ho fatto una promessa quel giorno:
avere il completo controllo della mia vita. Nessuno che mi dice cosa fare, ma
dire agli altri cosa fare. Ho fissato i miei obiettivi e li ho messi in
pratica.
Obiettivi
a lungo e breve termine. Come un giocatore di scacchi, ho calcolato le mie
mosse future cinque, a volte sei passi prima. Ho promesso che non sarei mai
stato al servizio di qualcun altro, amico o nemico. Sono un realista. Volevo
avere successo. Tantissimo! Volevo essere degno dell’affetto della mia
famiglia, anche se non so se mi sarei mai potuto sentire al loro livello, dato
che sono incasinato dalla nascita, e questo mi disgusta. Odio e aborro me
stesso. Forse è il mio tentativo per riscattare la mia anima non riscattabile.
Nient’altro che la musica e il pianoforte mi dà conforto.
Le nozze di Duettino Sull'aria Figaro by Mozart
Ho
sentito innumerevoli volte gente che sperava di vincere alla lotteria, o di
dare vita a una società, o di ereditare del denaro, o qualche tentativo di
diventare ricco, ma nessuna di queste persone aveva degli obiettivi realistici.
Volevo
che i miei obiettivi fossero misurabili, calcolabili, con attaccato un tempo
stimato di raggiungimento. Dato che già sapevo come prendere il controllo
osservando quelli – intendo la mia Signora e chiunque a cui lei mi abbia
prestato – che mi hanno controllato tutti quegli anni. Non porto alcun rancore
ad Elena. In un certo senso le sono grato per quello che mi ha insegnato,
quello che mi ha dato, e per essermi amica. Ma, non tornerò mai più a quella
situazione.
Ho
imparato come controllare le mie emozioni, i miei sogni, e la mia società per
raggiungere l’obiettivo finale – qualsiasi sia la mia mossa successiva.
Always on My Mind by Michael Buble
Ma
con tutto quello che sento al momento, ho questa sensazione, come se non ci
fosse nessuna mossa successiva quando Anastasia è coinvolta. Lei è sempre nei
miei pensieri.
Nella
mia professione, come anche nella mia vita privata e nei miei allenamenti, ho
fissato i miei obiettivi a lungo termine che dovranno essere portati a termine
nei prossimi cinque anni, alcuni obiettivi possono anche raggiungere i dieci
anni, oltre. E gli obiettivi a breve termine sono quelli che spero di portare a
compimento al massimo nel giro di dodici mesi. Sono misurabili, scritti, e
flessibili. Se riesco a conseguire l’obiettivo prima del tempo stimato, allora,
riduco il lasso di tempo e aumento le aspettative. Se, invece, procede più
lentamente del previsto, cambio i limiti e pospongo la data. Do impiego solo ai
migliori, e mi aspetto da loro gli sforzi più immani. Pianifico bene, gestisco
bene il mio tempo, e queste sono tutte le parti delle mie azioni riflessive.
Non devo pensare due volte a cosa dovrei fare adesso, perché già so quali
dovranno essere le mie mosse future.
Perché
non riesco ad usare qualcuna di queste abilità quando c’è di mezzo Anastasia?
Quando lei è vicino a me, non riesco a pianificare. Quando è lontana da me,
come adesso, la mia mente è costantemente occupata da lei come se il mio
cervello non avesse altro lavoro da fare! Elena mi ha inculcato che l’amore è
un’emozione inutile. Quello che sento per Anastasia non può essere amore!
Perché quando sono intorno a lei, trovo il mio scopo. Se l’amore è un’emozione
inutile, allora non mi sentirei tanto risoluto. Spesso mi ritrovo perso con
lei… Non so cosa dirà, o farà, o come reagirà a qualcosa di semplice o
complesso. Ma adoro ritrovarmi in quelle situazioni. Mi sento vivo! Tiro un
sospiro di sollievo. Trovo il mio equilibrio. Non sono più perso.
Il
giorno in cui è venuta nel mio ufficio e si è ritrovata stravaccata sul
pavimento, il cielo di Seattle era desolato e grigio, rifletteva perfettamente
il mio stato d’animo. Dopo che ero riuscito ad ottenere quello che mi ero
prefissato, niente mi soddisfaceva davvero, e non avevo niente da aspettare con
ansia. Nessuna acquisizione mi faceva sentire completo o appagato. Nessuna
chiacchierata con Elena, o le visite alla mia famiglia, colmavano il vuoto del
buco che cresceva sempre più dentro di me, nella mia anima oscura! I miei hobby
del volo o della navigazione riuscivano solo a metterci un cerotto. Avevo un
pezzo che mancava al profondo del mio essere. La mia anima era smarrita, e l’ho
trovata in lei. Come potrei lasciarla andare? Lei è il mio completamento.
Can't Help Falling In Love by UB40
Lei
è il mio nuovo proposito. Lei è la mia libertà dalle mie stesse legature. Il
suo tornado mi ha reso libero anche se mi dà dolore nel mentre. Come potrei
lasciar andare la mia anima quando mi chiama costantemente?
Lei
è la mia anima. Lei è il mio scopo nella vita. Lei è ciò che riempie l’abisso,
questo buco nero dentro di me. Lei è parte di me. Come potrei lasciarla andare
quando è parte della mia anima, parte di me? Penso che la poesia di William
Ernest Henley parli perfettamente dei miei sentimenti:
Read by Morgan Freeman
Invictus
Dal profondo della
notte che mi avvolge,
Buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l'indomabile anima mia.
Nella feroce stretta delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho pianto forte.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
Si profila il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
Buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l'indomabile anima mia.
Nella feroce stretta delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho pianto forte.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
Si profila il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
William Ernest Henley
In
questo momento, il tutto è Anastasia, e nient’altro.
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