CAPITOLO XXX
Se te ne vai
Tradotto da: 50 Shades Italia
Il sudore freddo mi sveglia anche sono
agganciato ad Anastasia e la nostra temperatura corporea è salita. Le luci
basse nella Stanza dei giochi riflettono i suoi lineamenti morbidi. Tranquilla,
una donna, ma incredibilmente innocente… Districo i miei arti dal suo busto, e
lentamente mi muovo per non svegliarla, dato che il sonno non vuole arrivare
stanotte. Prendo i jeans e velocemente li infilo. Non voglio che Anastasia
passi la notte nella Stanza dei giochi. La copro con le lenzuola, e dolcemente
la raccolgo dal letto per portarla nella mia camera da letto. Le ho promesso
che può dormire con me nella mia stanza, e non ho intenzione di rompere quella
promessa.
Lentamente mi faccio strada fino alla
camera da letto provando a non scuoterla troppo da farla svegliare. Sospira un
paio di volte mentre dorme, le sue braccia mi cercano e la alzo un po’ più in
alto in modo che le possa avvolgere intorno al mio collo. Sono in pace in
questo momento, con lei tra le mie braccia. Non sono perso, ma sono qui,
equilibrato, forte, e ho questa estrema urgenza di tenerla al sicuro,
proteggerla e amarla infinitamente.
Now We Are Free – Gladiator soundtrack
Una volta arrivati in camera da letto,
chiudo delicatamente la porta spingendola con il tallone. La appoggio sul letto
e lei inizia ad agitarsi con le braccia che cercano me come un bambino
cercherebbe la mamma. Non mi comporto allo stesso modo quando lei non è qui?
Non sono come un pianeta disperso che cerca il suo sole? Senza scopo, senza
propositi, e assolutamente misero. Mi distendo vicino a lei accarezzandole i
capelli, facendola di nuovo cadere in un sonno profondo. Mi assicuro che sia in
fase REM, osservo i movimenti dei suoi occhi dietro le palpebre, così capisco
che sta sognando e dorme profondamente. Le luci della città si insinuano
debolmente nella camera da letto – mi alzo lentamente dal letto e vado nel
salone. Sono quasi le 4:00 del mattino. Mi verso un bicchiere di succo d’arancia
e lo mando giù tutto d’un fiato, mettendo il bicchiere vuoto nella
lavastoviglie.
Mi avvicino alla parete di vetro che
affaccia sulla città, le luci baluginanti contro l’oscurità del cielo notturno;
è una vista magnifica da rimirare. Quello che Anastasia dice di me è vero –
sono bloccato nella mia torre d’avorio a guardare dall’alto la piccola gente
sotto di me. Mi piace stare qui sopra. Lontano dalla merda e dalle brutte
schifezze che il mondo ha da offrire anche se, Dio sa, riescono ad arrivare spesso
anche qui sopra. Io ero una di quelle piccole persone laggiù. Non voglio
tornarci mai più. Mai. Quando ti ritrovi lì, sei tu contro il mondo. E’ una
lotta dura. Non sono ho strati su strati di barriere, ma sono anche come uno
stato isolato. Mi tengo alla larga anche da quelli che mi sono più vicini.
Anastasia è l’unica a cui è permesso penetrare quel muro, e anche lei deve
essere limitata, controllata. Mi confonde e sono grato a Dio ogni giorno per il
fatto che lei venne ad intervistarmi, altrimenti non ci saremmo mai, mai
incontrati in circostanze normali dato che le nostre strade non si sarebbero
mai incrociate. Però mi sento sconsolato. Lei vuole di più… più da me. Vuole
toccarmi, e Dio sa quanto vorrei che lo facesse. Ma sono profondamente impaurito,
e non lo ammetterei mai con lei o con chiunque altro.
Quando mi si tocca mi sale la bile in
gola, e mi fa provare nausea come se fossi stuprato, come se tornassi ad avere
quattro anni, e fossi nelle mani del pappone della puttana drogata e venissi
torturato, bruciato, preso a calci dai suoi stivali. L’immagine della sua
cintura onnipresente nella sua mano che mi picchia mia madre mentre soffoca i
suoi singhiozzi e si fa più piccola possibile mentre provo a tapparmi le
orecchie con le dita e quella merda di un pappone mi trova… mi trova sempre con
quello schifo di puzza di liquore scadente e sigarette Camel mescolate in una
pozione disgustosa che si abbassa su di me e mi dice con voce minacciosa “vieni qui piccola merda” e inizia a
colpirmi, a spegnere le sue sigarette sul mio corpo mentre urlo e nessuno,
nemmeno mia madre viene ad aiutarmi. Non posso tornare a quello stato mentale
che ho provato così duramente ad evitare, così duramente a superare, e sempre,
sempre mi ritrovo nei miei sogni, si nasconde sempre nei meandri della mia
anima lacerata.
Sono preoccupato che farò del male ad
Anastasia o la perderò o la romperò in qualche modo come devo aver fatto con
Leila; anche se quello che sentivo per Leila non si avvicinava nemmeno
lontanamente a quello che sento per Anastasia. Non ho mai avuto dei forti
sentimenti per Leila. Era solo la mia sottomessa, come le mie altre sottomesse,
e lei l’ha capito. Aveva avuto altri dominatori prima; non sono stato il suo
primo. Non dovevo spiegarle niente, o introdurla in questo stile di vita. Era
uno stile di vita scelto da loro. Era stata una sottomessa davvero obbediente
che ha eseguito quasi tutto senza obiettare. Era vitale, giocosa, sottomessa, e
bellissima. In un certo senso somigliava anche ad Anastasia. Ma allora perché
non ho voluto accettare il fatto che lei volesse di più, mentre l’ho accettato
con Anastasia?
La risposta mi arriva come un lampo!
Leila potrebbe essere la gemella identica di Anastasia per quanto mi possa
importare, quello che mi ha interessato di Anastasia andava oltre la
superficie, anche se nessuno può dubitare che la superficie fosse semplicemente
deliziosa. Ho conosciuto delle donne eccezionalmente belle per le quali non ho
sentito alcun desiderio e nessun tipo di attaccamento, se non per un veloce
incontro, o un breve rapporto Dominatore-Sottomessa. Non sono stato colpito
dalla sua bellezza. Era lo standard minimo. Non ho mai cercato un rapporto in
cui il ‘di più’ fosse coinvolto. Anche un rapporto a lungo termine lo
accetterei solo dopo che lei corrisponde a tutti miei criteri e accetta tutti i
miei termini, ma sarebbe limitato solo ad un rapporto Dominatore-Sottomessa, e
nient’altro.
Allora perché ho fatto un’eccezione per
Anastasia? Perché lei e nessuna delle altre? Perché? Perché? Continuo a
torturarmi il cervello per la risposta. Perché provo questa emozione senza nome
per lei, questa stretta, questo desiderio per lei? E la risposta mi arriva con
una frase detta da Catherine Earnshaw che parlava con la sua infermiera Nelly
sul dubbio di sposare Linton o Heathcliff:
“Ora,
se sposassi Heathcliff, ne sarei degradata; così lui non saprà mai quanto io lo
ami: e questo non perché è bello Nelly, ma perché lui è più me di me stessa. Di
qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono simili; e
l'anima di Linton è differente come un raggio di luna dal lampo, o il gelo dal
fuoco.”
Anastasia ha un’anima pura che richiama
la mia come se volesse soffrirsi di salvarla dalla distruzione.
All I Believe In - Magic Numbers
Qualcuno ci ha
mai provato tanto duramente o tanto efficacemente? Ma Anastasia non deve
nemmeno provare. Le viene naturale. Quello di cui le anime sono fatte – ora me
ne rendo conto, la mia e la sua sono uguali! Siamo Yin e Yang. Siamo metà l’uno
dell’altra; pezzi persi: senza senso da soli, e completi insieme. Non sono
niente senza di lei. Ma, non sono una causa persa com’era Catherine Earnshaw,
non agirei allo stesso modo, non potrei mai scegliere qualcuno per il suo
status o soltanto per la bellezza. La mia anima è stata chiamata e la sua
risposta è stata cercare lei. Non c’è niente di comparabile ad Anastasia.
Nessuno! I miei occhi sono aperti per lei, e sono chiusi per chiunque altro. La
luce guida che cercava quella persona speciale si è affievolita intorno al mio
universo dopo che ho trovato lei, per focalizzarsi solamente su di lei. Non è
da me amare quello che gli altri non hanno, ma comunque Anastasia ha tutto ciò
che voglio e amo. E intendo tutto! La desidero con tutto nell’oscurità del mio
cuore e della mia anima. Se lei si fa male, io sanguino… Se provo ad evitarla,
sono perso, misero, ansioso, e ad un passo dalla mia distruzione. Se sono nella
stessa città con lei, figurarsi nella stessa casa, sono attratto da lei con una
gravità tale da perdere senno, volontà e desiderio, per stare vicino a lei. Traggo
conforto dal sapere che esiste nello stesso universo, sullo stesso piano dove
esisto io. Quando è nella stessa stanza, voglio toccarla, e quando la tocco,
voglio amarla, farla mia, reclamarla come se non ci fosse domani e come se
fosse l’unico momento che abbiamo. Mi sono reso conto che sto vivendo solo da
quando ho trovato lei. La vita senza lei sarebbe un abisso; semplicemente, non
posso vivere senza lei! Non posso vivere nei meandri dell’inferno! Ma metterei
l’inferno sottosopra solo per avvicinarmi abbastanza da vedere il mio paradiso!
Lei è il mio paradiso, è la mia pace, lei è tutto e di più!
Forse hanno tutti ragione su di me,
potrei essere innamorato di lei.
Have You Ever Really Loved A Woman - Bryan Adams
Forse sono accecato dalla stretta dei miei
sentimenti. Se quello che Elena e il Dr. Flynn è giusto – se quello che sento è
amore – potrebbe essere a mio danno. Devo tenermi all’interno dei paletti
creati dalle mie regole. E’ quello che conosco, e le mie regole hanno tenuto in
ordine la mia vita; anche se non ho problemi a fare qualche compromesso.
Cazzo! Questo è il tormento nella mia
testa, tra quello che conosco e quello che voglio! Quello che provo per
Anastasia è così forte che mi spaventa nel profondo! D’altro canto, so i
risultati del non scendere a compromessi; il risultato è qualcosa come Leila,
una donna distrutta e rovinata. Ma, io gli dico dall’inizio che questo è ciò
che cerco, e niente di più. Loro lo capiscono! Volontariamente si coinvolgono!
Sarebbe il massimo della disonestà se avessero avuto ulteriori motivazioni
oltre a quelle che hanno accettato, inoltre sono sempre stato esplicito e
comunicativo su tutto quel che volevo, e tutto quel che non mi piaceva.
Il peso di questi sentimenti mi soffoca
di nuovo, e mi ritrovo ad andare verso il pianoforte per far sfociare tutta la
miseria in cui sono immerso, che prova a soffocarmi. Abbasso il coperchio del
pianoforte per non svegliare Anastasia e inizio a suonare l’Opus 28, numero 4
in Mi minore di Chopin.
Chopin's Opus 28, Number 4 in E Minor
La musica è stato l’altro meccanismo
che ho sempre usato per fronteggiare le difficoltà – da quando avevo sei anni.
Ciò che non so dire a parole, lo dico in musica; lascio che le mie dita
scivolino sul piano riversando le emozioni che mi annebbiano la mente, mi
consumano. Inizio di nuovo a suonare, come se avessi un registratore, e una volta
che le note di Chopin iniziano a riempire di nuovo l’aria, mi ritrovo nella
bolla della piccola luce sul pianoforte che mi illumina mentre il resto della
casa è immersa nell’oscurità; e sono tutto solo nella mia anima lacerata, con
la mia miseria distruttiva.
Mi sento perso… perso nei miei
sentimenti che ho evitato così a lungo entrassero nella mia vita, perso in
quello che voglio e perso nei pensieri che lotto per trattenere, lasciando
trapelare solo ciò che conosco senza far del male a me o agli altri. Come può
un uomo come me che ha tutto, o almeno quasi tutto, essere così miserabile? Non
è così difficile se per iniziare sei cinquanta sfumature di tenebra – un
indegno pezzo di merda, come diceva il pappone. Indegno! C’è Leila che ha
bisogno del mio aiuto, ma è persa. Mi preoccupa anche che potrebbe avermi
inavvertitamente minacciato. Non credo che mi farebbe del male, ma potrebbe far
del male ad Anastasia. Dannazione! Dove diavolo è?
Mentre sto per annegare ancora più
profondamente nella mia miseria come un uomo ubriaco che trova sollievo nella
bottiglia, sento il suo sguardo che mi trascina di nuovo verso un posto sicuro,
mi inietta la vita… quello sguardo che promette solo cose buone, e voglia e
amore; no, non può essere amore… qualche specie di affetto… sì, ecco cos’è,
affetto, e la dolce scarica che la sua vicinanza mi sta dando risveglia i miei
sensi riportandoli qui e adesso. Ma,
perché è sveglia a quest’ora? Ha bisogno di riposare. Mi ritrovo ad
accigliarmi con lei, e tutte le emozioni provano a salire in superficie ora che
la sua presenza ha spazzato via le barriere.
“Dovresti essere a letto,” la
rimprovero mite.
“Anche tu,” mi risponde in tono mite,
come io ho rimproverato lei.
“Mi stai rimproverando, Miss Steele?”
“Sì, Mr, Grey,” risponde.
“Beh, non riuscivo a dormire,” dico
accigliandomi per l’irritazione e la rabbia che mi attanagliano quando penso
che i miei problemi che si profilano potrebbero dar problemi anche a lei,
nonostante io abbia intenzione di proteggerla.
Lei si avvicina alla panca del
pianoforte, e lentamente si accoccola vicino a me; mettendo la testa sulla mia
spalla nuda per guardarmi suonare. Mentre le mie dita si muovono esperte sui
tasti del pianoforte, con facilità, lei mi guarda incantata.
“Cos’era quello?” chiede dolcemente.
“L’Opus 28, numero 4 in Mi minore di
Chopin, se ti interessa,” mormoro in risposta alla sua domanda.
Mi giro e delicatamente premo le labbra
sui suoi capelli.
“Non volevo svegliarti,” dico
sinceramente.
“Non mi hai svegliato. Suona l’altro
pezzo,” dice.
“L’altro?”
“Il pezzo di Bach che hai suonato la
prima notte che sono rimasta qui.”
“Oh, il Marcello.”
Bach Marcello's played - Alexandre Tharaud
Inizio a suonare il pezzo del Marcello
lentamente e con risolutezza. E’ un brano triste e trascina tutte le emozioni a
cui non so dare voce che si riversano attraverso le mie dita, in un certo senso
dando voce a tutto il mio dolore, e alle mie grida silenziose. Le note tristi e
profonde lentamente e dolentemente riempiono la stanza, e ci circondano
stringendoci il cuore, echeggiando tra le pareti, ma anche creando una eco per
le urla della mia anima. E’ il mio lamento che non ho mai lasciato uscire con
la mia voce. Quando il pezzo finisce, lei apre lentamente gli occhi e chiede,
“Perché suoni solo musica così triste?”
Come posso dirti, Anastasia, che la mia
anima sta sanguinando, sta piangendo, sta provando a riempire il vuoto nel mio
essere e non sarà mai capace di chiuderlo. Forse questa è la resa dei conti
semplicemente per il mio essere… il mio esistere…
Ma la mia risposta per lei è solo
un’alzata di spalle mentre lei si sistema nella sua seduta alzando la testa
dalla mia spalla e guardandomi. La mia espressione è cauta; non voglio che
decifri la merda che c’è in me… Non fa per lei; è troppo pura per quello
schifo.
“Quindi avevi solo sei anni quando hai
iniziato a suonare?” chiede.
Annuisco in risposta ancora più cauto
vedendo dove questa conversazione sta andando a parare. Il piano è stato la mia
prima valvola di sfogo. Se ne parlassi, potrei lasciarmi scappare alcune
informazioni rispondendo alla sua domanda. Lei mi guarda con aspettativa, e un
sentimento caldo… amore?
Alla fine le do volontariamente
l’informazione.
“Mi sono sforzato ad imparare a suonare
il piano per far piacere alla mia nuova mamma.”
“Per apparire perfetto nella famiglia
perfetta?”
“Sì, in un certo senso,” dico evasivo.
Alla mia madre perfetta piaceva che i suoi bambini eccellessero in uno
strumento musicale, nelle arti marziali e nelle lingue. Avrei fatto di tutto
per farla felice. Mi ha salvato da una vita distruttiva e merdosa. Mi ha
mostrato che c’era un altro modo di vivere che non avevo mai saputo esistesse
nella mia giovane vita oltre agli abusi. “Perché sei sveglio? Non hai bisogno
di riposarti dopo gli sforzi di ieri?” chiedo provando a distrarla dalla sua
inquisizione iniziandone una tutta mia.
“Sono le 8:00 per me. E devo prendere
la mia pillola,” dice.
Alzo le sopracciglia per la sorpresa.
Sono felice che sia così responsabile, ma sono anche sorpreso per la sua scelta
di orario dato che viviamo sulla costa ovest, e ha iniziato il suo regime con
l’orario della costa est. E’ sempre la solita Anastasia.
“Fai bene a ricordarlo,” mormoro
impressionato. Le mie labbra si curvano verso l’alto quando ricordo che ha
iniziato un regime sensibile in un fuso orario che è tre ore avanti al nostro,
e per questo ora deve prendere la pillola alle 5:00 con la nostra ora locale.
Non smette mai di meravigliarmi come riesca a strapparmi via dalla mia miseria
con delle semplici cose e a distrarmi.
“Solo tu inizieresti un regime con la
pillola anticoncezionale che deve essere presa ad un orario specifico con un
diverso fuso orario. Forse dovresti aspettare mezz’ora e poi un’altra mezz’ora
domattina. Così alla fine potrai prenderla ad un orario ragionevole,” dico.
“Bel piano,” sussurra. “Quindi, cosa dovremmo
fare per mezz’ora?” dice sbattendo innocentemente gli occhi verso di me. Oh
piccola! Come fai a farmi questo?
“Forse potrei pensare ad un paio di
cose,” sorrido, mentre sento i miei occhi che brillano per la prospettiva. Lei
mi fissa impassibile.
“D’altro canto, potremmo parlare,”
suggerisce.
La mia fronte si increspa per la
delusione.
“Preferisco quello che ho in mente,”
dico mettendomela in grembo.
“Preferisci fare sesso invece che
parlare,” ride mentre prova a stare ferma tenendosi sulle mie braccia.
“Vero. Soprattutto con te,” dico
annusando i suoi capelli e poi inizio a creare una scia di baci da sotto
l’orecchio fino alla gola. “Forse sul mio pianoforte,” sussurro.
Sento che tutto il suo corpo si tende
per l’anticipazione. Proprio la reazione che speravo.
“Voglio chiarire una cosa,” sussurra.
Mi fermo un momento per ascoltarla prima di continuare il mio assalto sensuale
sulla mia fidanzata.
“Sempre così avida di informazioni,
Miss Steele. Cos’hai bisogno di chiarire?” mormoro contro la sua pelle alla
base del suo collo, senza smettere di darle dei baci delicati.
“Noi,” sussurra mentre chiude gli
occhi.
“Hmm…” mugolo, “cosa riguardo noi?”
dico, mentre fermo la mia scia di baci lungo la sua spalla.
“Il contratto,” dice.
Alzo la testa e poso lo sguardo su di
lei, un po’ divertito, e alla fine sospiro. Faccio scivolare le punte delle mie
dita sulla sua guancia.
“Be, penso che il contratto sia
opinabile, non trovi?” dico con voce bassa e roca, con i miei occhi addolciti.
“Opinabile?” chiede.
“Opinabile,” dico sorridendo. Lei mi
fissa confusa.
“Ma ci tenevi così tanto.”
“Beh, quello era prima. Comunque, le
regole non sono opinabili, quelle restano,” dico con l’espressione leggermente
indurita. Non lascio andare il mio controllo, o le regole di cui abbiamo
bisogno.
“Prima? Prima di cosa?”
“Prima…” dico fermandomi, e la mia
espressione cauta ritorna per affrontare questo territorio sconosciuto. “Del di
più,” dico facendo spallucce.
“Oh,” è la sua risposta.
“Inoltre, sei stata nella mia stanza
dei giochi per due volte, e non sei andata via correndo e urlando.”
“Ti aspetti che lo faccia?” mi chiede.
“Non mi aspetto niente di ciò che fai,
Anastasia,” dico seccamente, dato che lei è sempre fuori dalla norma.
“Quindi, lascia che chiarisca. Vuoi
solo che io segua sempre gli elementi del contratto che riguardano le regole,
ma non tutto il resto?”
“Tranne che nella mia stanza dei
giochi. Voglio che tu segua lo spirito del contratto nella stanza dei giochi, e
sì, voglio che tu segui le regole – sempre. Così saprò che sei al sicuro, e
riuscirò ad averti ogni volta che voglio.”
“E se infrango una delle regole?”
“Allora ti punirò,” rispondo.
“Ma non avrai bisogno del mio
permesso?”
“Sì, proprio così.”
“E se dicessi di no?” attacca.
La fisso per un momento. Conoscendo
Anastasia, potrebbe infrangere le regole e dire no alle punizioni quasi sempre.
La mia espressione è un po’ confusa. Non voglio mettere da parte le mie regole,
perché deve sapere che devo avere sempre il controllo.
“Se dici di no, dirai di no. Dovrò
trovare un modo per persuaderti,” dico. So essere molto creativo quando si
tratta di persuasione.
Lei si tira via da me immediatamente e
si alza creando una distanza tra di noi. Mi acciglio mentre lei abbassa lo
sguardo su di me. Appaio confuso dal suo comportamento, ma anche spaventato e
cauto. Sta andando via?
“Quindi l’aspetto delle punizioni
rimane,” dice cercando conferma.
“Sì, ma solo se infrangi le regole.”
“Avrò bisogno di rileggerle,” dice.
“Vado a prenderle per te,” dico come
l’uomo d’affari che sono provando a far accettare i dettagli di un contratto di
lavoro.
Mi alzo dal piano, e vado nel mio
studio. Accendo il mio computer e apro il file pdf con il suo contratto
modificato, e clicco “Stampa”. Appena la stampante ha sputato fuori il
contratto, prendo i fogli, esco dallo studio e torno nel mio salotto dove
Anastasia è immobile con un’espressione confusa che le ricopre la faccia.
“Eccolo qui,” dico porgendole il
contratto appena stampato. Ovviamente ho cancellato le parti alle quali non era
d’accordo.
REGOLE
Obbedienza
La Sottomessa obbedirà a qualsiasi
istruzione impartita dal Dominatore, immediatamente, senza riserve e con
sollecitudine. La Sottomessa accetterà qualsiasi attività sessuale considerata
appropriata e piacevole dal Dominatore, fatta eccezione per le attività
considerate limiti assoluti (Appendice 2). Lo farà con zelo e senza esitazioni.
Sonno
La Sottomessa garantirà di dormire
almeno sette ore per notte quando non è insieme al Dominatore.
Abbigliamento
Per tutta la durata del contratto, la
Sottomessa indosserà esclusivamente abiti approvati dal Dominatore. Il
Dominatore provvederà un budget per l’abbigliamento della Sottomessa, che lei è
tenuta a utilizzare. Il Dominatore, quando lo riterrà opportuno, accompagnerà
la Sottomessa ad acquistare i vestiti.
Esercizio fisico
Il Dominatore fornirà alla Sottomessa
un personal trainer quattro tre volte alla settimana in sessioni di un’ora alla
volta da concordare tra il personal trainer e la Sottomessa. Il personal
trainer riferirà al Dominatore i progressi della Sottomessa.
Igiene personale / Bellezza
La Sottomessa si terrà pulita e
depilata con rasoio e/o ceretta in qualsiasi momento. La Sottomessa si recherà
in un salone di bellezza a scelta del Dominatore nelle occasioni prescritte dal
Dominatore, e si sottoporrà a qualsiasi trattamento il Dominatore ritenga
opportuno.
Sicurezza personale
La Sottomessa eviterà di bere in
eccesso, fumare, assumere droghe, o mettersi in pericolo senza motivo.
Qualità personali
La Sottomessa eviterà rapporti sessuali
con persone che non siano il Dominatore. La Sottomessa si comporterà sempre in
modo rispettoso e modesto. Deve riconoscere che il suo comportamento ha un
influsso diretto sul Dominatore. Sarà ritenuta responsabile di qualsiasi
misfatto, trasgressione e comportamento scorretto commesso in assenza del
Dominatore. La trasgressione di una
qualsiasi delle regole precedenti provocherà un’immediata punizione, la cui
natura sarà determinata dal Dominatore.
**** ❦ ♡ ❧ *****
Legge attentamente ogni rigo, con
intenzione e piena comprensione. Appena ha finito di leggere, alza la testa e
chiede:
“Quindi la cosa dell’obbedienza rimane
ancora?” chiede.
“Oh, sì,” dico sorridendo. L’obbedienza
è molto importante per me. Senza di essa, non ho controllo. Lei scuote la testa
divertita, e più per forza dell’abitudine che intenzionalmente, alza gli occhi
al cielo e io mi accendo come un albero di Natale.
“Hai appena alzato gli occhi al cielo,
Anastasia?” sussurro in attesa.
Lei ha questa espressione da MOM
impressa sul viso. (Definizione – MOM: Momento oh merda!)
“Forse, dipende da quale sia la tua
reazione,” dice.
“La stessa di sempre,” dico scuotendo
leggermente la testa, e i miei occhi sono illuminati dall’eccitante possibilità
dello sculacciarla mentre le mie mani iniziano a prudere.
Lei deglutisce, e si guarda intorno per
una distrazione, o per un intervento divino.
“Quindi…” dice cercando una via di
fuga.
“Sì?” le chiedo, leccandomi il labbro
inferiore.
“Vuoi sculacciarmi ora,” dice.
“Sì. E lo farò,” risponde come un dato
di fatto.
“Oh, davvero, Mr. Grey?” mi sfida,
sorridendomi. Vuole giocare.
“Mi fermerai?”
“Dovrai prima prendermi,” dice e i miei
occhi si spalancano e sorrido, lentamente mi alzi in piedi per la sua reazione
di alzare la posta in gioco.
“Oh, davvero, Miss Steele?” chiedo.
Ora è dietro il bancone per la colazione,
e non c’è nient’altro tra di noi. Infatti potrei saltarci sopra e prenderla. La
mia adrenalina mi percorre per l’eccitazione, e lei si morde il labbro
inferiore aumentando il livello di eccitazione in me.
“E ti stai mordendo il labbro,”
sussurro, mentre mi muovo lentamente sulla mia sinistra e anche lei si muove
nella direzione opposta.
“Non puoi,” dice punzecchiandomi.
“Dopotutto, anche tu alzi gli occhi al cielo,” dice provando a ragionare con
me. Carina! Continuo a muovermi alla mia sinistra mentre lo fa anche lei.
“Sì, ma hai già alzato il livello di
eccitazione con questo gioco,” dico con occhi ardenti, e folle anticipazione.
“Sono abbastanza veloce, lo sai,” dice
noncurante.
“Anche io,” rispondo.
La seguo in cucina.
“Pensi di fare la brava e venire qui?”
chiedo.
“Lo faccio mai?” ribatte.
“Miss Steele, cosa intendi dire?”
ghigno.
“Sarà peggio per te se dovrò venire a
prenderti,” dico.
“Questo solo se mi prenderai,
Christian. E al momento, non ho intenzione di lasciarmi prendere,” dice
arditamente.
“Anastasia, potresti cadere e farti
male. Questo ti metterebbe in diretta contravvenzione alla regola numero
sette,” dico preoccupato.
“Sono stata in pericolo da quando ti ho
incontrato, Mr. Grey, regole o non regole,” risponde.
“Sì, è così,” dico fermandomi mentre
considero questa affermazione. Metto la gente in pericolo anche se lo faccio
involontariamente.
All’improvviso balzo in avanti verso di
lei e lei grida e corre verso il tavolo da pranzo. Riesce a scappare, e ora il
tavolo è tra di noi. Sono eccitato come un predatore, e sono a caccia…
completamente elettrizzato.
“Di certo sai come distrarre un uomo,
Anastasia.”
“Il nostro scopo è il piacere, Mr.
Grey. Distrarti da cosa?” chiede.
“La vita. L’universo,” dico muovendo le
mani a caso.
“Sembravi molto preoccupato mentre
suonavi,” commenta.
Mi fermo e incrocio le braccia,
divertito.
“Possiamo fare questo tutto il giorno,
piccola, ma ti prenderò, e sarà solo peggio per te quando lo farò.”
“No, non mi prenderai,” dice
testardamente. Guardandomi, misurando e valutandomi per prepararsi a correre.
“Qualcuno penserebbe che non vuoi
essere presa,” dico.
“Infatti non voglio. E’ questo il
punto. Quello che provo riguardo le punizioni equivale a quello che provi al
pensiero di me che ti tocco,” dice e mi ritrovo fermo, immobile, come se mi
avesse sparato, come se mi avesse fatto deragliare. Cosa? Come potrei fare
questo a lei? Fare qualcosa a lei con la stessa intensità di repulsione e
dispiacere che è stato fatto a me? Perché non me l’ha mai detto? E ancora peggio,
perché diavolo non ci sono arrivato? Sono un fottuto idiota!
“E’ così che ti senti?” sussurro, tutta
l’energia, tutta la volontà, mi è stata strappata via, sono terrorizzato dal
pensiero che potrei essere la persona che infligge qualcosa di tanto pugnace e
aberrante a lei. Sento tutta l’energia che mi abbandona come se fossi il guscio
di un uomo senza vita. Lei si acciglia.
“No. Non ha un effetto tale su di me,
ma ti dà una mezza idea,” mormora, fissandomi ansiosa.
“Oh,” dico completamente perso. Oh
merda! L’ho sculacciata, ed è stata quasi devastata! E la sua coinquilina mi ha
quasi preso a calci per cacciarmi di casa. Certo che l’avrebbe fatto, perché
non sapevo i danni che le stavo apportando. Cazzo! Cazzo! Cazzo! Che razza di
persona di merda sono! Io… io… io non so come rispondere a questa rivelazione.
Il mio sguardo si alza su di lei, assente, confuso, perso, la mia bocca è
spalancata.
“Lo odi così tanto?” sussurro con
l’orrore dentro che alla fine si riflette nei miei occhi. Orrore! Ecco cosa le
ho inflitto… alla donna che amavo… mi piaceva!
Lei si ferma e lentamente gira intorno
al tavolo da pranzo.
“Beh… no,” dice provando a
rassicurarmi. “No. Mi sento confusa a riguardo. Non mi piace, ma non lo odio
nemmeno.”
“Ma la scorsa notte, nella stanza dei giochi,
tu…” dico lasciando cadere la frase.
“Io lo faccio per te, Christian, perché
ne hai bisogno. Ma, io no. Non mi hai fatto male la scorsa notte. Quello era in
un contesto diverso, e riesco a razionalizzarlo internamente, e mi fido di te.
Ma quando vuoi punirmi, sono spaventata che mi farai male.”
Oh, Dio! Ecco il punto cruciale! Io
davvero voglio farle del male! Niente oltre il limite della sua sopportazione,
nondimeno, non cambia il fatto che lo voglio! E al momento, è più che vero.
Sono lacerato dentro. I miei occhi fiammeggiano come un incendio… sono incapace
di formare delle parole per esprimere i miei pensieri. Non so se il tempo si
ferma o si dilata, ma sembrano anni prima che riesca ad aprire di nuovo la
bocca.
“Voglio farti del male. Ma non oltre
qualsiasi cosa che tu non possa sopportare,” dico.
“Perché?” chiede.
Mi passo la testa tra i capelli, e
faccio spallucce. Lei scapperebbe, e non tornerebbe mai se sapesse la ragione.
Non potrei mai dirglielo. Mai!
“Ne ho solo bisogno,” dico fermandomi,
guardandola con angoscia, chiudendo gli occhi e scuotendola testa. Lei continua
a fissarmi indagando dolcemente, confusamente.
“Non posso dirtelo,” sussurro.
“Non puoi o non vuoi?” chiede.
“Non voglio.”
“Quindi sai il perché.”
“Sì.”
“Ma non vuoi dirmelo,” ripete cercando
conferma alla sua affermazione.
“Se lo facessi, correresti via da
questa stanza urlando, e non vorresti mai più tornare,” dico guardandola con
cautela come se stessi guardando un coniglio spaventato. “Non posso rischiarlo,
Anastasia,” dico con paura, trepidazione, e tutta la disperazione che mi
consuma per tenerla nella mia vita.
“Vuoi che io resti,” dice provando a
confermare quello che voglio.
“Più di quanto tu sappia,” sussurro
dolcemente. Morirei se la perdessi per sempre. “Non sopporterei di perderti.”
Il suo respiro si ferma.
Abbasso lo sguardo su di lei con tutta
la paura e il panico che salgono in superficie improvvisamente. Il soffocamento
per la paura della possibilità di perderla è qui a piena forza. La tiro tra le
mie braccia, la bacio, e la bacio con tutta la mia passione, il desiderio e
l’amore. Mio Dio! Penso di amarla! Lei è sorpresa mentre il mio panico e la
disperazione aumentano, e tutti quei sentimento vengono riversati nel mio
bacio.
“Non lasciarmi, ti prego!” le chiedo. “Hai detto,”
dico con il respiro accelerato “Hai detto che non mi avresti lasciato, e mi hai
implorato di non lasciarti, mentre dormivi,” mormoro contro le sue
labbra cercando di tenerla con me mentre la paura mi consuma, come se fossi un
bambino perduto. Non posso perderti Ana! E’ come se mi strappassi il cuore
prima di una qualsiasi separazione tra di noi. Non posso vivere senza il mio
cuore. Non posso vivere senza la mia anima!
“Non voglio andare,” dice dolcemente. Mi guarda con tutte le mie difese abbassate, le
barriere tolte, come se fossi un bambino nudo, con tutta la mia merda messa a
nudo... un piccolo bambino che si è perso negli abissi fino a trovare una
piccola luce, nel momento in cui lei è entrata nella mia vita.
Rolling the Deep by Adele
I miei occhi sono
spalancati e tristi, tormentati, mostrando quello che mi ha sempre tormentato,
specialmente nel buio della notte, quando sono solo. Lei mi guarda, con affetto
e amore.
“Fammi vedere,” sussurra.
“Farti vedere?” chiedo senza capire.
“Mostrami quanto può fare male.” Dice lasciandomi
di stucco.
“Cosa?” Cosa mi sta chiedendo? La mia
testa lo sta solo immaginando? Non mi dire che lei mi sta chiedendo di fare la
cosa che più detesta, tanto quanto io detesto essere toccato?
“Puniscimi. Voglio sapere quando può
essere brutto e fare male,” dice.
Faccio un passo indietro, non mi fido
di quello che ho sentito. Sicuramente il mio cervello è così pieno di merda che
contribuisce a tutta questa merda. Non posso mettere a rischio la mia relazione
con lei basandomi su false informazioni. Sono confuso. Voglio sentirlo ancora
una volta uscire dalla sua bocca. Voglio essere sicuro.
“Tu vuoi provare?” chiedo incredulo.
“Sì. Te l’ho detto,” dice.
Sbatto le palpebre. A che gioco sta
giocando?
“Ana,
tu mi confondi,” dico – è la sola cosa che mi viene in mente in questo
particolare momento.
“Lo sono anch’io. Sto cercando di
capirci qualcosa. Tu e io dobbiamo conoscerci, una volta per tutte, e dobbiamo
capire se posso farlo. Se riesco a sopportarlo, magari dopo tu…” dice, le
mancano le parole. I miei occhi si spalancano. Credo che voglia toccarmi, e se
lei è disposta a sopportare questo, dopo vorrà che anche io le dia qualcosa in
cambio, e sono sicuro sia l’essere toccato da lei. Ma, non voglio che il mio
non essere toccato fermi questa relazione. Sono lacerato. Ma che diamine?
Questa bella donna sta facendo una cosa che detesta solo perché vuole
soddisfare le mie esigenze e non voglio ricambiare? Sarei dannato se non lo
facessi! Finalmente ho una volontà d'acciaio e determinazione in tutto il mio essere,
e voglio lasciare che quella sensazione diventi parte di me. Socchiudo gli
occhi su di lei, guardo la mia ragazza soppesando le mie alternative. Questo è
quello che voglio, e c’è qualcosa che lei vuole in cambio da me.
Prendo la mia decisione, e bruscamente,
le prendo il braccio in una presa salda e mi giro uscendo dal salotto,
dirigendomi su per le scale e portandola nella stanza dei giochi.
"Ti farò vedere quanto doloroso
può essere, così che potrai decidere con la tua testa," dico fermandomi
vicino alla porta. C'è una sensazione che mi si muove dentro. Voglio darle
un'ultima possibilità di fermarsi, di fermarmi.
“Sei pronta per questo?” dico in tono
deciso sperando in una risposta sincera.
Annu isce decisa.
Apro la porta, tenendole il braccio,
prendo una cintura dalla rastrelliera dietro la porta accanto agli strumenti di
punizione, e la porto vicino alla panca di cuoio rosso, in un angolo della
stanza.
“Chinati sulla panca,” mormoro.
Fa come le ho detto . Le lascio l’accappatoio addosso.
“Siamo qui perché hai detto sì,
Anastasia,” le dico per farle capire che è stata lei a prendere la decisione di
entrare qui, per essere punita, ed è solo perché ho avuto il suo consenso, e
non lo farei mai senza.
“E sei scappata da me. Ti colpirò sei
volte e tu conterai insieme a me,” le dico elencandole i motivi per cui è qui.
Deve ricordare quello che non deve mai fare in futuro. Ecco perché la faccio
contare. Le serva come avvertimento per il futuro.
Le sollevo il lembo dell’accappatoio,
accarezzandole il sedere, su entrambe le natiche fino alle cosce.
“Sto per fare questo, per ricordarti
che non devi scappare da me, per quanto possa essere eccitante, non voglio che
tu lo faccia mai più,” sussurro. Anche nel solo gioco, la sua fuga, è
devastante per me.
“E hai alzato gli occhi al cielo. Sai
cosa penso di quel gesto,” dico con la voce ferma da dominatore. Proprio come
dev’essere il mio personaggio in questa stanza.
Alzo la cintura e la faccio scoccare
sul suo sedere duramente, come se non potessi trattenermi. Grida di dolore e
per lo shock per il morso della cinghia, prende aria, come se i suoi polmoni
fossero a corto, come se stesse soffocando.
"Conta, Anastasia!" le
ordino. In qualche modo, con il conteggio di Anastasia è un riconoscimento
della mia posizione dominante su di lei che è una svolta enorme.
"Uno!" grida verso di me come
per dire 'vaffanculo Grey!'
La colpisco di nuovo, e il suo
fondoschiena è incandescente lasciando il segno della cinghia sul sedere: una
striscia lunga, mentre il suono che riecheggia nella stanza.
"Due!" urla.
La sua voce aumenta la mia libido dieci
volte il limite del mio respiro aspro e irregolare. Alzo la cintura, solcandole
la carne.
"Tre!" urla, e sento le sue
lacrime scorrere, ma non sta protestando, e non mi blocca.
La colpisco ancora. E ancora
“Cinque...” dice con voce strozzata più
che arrabbiata o scoraggiata. Il suono della sua voce risulta strozzato, e il
suo posteriore è rosso come la bandiera cinese, ma ancora non pronuncia la
safeword. Uso la cintura per l’ultima volta.
"Sei," sussurra, non appena
la colpisco, tirandola poi tra le mie braccia, dopo che lei ha sopportato tutto
questo per me! Ma lei mi spinge via, lotta, per ritrovarsi fuori dalla mia
portata.
“Lasciami... no...” spingendomi via e lottando contro di me. Si allontana da me.
Monster - Lady Gaga
Cerca di scappare. Oh Dio! No! Cosa ho fatto?
“Non toccarmi!” sibila raddrizzando la
schiena. Sono completamente sconcertato, i miei occhi sono spalancati e
spaventati, con la consapevolezza che avrebbe potuto scattare, e scappare. Lei
si toglie con rabbia le lacrime dagli occhi, con il dorso della mano mentre mi
fissa.
“E’ questo quello che davvero ti piace?
Vedermi così?” dice mentre di asciuga il naso con la manica dell’accappatoio.
La guardo, diffidente, incapace di
parlare.
“Beh sei un fottuto figlio di puttana!”
“Ana,” supplico, shockato. Non volevo
portarla qui. Ma lei ha voluto. Cosa ho fatto? Perché sono stato d’accordo pur
sapendo che lei odia essere punita? Come diavolo ho potuto rovinare il mio
unico rapporto sano in questo modo?
“Non osare chiamarmi ‘Ana’! Devi risolvere
i tuoi cazzo di problemi, Grey!” dice, rivolgendomi le sue ultime parole,
completamente arrabbiata, smarrita, e ferita. Capisco in questo momento che in
realtà io ferisco le persone. Io sono cattivo fino al midollo! Ho ferito le
persone che si prendono cura di me! Ho fatto del male all’unica donna che mi
piace davvero tanto! E a questo punto, realizzo che lei potrebbe andarsene.
Detto questo, esce dalla porta
chiudendola dietro di se, lasciandomi solo.
Cosa ho fatto? Non posso vivere senza
di lei! Io… Io semplicemente non posso! Sono una merda, un ragazzo schifoso che
non serve a niente, non valgo nulla, eppure
voglio il suo affetto, io voglio il suo amore, ho bisogno di lei qui,
con me. Farò qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per lei, per farla stare con me.
Se ne è appena andata. Porto le mani
nei capelli, sbigottito, ma questa volta le mie dita li tirano per la
disperazione O mio Dio! Ho appena…. Entro in iperventilazione. Ho appena
permesso all’unica donna che abbia mai amato di andarsene. Cosa c’è di
sbagliato in me?
Sono assolutamente, totalmente,
completamente fottuto! Cinquanta sfumature? Io sono la cosa peggiore che la
maledetta puttana abbia dato alla luce! Beh, sei figlio di una puttana! Oh,
Dio! Che cosa ho fatto? Potrò mai riscattarmi? Sono congelato al mio posto, non
sono in grado di muovermi. Cosa devo fare? Lei mi odia! Lei veramente, veramente
mi odia! Ti prego, Dio! Io non lo sopporto! Ascoltami! Aiutami! Non valgo
niente, ma ti sto chiedendo aiuto ora! Per favore! Aiutami! Salvami dalla mia
miseria! Lei è l'unica che io abbia mai amato e lei ora mi odia...
“Per favore,” una flebile supplica esce
dalle mie labbra. “Per favore Dio... Non ho nessun’altro a cui chiedere aiuto.
Aiutami! Lei mi ha lasciato!”
Fin almente trovo la forza per muovermi
dal mio stato, e vado verso la porta, Lei non è qui. Vado nella mia camera ed
entro in bagno, prendo il tubetto di Advil e una lozione per lenire il dolore
al sedere. Mi ritrovo ad andare verso la sua camera. Lentamente apro la porta
ed entro. L’alba è su di noi, ma è come se il sole si fosse fermato e non
avesse intenzione di tornare a brillare su di me. E’ rannicchiata di lato sul
letto, perché il fondoschiena è ferito e lei sta soffrendo, la testa è
affondata nel cuscino e sta singhiozzando. Le parole delle sua compagna Kate mi
tornano alla mente “Da quando ti conosce piange tutto il tempo.” Sono
combattuto dentro, in un milione di pezzi. Mi odia davvero… Io mio odio! Perché
lei non dovrebbe?
Poso l’Advil e l’arnica sul comodino, e mi siedo sul letto che si sposta sotto il
mio peso mentre mi arrampico vicino a lei, vicino ai suoi incessanti
singhiozzi.
“Shh ,” sussurro. Lei è
congelata, immobile nella sua posizione, rigida, completamente inflessibile. Il
mio cuore si spezza di nuovo. L’ho ferita! “Non combattere con me, Ana, per
favore,” sussurro. Non ce la faccio. Gentilmente la tiro tra le mie braccia affondando
la testa tra i suoi capelli, baciandole il collo. Non posso sopportare di
perderla. Semplicemente non posso!
“Non odiarmi” le sussurro supplicandola, “per favore,” sussurro sulla
la sua pelle morbida.
Hard to Say I'm Sorry by Az Yet
La mia anima è dolorante, e sono perso. Ricomincia a singhiozzare. Continuo a
baciarla dolcemente, teneramente, ma sono sicuro che lei non mi voglia più.
Restiamo distesti per un tempo che
sembrano anni. L’ho persa, sto pregando in silenzio che lei non mi abbandoni,
che mi perdoni e che smetta di odiarmi. So che ci vorrà tempo, ma sono
innamorato di lei. Finalmente si rilassa e smette di piangere. L’alba arriva e
se ne va, e una leggera luce mattutina fa arrivare il giorno, con luce sempre
più intensa. Mentre noi siamo ancora qui, tranquilli.
“Ti ho portato dell’Advil e
dell’arnica,” dico dopo molto.
Si gira verso di me molto lentamente.
Guardadomi. La sua testa è appoggiata al mio braccio. I miei occhi sono
inflessibili ai miei pensieri e alle mie paure.
Mi guarda come se mi stesse guardando
per l'ultima volta. Oh, no! Cerco di non lasciare trapelare nulla dal mio
sguardo, tenendo gli occhi su di lei senza sbattere le palpebre. Mi accarezza
la guancia e scorre la punta delle dita attraverso la mia barba. Chiudo gli
occhi ed espirare un po' al suo tocco, che è diventato la mia ancora di
salvezza.
“Mi dispiace,” dice. Cosa? Perché? E
questo da dove arriva? Sta per dirmi che non può funzionare?
Apro gli occhi e la guardo perplesso.
"Per che cosa?"
"Per quello che ho detto,"
dice dandomi sollievo. Forse non se ne andrà. Forse possiamo risolvere la cosa.
"Non mi hai detto niente che già
non sapessi," dico con gli occhi dolci. "Mi dispiace di averti fatto
male," dico.
Lei alza le spalle
“Te l’ho chiesto io.” Mi guarda e
deglutisce. Questo non va bene.
“Non penso di essere tutto quello che
vuoi,” sussurra. Spalanco gli occhi, e la guardo. La mia paura prende il
sopravvento.
“Tu sei tutto quello che voglio” Le
dico. Ho aspettato così a lungo, di trovare qualcuno come
lei, e in qualche modo la Divina Provvidenza è stata abbastanza gentile da far
incrociare le nostre strade. Ora, cazzo, sono sul punto di perderla.
A Thousand Years by Christina Perri
C'è un
buco nel mio petto e io non ce la faccio. E' qui, ma a chilometri di distanza.
Lei sembra confusa.
"Non capisco. Io non sono obbediente, ed è sicuro come l'inferno
che non ho intenzione di farti fare ancora questo. E questo è quello che ti
serve, l'hai detto tu. "
Chiudo gli occhi e lotto con la mia
parte migliore del cervello. Ho appena realizzato di essere innamorato di lei.
L'amore mi obbliga a fare ciò che è meglio per lei, e non per me? Il Dr. Flynn mi ha
detto di recente che, “C’est cela l’amour, tout donner, tout
sacrifier sans espoir de retour.” In che modo l’ho capito adesso, ed è
troppo tardi. “L’amore è dare tutto,
sacrificare tutto e non ricevere nulla in cambio,” e devo fare ciò
che è meglio, nel suo interesse, e in quello di Christian Grey. Devo lasciarla
andare. Fare ciò che è meglio per lei sapendo che sarà impossibile cambiare i
miei modi.
“Hai ragione. Dovrei lasciarti andare. Non vado bene per te,” dico
completamente devastato.
You Know I'm No Good by Amy Winehouse
L'amore è dare tutto senza aspettarsi nulla in cambio.
Te ne vai con il mio cuore e l'anima, sarò lasciato con meno di quello che
avevo quando mi ha trovato.
I suoi occhi si spalancano alla mia risposta. "Io non voglio
andarmene," sussurra, e gli occhi le di riempiono di lacrime. Il sollievo
mi riempie.
“Nemmeno io voglio che tu te ne vada,”
sussurro con voce roca. Le accarezzo la guancia asciugandole una lacrima con il
dito. “Ho iniziato a vivere quando ti ho incontrata,” riesco a malapena a
sussurrare. Il mio pollice traccia il contorno del suo labbro inferiore.
“Anche io,” sussurra di rimando. “Sono
innamorata di te, Christian,” dice, e sentir questo da lei quando lei è
cosciente e sveglia, mi paralizza, il mio respiro si mozza. Lei mi ama? Ama
questo inutile pezzo di merda di un uomo? Non può! Lei non dovrebbe! Non sono
niente! Sono un niente per lei. I miei occhi si spalancano con puro terrore.
Questo è molto, molto male! Male per lei, e male per me.
“No,” ansimo come se avessi sentito la
peggior notizia a questo mondo. Mi sento come se la vita si fosse spenta.
“Non puoi amarmi, Ana. No... questo è
sbagliato,” dico completamente inorridito.
“Sbagliato? Perché è sbagliato?”
chiede.
“Beh, guardati. Non posso farti
felice,” dico con la voce piena d’angoscia.
“Ma tu mi fai felice,” dice corrugata.
“Non adesso, non se faccio quello che
voglio fare,” e questo è il punto cruciale, perché sono un pezzo di merda e
voglio farle male. Sembra triste e disperata.
“Non supereremo mai questa cosa vero?”
sussurra con voce piena di paura. Scuoto la testa tristemente. Lei chiude gli
occhi come se non potesse sopportare di guardarmi. Io sono una merda, un figlio
puttana! Perché devo distruggere ogni cosa buona che mi viene incontro sulla
mia strada?
“Allora... è meglio che me ne vada
adesso,” mormora facendo una smorfia mentre si siede.
“No, non andare,” dico mentre il panico
mi consuma completamente.
“Non c’è alcun motivo perché io resti.”
Sembra invecchiata di dieci anni in queste ultime ore, come se il peso del
mondo la stesse usurando. Esce dal letto e io la seguo.
“Devo vestirmi. Vorrei un po’ di
privacy,” dice con voce piatta, senza enfasi dirigendosi in bagno e lasciandomi
solo in mezzo alla stanza.
Oh per Dio! Cosa diavolo ho fatto? Mi
sta lasciando! Lei mi sta lasciando! Non riesco a respirare! Vado avanti e
indietro per la stanza. ... Cosa posso fare? Come faccio a fermarla? Sono
completamente, assolutamente, irrimediabilmente distrutto ... niente può
aiutarmi, se non lei!
Unbreak my heart by Toni Braxton
Vado nel mio studio, e compongo il
numero di Taylor. Risponde al primo squillo. La mia voce è tesa, e
disturbata, per la prima volta dopo
molto, molto tempo, non riesco a controllare le mie emozioni.
“Taylor,” dico. E con questa solo
parola, faccio scattare in lui una campanella d’allarme.
“Sto arrivando Signore,” e lui è da me
in 15 secondi netti. Quando arriva nel mio ufficio è vestito e pronto per
qualsiasi cosa.
“Cos’è successo Signore? Si sente bene?
Miss Steele sta bene?”
“Mi sta lasciando Taylor. Voglio che tu
la riaccompagni a casa,” dico, pur riconoscendo la mia voce carica
disperazione. Erigo le mie mura di nuovo. "Voglio che tu sia pronto.
Questo è tutto, "dico con voce impassibile. Questo è l'unico tipo di voce
che al momento sono in grado di gestire.
Lui lascia il mio ufficio.
Ho vestiti di ricambio nel mio ufficio,
mi metto dei jeans e una maglietta nera. I miei piedi sono nudi. Torno fuori
nella zona soggiorno, in modo da poter cercare di convincere Anastasia l'ultima
volta.
Il mio Blackberry suona. Fanculo! Con
tutto il tempo che ha avuto di suonare, suona adesso! E’ Welch.
“Signore. Ho delle novità,” dice.
“Di cosa diavolo di tratta?” dico
impaziente.
"Abbiamo convinto il marito di
Leila a darci delle informazioni. Lei lo ha contattato. Qualcosa di tragico le
è successo e gli ha chiesto di aiutarla. Ma lui le ha detto di andare a farsi
fottere e che non gli importava quello che le succedeva."
"Ha detto che cosa!" grido, e
vedo Anastasia entrare nella stanza attraverso con la coda dell’occhio, e il
mio grido la fa sobbalzare.
“Be ', avrebbe potuto dirci la verità,
cazzo. Qual è il suo numero? Ho bisogno di chiamarlo ... Welch, questo è un
cazzo di problema." La guardo con occhi torbidi e pensierosi senza
distogliere lo sguardo. "Trovala," sbotto, e interrompo la chiamata.
Anastasia si avvicina al divano e
raccoglie il suo zaino, mi sta completamente ignorando. Con mio orrore, lei
tira fuori il suo Mac, e si dirige verso la cucina, ponendolo con attenzione
sul bancone insieme al suo Blackberry e alle chiavi della macchina. Si gira
verso di me mentre la guardo inorridito. Perché lei mi ha ferito così? Le ho
dato quelle cose, sono sue ... Io non le rivoglio indietro!
"Ho bisogno dei soldi che Taylor
ha ottenuto per il mio Maggiolino," dice con voce chiara e tranquilla,
completamente priva di emozione, come se
avesse messo il pilota automatico. Conosco quella voce. E’ la stessa che ho
usato con Taylor.
"Ana, io non voglio queste
cose," dico con incredulità, quasi in grado di controllare la crepa nella
mia voce. "Per favore, prendile."
"No, Christian. Le ho accettate
solo per non discutere, e adesso non le voglio più."
“Ana, sii ragionevole,” la sgrido.
“Non voglio avere niente che mi ricordi
te. Ho bisogno dei soldi che Taylor ha ottenuto vendendo la mia macchina,” dico
in risposta con voce monotona.
Deglutisco incredulo. Sta cercando di
sradicarmi dalla sua vita. Lei non vuole avere niente di me! Nemmeno un
ricordo. Oh, Dio!
"Stai veramente cercando di
ferirmi?" chiedo in un sussurro.
“No,” aggrotta la fronte, fissandomi.
L'amore è ancora nei suoi occhi con profonda tristezza. "Non lo sto
facendo," dice in un sussurro triste. "Sto cercando di proteggere me
stessa," e questa affermazione mi fa ancora più male.
I Have Nothing - Whitney Houston
"Per favore, Ana, prendi quella
roba."
"Christian, io non voglio
combattere. Ho solo bisogno dei soldi."
Chiudo gli occhi a fessura su di lei,
sperando di intimidirla. Lei mi guarda impassibile, non sussulta, e non si tira
indietro. Questo è il suo volto inflessibile. Non posso forzarla.
"Vuoi che ti faccia un
assegno?" chiedo con tono acido.
"Sì. Penso di potermi
fidare."
Sto avendo il peggior giorno della mia
vita. Il fottuto marito di Leila ha avuto contatti con lei e non ci ha detto
nulla. Al momento lei è fuori da qualche parte cercando di far del male a se
stessa o agli altri. E la mia fidanzata, l’unica ragazza che abbia mai amato,
mi sta lasciando. Vado nel mio studio. Compilo l’assegno per Anastasia. Lo
metto in una busta e torno nel salotto. Lei non crede che Taylor abbia ottenuto
una cifra così alta, ma è la verità.
“Taylor ha ottenuto un buon prezzo. E’
un’auto d’epoca. Puoi chiederlo a lui. Ti porterà a casa,” dico facendo cenno
al di sopra della sua testa. Lei si gira e vede Taylor in piedi sulla porta,
vestito di tutto punto, pronto per andare.
“Perfetto. Posso andare sola a casa,
grazie,” risponde. Si gira a guardarmi, e riesco a malapena a contenere la mia
rabbia nei miei occhi. Perché non mi dà mai ascolto? Perché non può fare un
ultimo gesto per me? Perché Ana? Perché mi fai questo? Perché mi lasci?
“Vuoi sfidarmi fino alla fine?” chiedo
gelido.
“Perché cambiare le abitudini di una
vita?” dice scrollando le spalle.
Chiudo gli occhi e mi passo una mano
nei capelli esasperato.
“Per favore, Ana, lascia che Taylor ti
riaccompagni a casa,” la prego.
“Vado a prendere l’auto, Miss Steele,”
annuncia Taylor in modo autoritario Magari lui lo ascolterà. Lei pensa a lui
come ad uno zio. Annuisco a Taylor e va a preparare l’auto.
Lei si gira verso di me. Siamo a circa
quattro metri di distanza. Faccio un passo avanti per stringerla un’ultima
volta sapendo di non essere in grado di lasciarla andare, ma lei fa un passo indietro
automaticamente come se avesse raggiunto e preso il mio cuore e lo avesse
sbattuto a terra. Mi fermo. Sta scappando da me, e io sono assolutamente
angosciato. Oh Dio! Lei non mi vuole. Fa male. L'ho ferita profondamente, e lei
non vuole nemmeno avermi vicino. Il dolore e un’agonia straziante si riversano
dalle mie cellule, da tutto il mio essere. Brucio di desiderio e disperazione.
Voglio solo correre da lei, e tenerla stretta a me e non mollarla! Lasciatemi
Ana, per favore!
Run to You by Whitney Houston
“Non voglio che tu te ne vada,” mormoro
in un ultimo tentativo. Per favore piccola! Non andare. La guardo. E’ a portata
di mano, ma lei ha eretto un muro tra di noi.
“Non posso rimanere. So cosa voglio e
tu non puoi darmelo, e io non posso darti quello di cui tu hai bisogno,” dice
con tono disperato.
Faccio un altro passo in avanti, ma lei
alza le mani fermandomi.
“No, per favore.” Vedere il suo stop,
mi dispera. Non può tollerare nemmeno il mio tocco. Mi sento morire come se
fossi trafitto da mille coltelli. “Non posso farlo.”
Prende la valigia e lo zaino, e si
dirige verso l’atrio. La seguo mantenendo una certa distanza. Chiamo
l’ascensore e le porte si aprono. Entra.
“Addio, Christian,” mormora.
“Ana, addio,” dico con un sussurro.
Sono un uomo finito, Sono solo un uomo distrutto, nel dolore straziante in
questo momento. Mentre lei distoglie i suoi occhi pieni di lacrime da me, io
sono completamente distrutto; lei potrebbe aver portato tutto con lei, perché
nel secondo in cui le porte dell'ascensore si chiudono, la mia anima mi lascia
con Ana, come se non l’avessi mai avuta.
Take My Love With You - Bonnie Raitt
L’unica donna che abbia mai amato, mi
ha appena lasciato... Il vento, la sensazione del nulla mi mette ko, e la sua
partenza mi sembra come se qualcuno avesse spento le luci e portato via il
sole. Cado in ginocchio sotto il peso
degli eventi. Mi sento come Atlante che regge il mondo sulle spalle. E per la
prima volta nella mia vita da persona adulta, mi metto a piangere con la testa
sprofondata nelle mani.
Tutto questo è solo colpa mia! Sono un
fottuto figlio di puttana! Una puttana sarebbe stata meglio, invece è peggio:
una puttana drogata! Come posso lavar via questa merda così da non ferire più
nessuno? Ho contaminato e ferito la mia piccola, la mia fidanzata, la mia
donna, il mio unico amore!
Mi alzo dal pavimento risolutamente, le
lacrime scorrono ancora sul mio viso spontaneamente. Potrei imbattermi in Mrs
Jones mentre pulisce il pavimento, ma chi può dirlo? Riesco a malapena a vedere
dove sto andando, i miei occhi e la mia mente sono completamente offuscati.
Vado verso la camera da letto e poi
direttamente in bagno, e le lacrime mi rigano ancora il viso. I singhiozzi
cessano. Quasi mi strappo la camicia di dosso e mi levo i jeans. Apro l’acqua calda ed entro in doccia. Prendo
una spazzola e la riempio di schiuma e inizio a lavare via lo sporco, la merda
che ho avuto addosso in tutti questi anni a causa del pappone della
puttana. Strofino, strofino, strofino
senza sosta, dove ci sono i segni della
sigaretta, tutti quei posti che non ho mai permesso ad Anastasia di toccare.
Sono disgustato da me stesso. Mi odio! Strofino, strofino, strofino, strofino,
il mio petto è nudo e rosso. Passo poi alle braccia e alle mani. Queste mani
che hanno fatto del male ad Anastasia! Strofino… e continuo a farlo, su e ancora
e ancora. Non riesco a raggiungere la schiena. Ho una spazzola con un manico da
qualche parte. Esco dalla doccia, gocciolando e insaponando dappertutto, ma non
m’interessa, cerco ma non trovo, guardo nell’armadio ma no c’è nulla, sbatto
l’anta talmente forte che si apre e si chiude diverse volta prima di fermarsi e
rimanere chiusa.
Insapono quella spazzola, e mi strofino
la schiena ancora e ancora e ancora, finché non è escoriata e dolente. Il
dolore è un bene. E’ una sensazione familiare. Esisto ancora su questo pianeta
dove vive Anastasia. Resto sotto l’acqua calda per un tempo che sembra
infinito, e la realizzazione che Ana mia ha lasciato mi colpisce fin dentro di
nuovo, facendomi diventare le ginocchia deboli ancora una volta, e collasso
nella doccia con la schiena poggiata alla parete. Afferro le mie ginocchia, e
lascio che il dolore mi consumi mentre la mia miseria scende su di me in
picchiata, come un aeroplano in caduta libera e senza controllo.
Non vedo nulla, non posso pensare a
niente, e non riesco a raccogliere un pensiero coerente fatta eccezione per
Anastasia.
“Mr. Grey?” sento una voce esitante.
Non rispondo. La voce è morbida, ma distante. Io non sono qui. Mi sento come se
avessi lasciato il mio corpo, come se fossi un osservatore lontano, che guarda
dall’alto, ovunque, sul pavimento della doccia. Sono come uno zombie nella mia
pelle.
Zombie by the Cranberries
“Mr. Grey?” questa volta la voce è più vicina.
“Oh, Signore!” ora la voce è piena
d’ansia, preoccupata e spaventata. Sicuramente non per me...
“Taylor!” Oh, la voce è forte questa
volta.
“Taylor! Jason Taylor! Porta il tuo
culo qui! ” ma che linguaggio usa questa donna! Chi è?
Sento dei passi. No, sento il rumore di
passi veloci, sempre più forte, e infine si fermano prima dell'entrata del mio
bagno. Qualcuno entra nella doccia. Che uomo rude! Non devi entrare nella
doccia con un altro uomo se non sei invitato!
“Signore! Signore!” urla “Signore mi
sente?”
Chiude l’acqua e mi accorgo che il suo
abito scuro è intriso.
"Gayle, passami paio di
asciugamani per favore!" urla un ordine, efficiente come un soldato.
Tutto ad un tratto vengo issato in
piedi, e un grande asciugamani morbido mi viene avvolto intorno alla vita e un
altro sul mio torso.
“Vai nel mio ufficio, e prendi il kit
di pronto soccorso,” detta un altro ordine
tagliente e poi risponde ad una domanda che non ho sentito.
“Sono etichettati. Primo soccorso, e
bruciature.”
Sento passi allontanarsi.
"Signore la porto a letto
ora," mi parla dolcemente come se stesse parlando con un bambino piccolo.
Annuisco. Mi porta verso il mio letto, e c'è una scatola sul mio cuscino. Jason
sta per rimuoverla, ma si ferma.
"Questa è da Miss Steele,"
dice a bassa voce. Tutti i miei spiriti ritornano a me e la forza inizia a
scorrermi dentro.
"Questo è mio!" dico
tirandola fuori delle mani di Taylor, come se il suo tocco potesse profanare un
elemento sacro.
La stringo a me, e vedo gli occhi di
Taylor guardami con un'espressione che ho mai visto in precedenza. È la
compassione? Quando finalmente metto la scatola sul letto, non vedo che quella.
Questo mi ricorda i momenti felici.
Grazie
Ana
Guardo la scatola per tanto tempo.
Sento un suono strano. Un suono
soffocato. Guardo Taylor e Mrs. Jones le cui espressioni preoccupate si
rispecchiano a vicenda. Chi diavolo è che sta facendo quel suono? Quando due
gocce cadono sulla scatola che contiene un kit per costruire un alienate
modello Blahnik L23, realizzo che sono io quello che emette il suono soffocato.
Taylor si sposta a disagio sui piedi.
Annuisce a Mrs. Jones e lei lascia la stanza con un’espressione preoccupata.
“Mr. Grey?” chiede Taylor.
“Hmm...” è tutto quello che riesco a
dire.
“Devo prestarle i primi soccorsi
Signore,” dice sottovoce.
“Per cosa?”
“La sua pelle è un po’ infiammata
Signore. Questo velocizzerà il processo di guarigione.”
“Lo farò da me Taylor,” dico finalmente
trovando la mia flebile voce, forse come
un ordine, con tono fermo. Penso di sentire Taylor tirare un sospiro di
sollievo. Se non posso lasciare che Anastasia mi tocchi di certo non posso
permettere che Taylor mi presti le cure di primo soccorso. Non è niente in
confronto al fondoschiena di Anastasia.
“Starà bene Signore?” chiede Taylor
esitante.
No, penso tra me e me. Non starò mai
bene senza Anastasia.
“Come stava Miss Steele?” gli chiedo.
“Signore...” esita “Lei… lei non stava bene Signore,” dice
piano. Lo guardo esortandolo a dirmi di più. E’ stata l’ultima persona ad
entrare in contatto con l’unica donna che abbia mai amato. Voglio sentire, e
non importa quanto sarà doloroso!
Esita.
“Taylor, vuoi dirmelo? Come stava? Che
aspetto aveva? Ti ha detto qualcosa?”
Taylor mi guarda come se parlando
tradisse la fiducia che Anastasia ha riposto in lui parlandogli. E’ tranquillo.
“Taylor?” chiedo bruscamente. Ma lui non si
tira indietro.
“Era devastate, Signore. Ha pianto e
singhiozzato fino a casa. E’ rimasta rannicchiata su se stessa sul sedile
posteriore, e piangeva,” dice. Le sue parole sono come una coltellata.
“L’hai aiutata a portare le cose in
casa?”
“Non ha voluto alcun aiuto Signore... Lei ha
solo...” fa una pausa guardando lontano, “è barcollata fuori dall’auto e se ne
è andata da sola.”
“Grazie Taylor,” mormoro. “Sarò a casa tutto
il giorno oggi. Ho questo modello di
aliante da costruire, che Anastasia mi ha dato. Quindi non andremo al ballo
stasera. Di’ al Mrs Jones di preparare il pranzo per oggi.”
“Sì, Signore!” dice con un più
entusiasmo che preoccupazione. Taylor lascia la stanza. Prendo una delle
lozioni che Mrs Jones ha portato e la strofino sul petto. Ho messo una t-shirt
nera e dei pantaloni nero quasi a
sottolineare la mia miseria.
Prendo il mio aliante Blahnik L23, e
vado verso il soggiorno. Mrs Jones, è impegnata a preparami un sandwich.
“Cosa vuole bere Signore?”
“Vino per favore,” dico.
Il mio Blackberry suona, si trova sul
bancone della colazione. Corro a rispondere, sperando che sia Anastasia e Mrs
Jones si gira a guardarmi speranzosa.
“Ana!” dico senza respiro.
“Ciao Christian! Sono Elena...” è la
risposta.
"Che cazzo vuoi?" dico e il
mio tono è di ghiaccio.
"Ti ho chiamato in un brutto
momento?" chiede.
"Pessimo! Sei l'ultima persona con
cui voglio parlare in questo momento Elena!" le ringhio.
"Christian, ti ho offeso in
qualche modo?" chiede con un filo di voce.
"Se proprio vuoi saperlo!
Anastasia mi ha lasciato!"
“Ma, perché? Pensavo che le cose stessero andando bene... "dice.
"Perché? Perché,
io sono un fottuto figlio di puttana! Ecco perché! Te l'ho detto, lei è un
angelo, e io sono la progenie del diavolo! Io distruggo tutte le cose
buone!"
"Christian, non
essere così duro con te stesso! Non era una grande sottomessa comunque. Sapevo
che non poteva gestire il nostro stile di vita. Ti ho detto di scaricarla.
Guarda quello che ti sta facendo! Ti ho detto che l'amore è un sentimento
inutile, e tutto quello che hai avuto è sofferenza, caro ... " dice, e io
ho avuto a che fare la sua merda!
"Chiudi quella
cazzo di bocca Elena! Se avrò bisogno di te, sarò io stesso a chiedertelo. Ti
ho appena detto che la mia ragazza mi ha lasciato, e tu mi stai dicendo di
darle un calcio in culo. Pensa, indovina un po'? Il tuo desiderio è stato
esaudito. Io sono stato preso a calci in culo, e non sono mai stato così
miserabile in tutta la mia vita! Ha portato via il sole dalla mia vita! Ha
preso la mia anima! Mi sono perso in un abisso! Hai una qualche idea del tormento che sto attraversando in questo
momento? Naturalmente no! Tu non hai mai amato nessuno oltre a te stessa! E ora
hai il coraggio di dirmi che il fatto che se ne sia andata è solo una
liberazione!”
"Christian, ma ..."
"No, senza ma
Elena. Ho chiuso con quella merda! Ho bisogno di ripulirmi da quella merda! Lei
è la mia vita! La mia anima! Come posso vivere senza la mia vita, senza la mia
anima!"
"Mi dispiace
Christian! Non sopporto di vederti star male!"
"Risparmia il
tuo dispiace per qualcuno a cui interessa! Devo andare. La mia ragazza mi ha
dato un modello di aliante, e dovrò costruirlo. Non chiamarmi se non lo farò
io!" Riattacco.
Mrs Jones è
immobile al suo posto, ma mi porta il
piatto e un bicchiere di vino, allontanandosi immediatamente.
Ho un aliante da
costruire oggi. E, domani, o devo trovare un modo per allontanarmi
completamente da Anastasia ... o ... ma non riesco a portare a termine il resto
di quel pensiero. Come posso pensare a lei con qualcun altro, mentre la tocca,
mentre fa l'amore con lei?
Ho un aliante da
costruire oggi. Questo è quello che ho intenzione di fare. E domani, vado,
pulirò via tutta la mia merda, e troverò un modo per riavere la mia ragazza.
Tutto ciò è desolante, e inutile senza di lei, proprio come lo sono io.
When You're Gone by The Cranberries
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