CAPITOLO III
Al diavolo le scartoffie!
Tradotto da: 50 Shades Italia
Non
riesco a togliermi la sua faccia dalla testa. Sembrava afflitta, e dallo strazio
che traspariva dal suo volto sembrava che avesse avuto un decesso in famiglia.
Non potevo non dirglielo. E’ per il suo bene. E’ troppo innocente. Troppo
dolce. Merita molto di più di quello che io posso offrirle. Ma invece la sua
presenza mi spinge verso di lei. Dentro mi sento lacerato da questo tornado di
emozioni. Non posso farla entrare nel mio mondo oscuro!
Roberta Flack - Killing Me Softly
Lei merita di meglio;
ha bisogno di qualcuno che la faccia sentire amata, che sia tutto cuori e fiori
con lei, perché è ciò che chiaramente desidera. Ma invece l’idea di qualcun
altro che la tocca mi uccide
dentro! Odio questo sentimento sconosciuto che mi divora, che mi lacera
l’anima. Odio essere così. Taglio corto con tutti. Anche Taylor, che di solito
ha la sua espressione illeggibile, sussulta. Sono troppo irritabile.
E’
stata una settimana maledetta. La guardo da lontano come un adolescente! Lei va
a scuola, va a lavoro, mentre io sto ancora gestendo il mio mondo dall’Heathman
Hotel a Portland. Posso dirigere la mia compagnia da qui finché non finisco di
fare il mio dovere per la cerimonia di consegna dei diplomi alla WSU dove
dovrei conferire i diplomi alla classe di laureandi. Inclusa lei … Anastasia.
Perché non riesco a togliermela dalla testa? Cosa sono, un fottuto adolescente?
Passatempo … Quello di cui ho bisogno è un passatempo. Ma niente mi attrae,
eccetto lei. E’ come se il suo
corpo mi chiamasse, il suo spirito, il suo sangue, il suo essere. Non posso
scappare da questi sentimenti!
Kings of Leon - Notion
Devo
fare qualcosa per dimostrarle che sono interessato a lei, ma mi sento ancora in
dovere di metterla in guardia. Le piacciono i classici inglesi, e mi sembra
abbia detto anche Hardy. Decido di mandarle una prima edizione di Tesse dei
D’Ubervilles con una nota. Sono sicuro che l’abbia letto. Voglio che stia
lontana, ma non starle lontano. Almeno le do’ un avvertimento. Se lei alla fine
mi rifiuterà, forse potrò andare avanti. Forse …
Scrivo
a mano la nota:
Perché non mi hai detto che gli uomini sono
pericolosi?
Perché non mi hai messa in guardia?
Le gran dame sanno come difendersi, perché
leggono romanzi che parlano di questi artifizi …
Ordino
la prima edizione del libro e lo faccio recapitare a casa sua con il mio
avvertimento sperando che lo riceva, ma una parte di me spera anche che lei lo
ignori. Non ho mai desiderato nessuno così tanto, nemmeno a sforzarmi, e ne ho
avute di donne. Mi sgrido ricordandomi che posso avere le mie donne. Quasi ogni
donna! Ma io non voglio ogni donna! Io voglio lei! Forse se riuscissi a tener
duro fino alla sua laurea e se la vedessi allora, forse potrei dichiararmi a
lei. Sto fottutamente perdendo la testa! Mi ha stregato, corpo e anima! Non voglio starle lontano!
Bruce Sprinsteen - I'm on Fire
E’
venerdì notte. Ho cenato con mio fratello Elliot nella mia stanza d’albergo;
lui mi ha portato dei vestiti visto che non intendevo fermarmi così tanto. Il
mio cellulare suona. Guardo chi è a chiamare ed è lei! Anastasia! Rispondo al
telefono al secondo squillo quasi senza fiato, sorpreso ma non posso fare a
meno di chiedere: “Anastasia?”
Lei
sembra che non stia bene. E’ malata? Sono immediatamente allertato e faccio
attenzione alla sua voce. La sua pronuncia è biascicata.
“Grey
…” mi sembra strana, “perché tuuu,” singhiozza, “mi hai mandato i libri?”
Mi
ritrovo subito ad essere preoccupato. Entro in modalità protettiva perché non
sta bene. C’è certamente qualcosa che non va in lei!
“Anastasia?
Stai bene? Sembri strana …”
Lei
fa una risatina e farfuglia di nuovo. “Grey, sei tu quello strano, non io!”
E’
ubriaca!
“Anastasia,
hai bevuto?” Chiedo incredulo.
“Non
sono affari tuoi! Perché dovrebbe in … in …” lotta per completare la sua frase,
“in.teressato?”
“Solo
per curiosità. Dimmi, dove ti trovi?”
Lei
ride, ride davvero. “In un bar!” si entusiasma.
“Quale?”
“Uh
uh … E’ un bar a Portland.”
“Come
tornerai a casa Ana?”
“Non
lo so,” singhiozza, “troverò il modo”.
“Qual
è il bar, Anastasia?”
“Perché
diavoli mi hai mandato i libri di Tess dei D … Durb … D’Ubervilles, Christian?”
“Anastasia..”
dico nel modo più calmo possibile, mentre la mia rabbia sta arrivando al punto
di non ritorno. “Dimmi dove ti trovi!” La mia calma si ritrova soppiantata
dalla rabbia.
“Sei
cosììì autoritario, un uomo che controlla le persone..”
“Dove
cazzo sei, Ana? Aiutami, tanto lo scoprirò in un modo o nell’altro!”
“Oh
molto lontano da … da … dove sei tu. Si, da Seattle.”
“Ana,
per favore.. Dove ti trovi?”
“Buonanotte
Christian!” e riattacca!
“TAYLOR!”
urlo. Mio fratello mi guarda divertito. Non mi ha mai visto andare dietro una
donna, ed è un bello spettacolo per lui.
“Si
signore!” si presenta.
“Ho
bisogno che tu rintracci il cellulare di Anastasia Steele. Scopri dove si
trova! Ora!”
“Signore!”
Ha
il suo piccolo centro di comando già impostato per controllare una missione
spaziale, figuriamoci per localizzare una Miss Anastasia Steele. Pochi minuti
ho il luogo. Elliot apre la bocca per dire qualcosa e io lo fermo con un gesto
della mano, e lui sorride alzando le mani in segno di resa.
“Taylor!
Andiamo!” dico, ed anche Elliot prende la sua giacca, unendosi a noi. Lo guardo
fisso. E lui sorridendo dice, “Hey fratello! Ho sempre pensato fossi gay!
Questa devo vederla!” stringo i denti, ma lo lascio venire con noi.
“Si
signore.” Andiamo a tutta velocità attraverso la notte dall’Heathman al bar.
Richiamo Ana mentre sfrecciamo nel buio della città, e lei risponde.
“Pronto?”
risponde spaventata. Giusto! Devi essere spaventata.
“Sto
venendo a prenderti!” Riattacco in fermento.
Non
è molto lontano da dove si trova l’hotel, e impieghiamo circa dieci minuti.
Riesco a localizzarla fuori al bar dove il fotografo le sta facendo le sue
avances mentre lei sta provando debolmente a mandarlo via. Voglio prendere a
calci in culo quello stronzo! Elliot è con me.
“Vai
a trovare la sua coinquilina. Carina, biondo fragola. Si chiama Kate Kavanagh!”
“Carina
e bionda? Con piacere!” sorride e velocemente entra nel bar.
“Credo
che la signora abbia detto No!” sibilo tra i denti mentre emergo dall’oscurità.
Ci sto mettendo tutto il mio autocontrollo per non saltargli addosso, e
picchiarlo a morte. Lui la lascia andare.
“Grey,”
dice seccamente.
E
come se stesse rispondendo ad un segnale Anastasia si piega in due e rigetta il
contenuto del suo stomaco sull’asfalto del marciapiede schizzando lo stronzo
che fa un salto indietro mormorando qualcosa in spagnolo. Lei è appena capace
di alzarsi. Mi fiondo a tenerle la testa e i capelli. La spingo fino all’aiuola
dove può schizzare meno mentre vomita nella relativa oscurità.
“Se
devi vomitare, fallo qui.” Le dico. Lei rigetta per un bel po’ e anche dopo che
l’intero contenuto del suo stomaco è andato, lei continua ad avere i conati. Io
le porgo il mio fazzoletto. Lei lo prende imbarazzata, mentre il suo fottuto
assalitore si aggira dalle parti della porta come un gatto che ha versato il
latte. Lui le farfuglia che si vedranno dentro, e va via! Va via! Che razza di
amico prima forza la mano con la sua amica e poi la lascia con un completo
estraneo in modo che questi se ne prenda cura? Ana è ubriaca fradicia, ma
riesce a dire “mi dispiace.”
“Per
cosa ti dispiace, Anastasia?” le chiedo. Meglio che mi comporti bene.
“Oh,
vuoi la lista? La telefonata … Vomitare … ma soprattutto per la telefonata,”
sembra mortificata mentre guarda in basso in direzione delle sue mani.
“Ci
siamo passati tutti, ma forse non ci siamo andati così pesante quanto te,”
sembra che l’abbia appena schiaffeggiata. Ma continuo, “E’ normale per te
spingere i tuoi limiti in questo modo? Non fraintendermi, io sono per spingere
i limiti sempre più in là, ma non in questo modo.”
Lei
è arrabbiata con me e insolente.
“Non
mi sono mai ubriacata prima, e,” tenendosi la testa per provare a tenersi in
piedi, aggiunge, “non ho intenzione di farlo di nuovo.” Barcolla, e io la
prendo e la tengo stretta al mio petto ora che il pericolo che vomiti è
passato.
“Vieni,
ti porto a casa,” dico.
“Comunque,
come mi hai trovata?” chiede in modo petulante.
“Ho
rintracciato il tuo telefono.”
Mi
guarda con un espressione che definirei confusa e divertita allo stesso tempo.
“Devo
prendere la borsa e la giacca.” Dice. Vuole anche dire alla sua coinquilina che
se ne sta andando. Le dico che mio fratello Elliot è dentro e sta ballando con
Kate. Lei sembra sorpresa ma vuole andare dentro. La faccio entrare di nuovo
nel bar, ma non voglio che si senta peggio di quanto non stia già. Quindi la
porto al bancone, e prendo un drink per me e un bicchiere di acqua ghiacciata
per lei. La faccio bere tutto. Potrei dire che il suo sguardo dice “sei
prepotente!” e lo trovo erotico. Lei si raddrizza e alza lo sguardo. Una volta
che ha finito di bere l’acqua, la tiro a me, inalo il suo profumo eccitante che
è fatto di vaniglia, bagnoschiuma, e aria. In qualche modo con il suo profumo
personale questo diventa un miscuglio inebriante. Trovo difficile tenere le
mani lontane da lei. La conduco sulla pista da ballo ballando, e raggiungiamo mio
fratello Elliot e la coinquilina di Anastasia, Kate, che è avvinghiata a mio
fratello mentre si scatenano ballando e si divertono. Ana le dice che la sto
portando a casa. Lei ci fa un sorriso d’addio. Mentre provo a portare Ana fuori
dal bar e dal rumore, lei inizia a ondeggiare, e prima di saperlo, è fuori
dalla mia bocca: “Cazzo!”
Lei
è distesa sul pavimento. E’ la terza volta. Dovrò sempre riprenderla dal
pavimento? In qualche modo anche questo pensiero è accattivante ma odio vederla
cadere e farsi male. La alzo e la porto tra le braccia, e la accomodo nel SUV
Audi. Taylor ci porta all’hotel.
Io
la porto nella mia suite tra le braccia come il carico più prezioso, come una
bambina. Guardo il suo viso bellissimo. E’ così accattivante. Voglio solo
passare le mie dita tra i suoi capelli e sul suo viso, e sentirla e guardarla.
Quando entro nella mia suite la porto nella camera da letto. Sono stregato da questa ragazza innocente.
Completamente preso. Lei è lì nel mio letto, ed io sono completamente disarmato
di fronte a lei. Di fronte alla bella addormentata.
Bewitched - Ella Fitzgerald
Congedo
Taylor dicendogli “E’ tutto Taylor!”
“Buonanotte
signore,” e torna nella sua stanza.
Poggio
Anastasia dopo aver tolto il copripiumino. L’ho guardata per minuti, ore, non
lo so. Non riuscivo a togliere gli occhi da lei e il mio respiro era mozzato
dal suo sembrare così tranquilla.
Mi
inginocchio e sciolgo i lacci delle sue Converse. Gliele tolgo dai piedi. Poi
tolgo i calzini. E poi apro i jeans e glieli tolgo, rivelando le sue perfette
gambe lunghe. Le poggio il piumino addosso; mi siedo sulla serie e la guardo,
lì distesa, in quella posizione infantile, mentre respira lentamente. Mi da
moltissima pace, cosa che non sentivo da molto tempo. Voglio solo mettermi
vicino a lei e tenerla stretta tutta la notte. Non ho mai avuto qualcuno a
letto con me … con cui dormire. Ecco una prima volta. Mi tolgo i pantaloni e la
camicia. Mi metto una maglietta, e spengo la luce sul comodino. Per la prima
volta in vita mia, riesco a dormire un’intera notte senza incubi della puttana
drogata che era mia madre o del suo pappone. Sogno Anastasia.
Dream On - Aerosmith
Essendo
mattiniero, mi sveglio presto dopo quella che mi è sembrata la notte più
riposante vicino alla bellissima Anastasia. Potrei guardarla per ore, ma devo
allenarmi per liberarli del trasporto sessuale che sento per lei. Mi metto la
tuta. Lascio sul suo comodino un bicchiere di succo d’arancia per darle una
dose di vitamine e due analgesici per farle superare il dopo-sbornia. Mi alleno
duramente, il sudore mi ricopre. Dopo quella che sembra un’eternità, torno
nella mia suite, e busso alla porta della camera da letto prima di entrare per
non farla sentire a disagio. Lei è sveglia, e i suoi occhi mi guardano e
riguardano. Quando i suoi occhi si soffermano sulle macchie di sudore sui miei
pantaloni, il suo respiro si mozza, e quella sua reazione mi fa un effetto
strano, e sento che mi sto eccitando.
“Buongiorno
Anastasia,” le dico, “Come ti senti?”
“Meglio
di quanto merito,” mormora timidamente, poi mi guarda con quei suoi occhi azzurri
e luminosi. Quando mi tolgo l’asciugamani dal collo mi guarda intensamente e
chiede “Come sono arrivata qui?”
Mi
avvicino al bordo del letto e mi siedo. Sono abbastanza vicino da toccarla, ma
non lo farò. Non voglio dirle che volevo guardarla tutta la notte provando a
decidere se lei è quello che voglio. Opto per una spiegazione più tranquilla.
“Dopo
che sei svenuta, non ho voluto mettere a rischio il rivestimento di pelle dei
sedili della mia auto riaccompagnandoti a casa. Invece ti ho portata qui. Era
più vicino,” dico passivamente.
Lei
si morde il labbro lasciandomi senza fiato, “Mi hai messa tu a letto?”
“Si,”
dico con la mia faccia impassibile.
“E
mi hai spogliata?” dice in un sospiro appena udibile mordendosi di nuovo il
labbro.
“Si,”
fissando le sue labbra.
“E,
mica abbiamo … uhm?” inarca le sopracciglia e diventa rossa prima di abbassare
lo sguardo.
“No
Anastasia. Eri completamente svenuta. Non sono il tipo da necrofilia.
Preferisco le mie donne completamente recettive e consce,” dico seccamente.
Diventa
rossa mentre capisce quello che le ho detto. E’ giusto. Sono molto diretto!
“Ma
è stata un’esperienza molto interessante averti nel mio letto.”
“Hai
dormito vicino a me?”
“E’
il mio letto,” dico ironicamente. “E’ stato una sorpresa e non lo scorderò
subito,” dico. Non lo scorderò per molto tempo …
Mi
chiede delle mie tendenze allo stalker, come le chiama lei. Però sembra che mi
stia rimproverano, ma sembra anche compiaciuta.
“Dovresti
essere felice del fatto che io ti abbia spiata, perché invece che qui, ti
saresti potuta svegliare vicino al fotografo che ti stava facendo pressioni
stanotte, anche abbastanza energicamente,” dico ricordando, non troppo
contento, e la mia rabbia sale di nuovo contro lo stronzo.
“Sembri
un cavalier cortese,” dice. La sua osservazione errata mi spiazza, e mi riporta
alle mie paure. Quanto poco sai di me. Non c’è niente di luminoso in me,
piccola. E’ tutto oscuro e fottuto.
“Anastasia,
non c’è niente di luminoso in me,” dico, “potrei essere un cavaliere nero.” Lei
sembra incredula. Le faccio un sorriso amaro. E’ troppo presto per parlare
della mia anima oscura, o la sua mancanza. Cambio argomento.
“Hai
mangiato ieri sera?” Le chiedo. Lei scuote la testa facendo segno di no. Io
sono inorridito.
“Anastasia,
è per questo che ti sei sentita così male la notte scorsa! Devi sempre
mangiare, soprattutto se hai intenzione di bere!” La rimprovero esasperato. Lei
indietreggia, ma risponde.
“Continuerai
a rimproverarmi questa mattina?”
“Ti
sto rimproverando?”
“Sembra
proprio di si,” dice in modo petulante.
Bene,
penso che mi prudano le mani. “Ritieniti fortunata perché sto facendo solo
questo. Se fossi stata mia, non riusciresti a sederti per una settimana dopo
quello che hai fatto ieri!”
“Cosa
ho fatto?” si ritrae. “Cosa te ne frega, comunque? Chi ti ha chiesto di
intrometterti e salvarmi?”
La
sua risposta sembra stranamente offensiva, ancora un’altra sensazione alla
quale non sono abituato.
“Ti
sei comportata male. Non hai mangiato, hai bevuto troppo, e ti sei sentita
male, e saresti stata stuprata da quello che chiami amico. Ti sei messa in
condizione di farti del male!”
Lei
abbassa lo sguardo, di nuovo mortificata. “Jose è mio amico, non mi avrebbe
fatto del male. Forse ha oltrepassato il limite, ma anche lui aveva bevuto
troppo.”
“Forse
dovrebbe imparare le buona maniere!” mi contengo appena. Forse dovrei insegnargli una lezione che non
dimenticherà più! Lei alza lo sguardo e serra i suoi occhi sui
miei.
“Sei
molto severo in fatto di disciplina, Mr. Grey!” sbotta lei. Piccola, non ne hai
idea! Sorrido.
“Oh Ana, se solo sapessi quanto!” Il
mio sorriso si allarga. A volte lei mi guarda dentro. Mi alzo e mi dirigo verso
il bagno. “Ora vado a fare una doccia, a meno che non voglia farla prima tu …”
le dico in tono interrogativo. Lei sussulta e trattiene il fiato. Il mio corpo
risponde a questo come il metallo con la calamita. Vado verso di lei e
gentilmente libero il suo labbro inferiore dalla presa dei suoi denti. Il mio
pollice sfiora il suo labbro mentre una scarica elettrica passa tra di noi con
un flusso costante. Voglio farla distenderla ed averla a modo mio proprio qui,
proprio ora!
Invece
le dico, “Respira piccola!” e lascio il suo viso. Sento il suo sguardo
incollato su di me mentre mi muovo verso il bagno. Sono stato preso all’amo.
Faccio
una doccia il più velocemente possibile per non perdermi un minuto con lei. La
doccia più veloce della mia storia personale, ed esco con disinvoltura e solo
un asciugamani legato alla vita. Lei è fuori dal letto, si guarda intorno.
Rimane a bocca aperta quando mi vede, ma poi di nuovo, lei ha lo stesso effetto
su di me, così vicina e quasi nuda. Una donna innocente e che mozza il fiato,
così inconscia della sua bellezza. Inizialmente si blocca. Le dico che i suoi
jeans erano impiastricciati di vomito, e le indico i vestiti puliti che Taylor
le ha comprato questa mattina su mia richiesta. I suoi occhi scintillano, e mi
guarda provando a nascondere il suo sguardo, farfuglia “Farò … uhm … quella
doccia, ora.” Ed entra in bagno.
Mi
vesto con i miei pantaloni e la camicia di lino bianca. Prendo il giornale del
mattino per leggerlo a tavola mentre aspetto che arrivi il cibo. Dieci minuti
dopo qualcuno bussa alla porta. Il servizio in camera. Lascio che il cameriere
poggi il cibo sul tavolo da pranzo. Dopo averlo fatto uscire, mi avvio verso la
porta del bagno e busso per far sapere ad Anastasia che è arrivato il cibo. Lei
balbetta un “okay,” facendomi sorridere. Si sente così a disagio con degli
uomini attorno. Molto inesperta. In qualche modo questo mi rende felice. Quando
esce è da togliere il fiato, innocente, ma mi fa arrabbiare il fatto che abbia
i capelli ancora bagnati. Ho quest’urgenza di protezione verso di lei, per
tenerla al sicuro anche da se stessa.
“Non
ti sei asciugata i capelli!” la sgrido.
“Non
ho visto l’asciugacapelli,” mormora. Stringo gli occhi. Non è mia … Non è mia …
Non è mia … Mi rimprovero. Non ancora … Ma mi piacerebbe che lo fosse.
“Sei
stupefacente con quel colore,” mi ritrovo a dire incapace di toglierle lo
sguardo di dosso. Lei arrossisce.
“Grazie
per i vestiti, Christian,” dice mordendosi di nuovo il labbro. “Dovrei
ripagarteli.”
Mi
acciglio. Non voglio essere pagato per i vestiti! Posso permettermeli. Mi sento
come se dovessi prendermi cura di lei.
“Dovresti
imparare ad accettare di buon grado i regali, Ana,” le dico fermamente.
“Non
posso, vedi, mi hai dato dei libri davvero costosi,” dice, aggiungendo
velocemente, “che ovviamente intendo restituirti, ma i vestiti, non so. Dovrei
pagarli. Lo so di non poter permettermi i libri,” rallenta, “ma posso pagare
per i vestiti.”
“Posso
permettermeli, Anastasia! Non c’è bisogno che tu li paghi,” dico a questa
ragazza bellissima ma testarda che è di fronte a me.
“Lo
so che puoi, Christian. Non è questo il punto. Mi sentirei meglio se me lo
lasciassi fare, è tutto,” guarda le sue dita come se ci fossero scritte sopra
delle risposte. Poi alza lo sguardo su di me e chiede, “Christian, perché mi
hai dato quei libri?”
Chiudo
gli occhi per un secondo, e respiro. Quando li riapro, dico, “perché ho sentito il bisogno di darti un
avvertimento. Quando ti tenevo stretta, mi hai guardato pregandoti di baciarti,
e,” le dico passandomi le mani tra i capelli come gesto di nervosismo.
Sento che mi mancano le parole per la prima volta dopo tanto tempo, ma raccolgo
i miei pensieri e continuo, “e,
ascolta, io non sono il tipo da cuori e fiori. Non faccio quelle cose. I miei
gusti sono molto singolari. Dovresti stare lontana da me se sai cosa è meglio
per te. Altrimenti Dio solo sa, non riesco a starti lontano …” la guardo
sperando che non vada via, e sperando che invece lo faccia con una massa
confusa di emozioni. Chiudo gli occhi per sistemare questi dannati sentimenti.
Non sono bravo con i sentimenti, e se sapessi cos’è meglio per me, anche io
dovrei evitarla! La sua vicinanza è ammaliante, accattivante, mi smuove come
una corrente dalla quale non posso scappare. Come una falena che si avvicina
alla fiamma. Come se la sua anima stesse richiamando la mia, come se si fosse
persa e stesse cercando di ritrovare la strada. Anche quando chiudo gli occhi,
la sento.
Lei
sussurra, “allora non stare lontano da me …”
Mi
sento in dovere di proteggerla dalle mie cinquanta sfumature di cazzate; non
voglio vederla ferita. E’ troppo innocente. Come nessun’altra che abbia mai incontrato,
e ne ho viste parecchie. Chiudo di nuovo gli occhi.
“Anastasia
non sai cosa mi stai chiedendo di fare!”
“Allora
dimmelo!” mi sollecita.
“Credo
che questo significhi che non sei asessuato,” sussurra. Questo mi porta fuori
dalle mie fantasie, i miei occhi diventano scuri per la passione che lei
scatena in me, e il desiderio aumenta. Le faccio un sorriso lascivo. “No, Anastasia,” dico divertito, “NON sono asessuato.”
“Oh!”
mormora, il suo respiro si riempie di desiderio e io posso sentire il suo battito
diventare come lo sbattere delle ali di un colibrì, il cuore sembra quasi
uscirle dal petto. Questo fa reagire il mio corpo, mi fa ribollire il sangue.
Non posso lasciarla andare ora. A qualunque costo. Devo provarci! Prendo la mia
decisione.
“Cos’hai
in programma per i prossimi giorni, Ana?” le chiedo con gli occhi pieni di
desiderio.
Mi
dice che oggi deve lavorare dopo mezzogiorno.
“Che
mi dici di domani?” le chiedo facendomi avanti.
“Lavoro
tutta la settimana, e Kate ed io dovremmo fare le valigie perché ci stiamo
trasferendo a Seattle.”
“Avete
già trovato casa?”
“Si,
un posto nel distretto di Pike Market.” Sorrido soddisfatto. Sarà così vicina.
“Ho
fatto domanda per alcuni apprendistati e sto aspettando delle risposte.”
“Hai
fatto domanda nella mia compagnia?” le chiedo.
“No,”
balbetta.
“Che
problema hai con la mia compagnia?” penso ad alta voce.
Lei
sogghigna, “con la tua compagnia, o con il capo della tua compagnia?” Dio, mi
piace! Ha la lingua tagliente, ma in modo diverso da quelle che ho conosciuto
prima. E’ una boccata d’aria fresca. Non ha paura di aprire la sua mente con
me.
“Stai
sogghignando a me, Anastasia?” le chiedo lascivo. Lei trattiene il fiato e si
morde il labbro. Non riesco più a trattenermi, “Dio! Mi piacerebbe mordere quel
labbro!” ringhio. La sua bocca si apre mentre ansima con desiderio,
dimenandosi. Mi piace la sua risposta. Scommetto che è già bagnata. Il solo
pensiero mi rende desideroso ma non quanto quello che lei mi sfida a fare dopo,
“Perché non lo fai, allora?”
Raccolgo
i miei pensieri. Non posso stare lontano da lei, ma deve ancora conoscere i
miei termini. “Perché non ti toccherò finché non avrò il tuo consenso scritto,
Anastasia,” dico sorridendo.
“Cosa
intendi?”
“E’
abbastanza semplice. Ho bisogno del tuo consenso scritto prima di poterti
toccare. Devo mostrartelo. Quando finisci di lavorare, Anastasia?” le chiedo.
Lei risponde “alle otto.” Le dico che potrei portarla a Seattle stasera per
metterla al corrente di tutto.
“Perché
non puoi dirmelo ora?” mi chiede.
“Perché
mi sto godendo la tua compagnia e non voglio che scappi via.” Lei sembra
confusa come mi aspettavo. Moltissime emozioni passano sul suo viso, ma alla
fine sembra risoluta.
“Okay,”
dice determinata.
Organizzo
tutto per avere un pilota di riserva per Charlie Tango dato che ho il
presentimento che lei non mi asseconderà con quello che ho in mente per lei, in
quel caso potrebbe voler tornare a casa, ed anche se con mio dispiacere, questo
metterebbe fine al nostro veloce incontro. Ma spero vivamente che questo non
accada.
“Sei
davvero prepotente,” osserva dopo che ho finito di parlare al telefono. Quanto
ha ragione! Ed in più non ha idea di quanto possa diventare ancora più
prepotente. Nessuna idea!
Non
riesce a finire la sua colazione, che sia per il nervosismo, o per
l’eccitamento, ma mi è ancora difficile vedere sprecare il cibo, e le dico di
mangiare tutto. Non posso evitarlo! Non sa che ci sono persone che ogni giorno
patiscono la fame?
Quando
abbiamo finito di mangiare, lei si dirige in bagno per darsi una rinfrescata.
Ne esce mentre sono al telefono. Riattacco in un paio di minuti, e le prendo la
mano per uscire. C’è qualcosa in lei che mi spinge verso di lei. Quando mi è
vicina posso sentire l’aria scoppiettare. Impaziente, premo il pulsante di
chiamata per l’ascensore. In un minuto o due le porte si aprono. Entriamo
nell’ascensore, e l’aria è ancora più elettrica e la corrente pulsa tra di noi.
Anche lei la sente. Si morde il labbro. I nostri sguardi si incontrano, la
falena sulla fiamma. Le fiamme della passione mi annodano gli organi interni,
sento che sto diventando duro.
Sex on Fire - Kings of Leon
“Oh! Al diavolo le scartoffie!”
ringhio, faccio un balzo in avanti, verso di lei, spingendola contro la parete
dell’ascensore tenendole le mani sulla testa con una mano, la tengo ferma con
il mio corpo che la pressa contro la parete, e fisso la sua testa con l’altra
mano mentre la mia bocca esplora la sua. Che dolce esplorazione! Lei geme nella
mia bocca, mentre le nostre lingue iniziano un tango, ballando ed esplorando, e
baciando. Lei vuole me ed io voglio lei!
Feeling Good - Michael Buble
“Sei. La. Cosa. Più. Dolce. Che. Abbia. Mai.
Incontrato!” Mi ritrovo a scandire. Ho perso il senno abbastanza da
scoparmela nell’ascensore quando improvvisamente suona e si ferma ad uno dei
piani lasciando entrare tre uomini d’affari. Noi ci separiamo, mentre io
indosso la mia faccia impassibile, lei sembra arruffata e ancora desiderosa. La
tengo d’occhio con la mia visione periferica mentre lentamente lascio
affievolire l’energia sessuale repressa. Gli uomini d’affari sorridono quando
usciamo dall’ascensore al primo piano e prendo la sua mano, e mormoro a me
stesso, “Perché gli ascensori sono così imbarazzanti?”
Ha
usato il mio spazzolino dato che la sua bocca sapeva di menta fresca, e ha
sorriso annuendo quando gliel’ho chiesto. Lei è unica. Usciamo dall’hotel. Sono
incollato alla sua mano. Se solo sapesse. All’improvviso mi sento euforico con
lei al mio fianco. Ho solo 27 anni, e per la prima volta con Anastasia, mi
sento giovane. Noi siamo giovani!
We Are Young - Fun ft. Janelle Monae
No comments:
Post a Comment