CAPITOLO XXII
E’ difficile dirsi addio
Tradotto da: 50 Shades Italia
Mi
sveglio con Anastasia che si agita tra le mie braccia.
“No!”
si lamenta nel sonno. “No! Non
andare, Christian!” mormora.
Love Story - Taylor Swift
“Hey,
hey …” dico accarezzandole i capelli, nel tentativo di calmarla. Lei si rilassa
sotto il mio tocco. E’ ancora buio. Riesco a vedere le luci della città
attraverso le finestre. Mi ritrovo con le braccia e le gambe strette intorno ad
Anastasia, la rivendico anche mentre dormo.
“Non
andare, ti prego! Ho paura. Christian ti amo …” borbotta, tremando nel sonno.
Le bacio i capelli, chiudendo gli occhi. E’ il suono migliore che abbia mai
sentito da quando ieri l’ha detto per la prima volta mentre dormiva. Ma
comunque, mi spaventa sentirlo. Sono atterrito nel profondo. Grazie a Dio, è
addormentata. Non penso che potrei sopportarlo se fosse sveglia. Non posso
essere amato. Non dovrei essere amato. Sono infetto. Incasinato. Sporco.
Indegno …
“Non
posso …” dice mentre fa un respiro tremolante, le sue braccia si allungano
verso una persona invisibile nel buio.
“Piccola
…” sussurro al suo orecchio, “non vado da nessuna parte …” dico, provando a
rassicurarla. “Tu non lasciarmi! Ho bisogno di te …” sussurro. Lei
singhiozza nel sonno. Singhiozza, “Mai …” prima di lasciare la frase
incompiuta.
‘Mai
cosa?’ mi chiedo tra me e me.
“Mai
cosa, piccola?”
“Non
ti lascerò mai, Christian,” mormora a voce bassa, è appena udibile, ma
quell’unica frase mi dà la più grande pace, è la rassicurazione migliore che mi
abbiano mai dato in tutta la mia vita. La consapevolezza del fatto che lei
vuole me, e non mi lascerà mi conforta, mi rilassa, come se mi avessero tolto
un grosso peso dalle spalle. Sono in adorazione per questa donna che mi
sorprende anche mentre dorme. L’orologio segna le 05:16. Potrei alzarmi e
allenarmi un po’, dato che ho una lunga giornata che mi aspetta. La guardo
dormire. Potrei stare qui ad osservarla per ore. Lei ama me! Me! Sono
molto più che euforico. Mi piacerebbe sentirmelo dire da lei. No! Non voglio
sentirmelo dire da lei. Sono troppo spaventato all’idea. Non sono degno di lei
… o del suo amore. Sono il figlio incasinato di una puttana drogata! Non merito
niente. Di certo non merito lei, ma sono un uomo egoista che ora desidera avere
quest’angelo che sto stringendo tra le braccia. Come ho fatto ad avere così
tanta fortuna da trovarla? Mi muovo con difficoltà. Ritiro le braccia che la
tenevano stretta. Ho bisogno di andare ad allenarmi. Voglio continuare a
guardarla in quello che ora è diventato un sonno pacifico. Ma quando ritraggo
le braccia, il suo corpo si agita e si gira verso di me, cercandomi nel buio.
Anche lei è attirata da me! Che gran conforto è saperlo! Ogni cosa lei faccia
si ripercuote sui fili del mio cuore!
Lentamente
riesco a scendere dal letto. Resto fermo, immobile accanto al letto, mentre il
mio sguardo è basso, su di lei, nella semioscurità, l’unica illuminazione
arriva dalla città che si riesce a scrutare attraverso le grandi finestre. Lei
è bellissima. Incantevole. Accattivante. Vado all’armadio e mi infilo la tuta
da allenamento. Poi torno vicino al letto, e guardo Anastasia un’ultima volta
prima di uscire e andare in palestra.
Quando
arrivo di sotto per allenarmi, Taylor è già lì. Mi scruta in modo accorto, e
nota il mio atteggiamento calmo, e continua il suo allenamento prendendo atto
della mia presenza.
“Buongiorno,
signore,” dice educatamente. Fatto un cenno in risposta. “’Giorno.”
Ci
alleniamo per oltre un’ora. Corro, sollevo dei pesi, vogo e nuoto. Dopo
torniamo di nuovo all’attico. Faccio una doccia. Mi infilo i pantaloni neri e
la camicia bianca. Entro in cucina. Mrs. Jones è già lì, indaffarata.
“Vuole
fare colazione ora, signore?”
“Non
ora, Mrs. Jones. Vado a lavorare un po’. Sa che Miss Anastasia Steele è qui,
come l’avevo avvisata prima. Preferirebbe del Twinings English Tea al mattino,
invece del caffè. Io invece prenderei un po’ di caffè ora.”
“Certamente,
signore. Posso prepararle il tè appena si sveglia. Ho il caffè già pronto,
signore,” dice, porgendomi una tazza di caffè preparato di fresco.
“Grazie,
Mrs. Jones,” dico mentre prendo il mio caffè.
“Se
Miss Steele glielo chiede, io sarò nel mio ufficio a lavorare,” dico.
“Sì,
signore,” risponde educatamente.
Vado
nel mio studio, e Taylor è già lì per essere aggiornato sulle attività della
giornata. Controlliamo tutti i programmi, e lui dopo torna nel suo ufficio.
Apro la mia posta e controllo le e-mail. C’è un messaggio del mio braccio
destro, Ros, riguardo una compagnia sulle quali stiamo dibattendo se tenerla o
liquidarla. Mi ha mandato il registro Profitti & Perdite, ed è penoso. La
chiamo per discuterne meglio.
“Mr.
Grey,” dice salutando.
“Ros,
che succede in questa P&P della compagnia che abbiamo acquisito l’anno
scorso? Perché le entrate sono in calo per il quarto quarto di fila?”
“E’
l’economia, signore. Stava già avendo pochi introiti, e da quando l’abbiamo
acquisita, ha mostrato dei piccoli miglioramenti, ma non abbastanza per
riprendersi dalle perdite.”
“Vedo
i ‘piccoli miglioramenti’ di cui stai parlando. Ma è dannatamente non
abbastanza! La compagnia è un peso morto! A meno che questo P&P non migliori,
non sono interessato a tenerla, Ros. Non trasciniamo i pesi morti …” dico.
“Suggerisco
di implementare dei cambiamenti, e magari sostituire il Direttore Finanziario.
Ho qualcuno in mente che potrebbe riuscire a recuperarla dal fondo del barile.
Ma, non so se sarà abbastanza. Ci potrebbe costare un po’…” dice, mentre io la
interrompo.
“Ascolta,
non ho bisogno di altre scuse inutili. Ci sta costando troppo denaro. Fammi
chiamare da Marco, è il momento del prendere o lasciare …”
“Sì,
signore. Inoltre, Barney voleva sapere cosa ne pensava del prototipo, o se ha
dei suggerimenti per delle possibili migliorie.”
“Sì,
di’ a Barney che il prototipo mi sembra vada bene, però non sono sicuro
riguardo l’interfaccia…”
“Non
le piace l’interfaccia? Ci è stata altamente raccomandata dai nostri
ingegneri,” dice.
“No,
è solo che manca qualcosa … Infatti, lui e il suo team, potremmo mettere
insieme le idee …”
“E’
davvero una buona idea. Sa, non mi occupo molto della parte tecnica, ma può
sempre parlare dei suoi dubbi con il team di ingegneri. Se non c’è altro,
Andrea potrebbe organizzarle un incontro per questo pomeriggio.”
“Ok.
Trasferiscimi la chiamata ad Andrea …” dico.
Mi
sento uno sguardo addosso. Lo sguardo di Anastasia. L’elettricità palpabile.
Lei è qui, nella stanza. Alzo lo sguardo e la vedo. Vederla fa sì che
lentamente un sorriso sexy mi compaia sul viso. Lei mi guarda, senza parole. Fa
un sospiro tremolante, come se avesse lasciato il suo equilibrio fuori la
porta. Continuo la mia conversazione con Andrea, ma gli occhi sono fissi su
Anastasia, non lasciano mai i suoi. Questa è la vista che mi fa sentire completamente vivo …
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“Andrea.
Liberami dagli impegni di stamattina, ma di’ a Bill di chiamarmi. Sarò lì alle
14:00. Ho bisogno di parlare con Marco questo pomeriggio, ci vorrà almeno una
mezz’ora …”
“Barney
voleva prendere un appuntamento, signore. Quando vorrebbe incontrarlo?” dice
Andrea.
“Programma
Barney e la sua squadra dopo Marco, o forse domani, e trovami del tempo per
vedere Claude ogni giorno questa settimana …”
“Quando
vorrebbe vedere il Dr. Flynn, signore?”
“Digli
di aspettare … Te lo confermerò dopo.”
“E
riguardo la spedizione per il Darfur. Vorrebbe un po’ di pubblicità, signore?”
“Oh
… No, non voglio pubblicità per il Darfur …” dico.
“Sam
dice che potrebbero esserci dei problemi con il lancio della spedizione,
signore.”
“Di’
a Sam di occuparsene …” dico irritato. Devo sempre pensare a tutto?
“E’
a conoscenza del prossimo evento a cui è stato invitato, signore?”
“No
… Quale evento?”
“E’
un ballo organizzato dall’Associazione Americana dei Costruttori Navali il
prossimo sabato.”
“Hai
detto il prossimo sabato? … Aspetta,” dico.
“Quando
tornerai dalla Georgia?” chiedo ad Anastasia.
“Venerdì,”
risponde.
“Mi
servirà un biglietto extra perché ho un accompagnatrice …” dico.
“Mi
scusi, signore? Ha detto che ha un’accompagnatrice?”
“Sì,
Andrea, è ciò che ho detto, un’accompagnatrice, Miss Anastasia Steele verrà con
me.”
“Mi
perdoni, signore. Non riuscivo a sentirla bene. C’è altro, signore?”
“E’
tutto,” dico riattaccando. I miei occhi non hanno mai lasciato Anastasia.
“Buongiorno,
Miss Steele.”
“Mr.
Grey,” dice timidamente.
Lei
è ferma, quasi congelata, al suo posto. Io tiro intorno alla scrivania e mi
posiziono di fronte a lei. Le accarezzo leggermente la guancia con le nocche.
“Non
volevo svegliarti, sembravi così in pace. Hai dormito bene?”
“Sono
davvero riposata, grazie. Sono venuta a salutare prima di fare la doccia,”
dice. Alza lo sguardo su di me, mangiandomi con gli occhi. Mi abbasso su di lei
e la bacio dolcemente. All’istante, lei mi getta le braccia intorno al collo, e
le sue dita iniziano a passare tra i miei capelli ancora umidi. Preme il suo
corpo contro il mio, e mi bacia con fervore, appassionatamente. Mi vuole …
adesso. Il suo attacco mi prende di sorpresa, ma è anche il benvenuto. Dopo un
attimo, rispondo, con un gemito profondo che arriva dalla mia gola. Le mie mani
le accarezzano i capelli, e poi giù sulla sua schiena, fino al suo sedere nudo
che stringo tra le mani mentre la mia lingua esplora la sua bocca. Mi tiro
indietro, ho la vista annebbiata.
“Beh,
Anastasia, il sonno sembra farti bene,” mormoro.
“Ti
suggerisco di andare a fare la doccia, o ti prenderò sulla mia scrivania
adesso,” dico.
“Scelgo
la scrivania,” sussurra desiderosa. La fisso meravigliato per un secondo
veloce.
“Ci
hai preso proprio gusto, vero Miss Steele? Stai diventando insaziabile,”
mormoro.
“Sto
prendendo gusto solo a te,” sussurra, disarmandomi completamente. I miei occhi
si spalancano e si oscurano per il desiderio mentre le mie mani massaggiano il
suo fondoschiena.
“Ben
detto, solo a me,” ringhio alla mia donna, e improvvisamente
con un solo movimento fluido, passo un braccio sulla mia scrivania
scaraventando via tutto ciò che c’era sopra – piani e fogli finiscono sul
pavimento. La prendo tra le mie braccia e la adagio sul bordo della scrivania.
“Lo
vuoi, lo avrai, piccola,” mormoro, prendendo un pacchetto dalla tasca dei
pantaloni mentre tiro giù la zip. Srotolo il preservativo sulla mia erezione e
abbasso lo sguardo su di lei.
“Spero
vivamente che tu sia pronta,” sospiro con un sorriso malizioso. In un solo
istante, entro in lei, riempiendola, mentre le tengo fermi i polsi all’altezza
della vita, e inizio a spingere più in profondità dentro di lei. Geme di
piacere. E’ già così bagnata.
“Cristo,
Ana! Sei così pronta,” le sussurro con ammirazione.
Lei
mi stringe le gambe intorno alla vita, e fa presa su di me in quel modo, mentre
io mi sollevo guardandola fisso, i miei occhi brillano di passione e
possessività per questa donna. Lei è mia, e vuole che io la prenda di nuovo. Mi
fa piacere. Inizio a muovermi, e accelero con slancio. La scopo in profondità,
forte, e lei geme di piacere. E’ pura lussuria, pura possessione, puro
desiderio carnale … e qualcos’altro al di sotto di tutta quella densa
esteriorità. Qualcosa che mi parte dal profondo. Mi muovo, e muovo,
abbandonandomi alla sensazione della mia donna. Le mie labbra sono schiuse e il
mio respiro accelera mentre mi avvicino sempre più all’apice. Ruoto i fianchi,
turbinando e vedo che anche lei si sta godendo per bene la sensazione di
pienezza.
Chiude
gli occhi, e inarca la schiena per me mentre anche il suo apice è vicino. Le
mie spinte sono sempre più veloci, e geme sonoramente con la sensazione che si
è impossessata del suo corpo. Spingo più velocemente e più in profondità, in
rapida sequenza. Tutto il suo corpo si muove insieme ai miei movimenti e sento
le sue gambe che si irrigidiscono intorno a me mentre prova a trattenere le sue
sensazioni.
“Forza,
piccola, lasciati andare per me,” la persuado tra i denti serrati, e il bisogno
dentro di me la fa andare oltre il limite. Urla mentre raggiunge il suo apice,
e io continuo a spingere dentro di lei mentre raggiungo il mio apice, e alla
fine, all’orgasmo, stringo ancora più forte i suoi polsi e mi lascio andare
senza parole su di lei. Sono completamente preso da lei. Mi travolge e perdo la
ragione. Cambia i miei piani. Perdo il controllo. Quando sono vicino a lei, non voglio nient’altro che lei!
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“Che
diavolo mi stai facendo, Ana?” sussurro mentre le solletico il collo. “Mi hai
completamente sedotto. Mi hai lanciato un potente incantesimo.”
Le
lascio i polsi, e lei mi passa le dita tra i capelli mentre stringe le gambe
intorno a me.
“Io
sono quella che è stata sedotta, Christian,” sussurra. Alzo lo sguardo su di
lei, perplesso, allarmato. Sono combattuto. La guardo, la osservo.
Improvvisamente ho questa marea di emozioni, di amore per lei, e questo mi
spaventa! Non ci sono abituato! Non so come affrontarle! Questo non va bene.
Non per me … Non posso amare! E’ troppo innocente, e non voglio che rimanga
ferita, a causa mia. Ma la voglio fottutamente. Il mio lato egoista dice che
lei è mia in ogni senso della parola. Metto le mani sul suo viso e la tengo
ferma.
“Tu.
Sei. Mia!” dico con ogni parola scandita. “Mi hai capito?” dico più
ardentemente, come un fanatico. Ma è anche una mia preghiera a lei. Voglio che
resti mia. Non deve andarsene via. Non deve lasciarmi. I sentimenti che provo
per lei mi stanno squartando il cuore in questo momento. Sono assolutamente
combattuto tra ciò che so, ciò che è sicuro, e quello che il mio cuore
desidera
…
“Sì,
tua,” sussurra, guardandomi negli occhi. Come farò a starle lontano per quasi
una settimana?
“Sei
sicura di dover andare in Georgia?” le chiedo. Lei annuisce lentamente. Non
voglio pressarla e indurla a scappare via da me. Chiudo le mie emozioni, e le
faccio ricadere giù; riprendo la mia faccia impassibile, quella che mi è
costata anni di allenamento per mettere a punto. Bruscamente mi ritraggo da lei,
e sussulta.
“Sei
indolenzita?” le chiedo chinandomi su di lei, preoccupato.
“Un
po’,” confessa. Sorrido; va bene. Sono stato io a farlo, e l’ho rivendicata. E’
dove sono stato. Farà meglio a ricordarselo.
“Mi
piace che tu sia indolenzita,” dico con la passione negli occhi. “Ti ricorda di
dove sono stato io, e solo io,” dico con desiderio ardente. Ne avrò mai
abbastanza di lei?
Le
prendo il mento e la bacio in modo rude, poi mi alzo, le porgo la mano per
aiutarla ad alzarsi. Lei dà un’occhiata al pacchetto di preservativi aperto
accanto a lei e mormora, “Sempre preparato.” Io fisso il pacchetto vuoto che
sta tenendo tra le mani.
“Un
uomo può sperare, Anastasia, anche sognare, e a volte i suoi sogni si
realizzano.” Lei sembra confusa. Sono un uomo che non ha nemmeno avuto umili
origini. Dal momento in cui sono stato concepito, sono stato incasinato. Una
madre naturale che era una puttana drogata; un padre che era uno dei suoi
clienti, molto probabilmente; il costante abuso da parte dei suoi papponi, e
lei che era troppo presa dai suoi dolori per essere una vera madre. E
soprattutto si è uccisa lasciandomi a prendermi cura di me stesso per quattro
giorni, accanto al suo corpo senza vita che fu trovato solo dal suo pappone che
poi mi prese anche a calci! Finché la Dr. Grace Trevelyan-Grey, nel suo camice
bianco angelico da dottore, decise di adottarmi … Ma anche allora, ero indegno
di quella famiglia perfetta. Indegno del loro amore e affetto, indegno di
quello che mi concedevano. Non avevo niente da offrire. C’era solo una
direzione in cui potevo andare, era un’attrazione … verso un’infinità di guai.
Come poteva un bambino infetto trovarsi a proprio agio in una classe di angeli?
Qualsiasi cosa facessi non era abbastanza per raggiungerli.
Ho sognato di raggiungere quello status … di entrare
a far parte di loro in qualche modo.
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Ho provato
duramente. Ho lavorato ancora più duramente. Ho imparato tutto ciò che potevo.
Ho lottato il più possibile per arrivare dove sono. Sono rimasto concentrato,
controllato e al controllo. In qualche modo, con una grazia sconosciuta che non
merito, sono qui … in presenza di questa donna angelica che prova dei
sentimenti per me. La paura che potrebbe venirmi portata via è immensa. Il
pensiero che in qualche modo potrei farla scappare via da me è più che
insopportabile. Ho spento tutto in modo da spegnere tutte la paure.
“Allora,
sulla tua scrivania, era un sogno?” chiede umoristicamente. Le faccio un
sorriso enigmatico che resta soltanto sulle mie labbra, senza toccare i miei
occhi. Certo, questa non è la prima volta che faccio sesso sulla mia scrivania.
L’ho fatto innumerevoli volte. Ma con Anastasia è diverso. Perché lei è
diversa. Il suo viso cambia per la mia espressione. Lei si sente a disagio,
persino gelosa.
“Meglio
se vado a fare una doccia,” dice alzandosi e provando a fare una mossa per
passare oltre me. Non voglio che lei scappi via da me. E’ insopportabile. Mi
acciglio e mi passo la mano tra i capelli per l’esasperazione. Ma ho bisogno di
stare lontano dalla sua presa.
“Ho
un altro paio di telefonata da fare. Mi unirò a te per colazione appena avrai
finito di fare la doccia. Penso che Mrs. Jones abbia lavato i tuoi vestiti di
ieri. Sono nell’armadio,” le dico. Lei sembra sorpresa.
“Grazie,”
mormora.
“Non
c’è di che,” dico, la mia risposta è automatica. Lei mi dà una strana occhiata.
“Che
c’è?” chiedo di rimando al suo accigliarsi.
“Cosa
c’è che non va?” chiede. Come fa a fare questo?
“Cosa
intendi?” chiedo.
“Beh
… sei stato più strano del solito.”
“Mi
trovi strano?” chiedo, provando a sopprimere un sorriso. Lei ovviamente
arrossisce.
“A
volte,” risponde. La guardo con il mio sguardo indagatore.
“Come
sempre, sono sorpreso da te, Miss Steele,” dico. Lei fa cose come l’inaspettata
offerta di sesso sulla scrivania, o mi rimprovera nel suo modo personale.
“Sorpreso
come?” mi chiede.
“Diciamo
solo che è stato un trattamento inaspettato.”
“Il
nostro scopo è il piacere, Mr. Grey,” dice, ripetendomi le mie stesse parole,
piegando la testa di lato.
“E
tu sai come compiacermi,” dico. Vengo invaso da quell’emozione di nuovo, e mi
fa sentire a disagio. Non vi sono abituato. Perché mi fa perdere il controllo.
Perdere la ragione. Con la sua vicinanza … non voglio perdere il controllo di
quest’emozione che è in fermento dentro di me. E’ destabilizzante.
“Pensavo
che dovessi fare una doccia,” dico, provando a mandarla via, per bloccare
questi sentimenti che straripano.
“Sì
… um, ci vediamo tra poco,” dice e lascia il mio studio confusa, quasi
sconvolta.
Quando
lascia il mio studio, sprofondo di nuovo nella mia sedia. Mi tengo la testa tra
le mani, provando a riavvolgere il tutto, per recuperare la mia lucidità e il
mio giudizio immediatamente. Lei mi disarma completamente. Ma non si tratta
solo di quello. La mia reazione a lei è come quella di un pianeta che viene
attirato nell’orbita del sole. Non vedo nient’altro che lei. Non esisto da
nessuna altra parte, se non con lei. L’unico modo per sfuggire velocemente a
quest’attrazione è prendere un po’ le distanze da lei. Ma quando metto della
distanza tra di noi, sono in pena per lei. E’ il mio enigma. Scuoto la testa,
provo ad occuparmi con qualcos’altro. Prendo i piani che avevo sparpagliato sul
pavimento. Metto un’attenzione extra nei miei impegni.
Alla
fine torno alle mie telefonate per sistemare gli impegni di questo pomeriggio.
Scrivo note per la sessione di brainstorming del pomeriggio per il prototipo
che stiamo costruendo. Prima che me ne renda conto, quasi trenta minuti sono
passati da quando Anastasia ha lasciato il mio studio. Dovrebbe aver finito con
la sua doccia ed essere pronta per la colazione per ora.
Esco
dal mio ufficio e vado in cucina, e sento Mrs. Jones chiedere ad Anastasia se
vuole del tè ora. Lei risponde “Sì, grazie,” a Mrs. Jones.
“Vuole
qualcosa da mangiare?” chiede Mrs. Jones.
“No,
grazie,” risponde Anastasia per il mio dispiacere.
“Ovviamente
prenderai qualcosa da mangiare,” scatto, infiammandomi mentre entro nell’area
della cucina. “A lei piacciono i pancake, il bacon e le uova, Mrs. Jones,”
dico.
“Sì,
Mr. Grey. Lei cosa prende, signore?” mi chiede.
“Una
omelette, grazie, e della frutta,” le rispondo, mentre il mio sguardo è fisso
su Anastasia. Sono di nuovo nella sua stretta, nella sua orbita. “Siediti,” le
ordino indicando uno degli sgabelli.
Lei
si siede, e io prendo lo sgabello di fianco a lei.
Mi
avvicino a lei e le sussurro, “Hai già preso il tuo biglietto aereo?”
“No,
lo comprerò online quando torno a casa,” risponde. Se ha aspettato così tanto,
forse non ha il denaro necessario per permetterselo, e a questo pensiero mi si
stringe il cuore. Perché non ci ho pensato prima?
Mi
avvicino ancora un po’ e voglio chiederle se ha bisogno del denaro per il
biglietto. Ma sapendo come reagisce quando riceve dei regali, scarto l’idea di
chiederglielo. Mi strofino il mento in contemplazione.
“Hai
il denaro per il biglietto?” chiedo alla fine.
“Sì,”
dice con una finta pazienza come se stesse parlando con un bambino fastidioso.
Alzo un sopracciglio in segno di rimprovero, e immediatamente si corregge.
“Sì,
li ho. Grazie.”
Ma,
non voglio che viaggi in economica se posso evitarlo. Ho un jet che può usare.
Farei qualsiasi cosa per lei; metterei qualsiasi cosa che posseggo ai suoi
piedi … se solo lo sapesse.
“Ho
un jet,” dico, come modo per introdurre quello che voglio dire. “Non è in
programma che venga usato per i prossimi tre giorni; è a tua disposizione, se
vuoi.”
Lei
sospira in risposta. Un lampo di emozioni le passa sul viso. Rabbia, sorpresa,
divertimento, shock. Alla fine riesce a sopprimerli tutti, e dice, “Abbiamo già
abusato abbastanza della flotta aerea della tua compagnia. Non vorrei farlo di
nuovo.”
Mi
sento ferito dal suo rifiuto. Posso fare ciò che voglio con quel che ho. Questo
è lo scopo dell’avere tutto per me stesso. Ho lavorato così sodo per fare ciò
che voglio, non ho intenzione di risponderne agli altri.
“E’
la mia compagnia, è il mio jet,” dico senza riuscire a tenere il dolore via
dalla mia voce. Perché si rifiuta sempre di accettare i miei sforzi per
occuparmi di lei?
“Grazie
per l’offerta. Ma, sarei molto più felice se prendessi un regolare volo di
linea.” Stringo gli occhi, ma voglio anche portare avanti le mie battaglie con
attenzione con lei. Sto provando a non essere prepotente. Quindi, non dico
altro sulla questione. Forse potrei farle cambiare il biglietto all’ultimo
momento.
“Come
vuoi, allora,” dico sospirando. “Devi prepararti per il tuo colloquio di oggi?”
le chiedo per cambiare argomento.
“No,”
risponde.
“Grandioso.
Continuerai a non dirmi per quale casa editrice stai facendo i colloqui?”
chiedo.
“No,”
risponde con un sorriso.
Le
mie labbra si arricciano in un sorriso in risposta. Posso ancora scoprirlo.
“Sono
un uomo pieno di risorse, Miss Steele,” dico come dato di fatto.
“Ne
sono pienamente consapevole, Mr. Grey. Rintraccerai di nuovo il mio telefono?”
mi chiede con un viso completamente innocente.
“In
realtà, sarò molto impegnato questo pomeriggio, quindi dovrò trovare qualcuno
che lo faccia per me,” dico sorridendo. Lei pensa che io stia scherzando, ma
come succede in molte situazioni che coinvolgono Anastasia, io non scherzo.
“Se
puoi trovare qualcuno che lo faccia per te, hai ovviamente del personale in
eccesso, Signore,” afferma serenamente.
“In
tal caso, manderò una e-mail la direttore delle risorse umane e gli farò
controllare il numero dei dipendenti,” dico, provando a sopprimere un sorriso.
Dopo
che ci ha servito la colazione, Mrs. Jones ci lascia un po’ di privacy.
Anastasia alla fine mi fissa perché vorrebbe chiedermi qualcosa ma non sa come
approcciarsi all’argomento. Non riesco a sopportare più la suspense.
“Che
succede, Anastasia?” chiedo.
“Sai,
non mi hai mai detto perché non ti piace essere toccato.” Oh, questo. Sbianco,
perché è un argomento che provo ad evitare a tutti i costi. Lei distoglie lo
sguardo, preoccupata.
“Ho
detto a te più di quanto abbia mai detto a chiunque altro, Anastasia,” le
rispondo tranquillamente. Il mio sguardo è impassibile, non voglio dar a vedere
niente. Non mi piace parlare di questi problemi, perché mi riportano ad un
tempo in cui ero indifeso, e non avevo alcun controllo su ciò che mi accadeva,
o ciò che mi circondava. Sono ormai lontano da quei tempi, e non voglio
ripescare nuovamente quei terribili ricordi che spesso mi fanno visita di
notte, nei miei sogni.
Alla
fine scuote la testa come per schiarirsela dai pensieri che le passavano per la
mente.
“Penserai
al nostro accordo mentre sei via?” chiedo.
“Sì,”
risponde onestamente. Mi fissa. Quegli occhi … mi ci perdo.
“Ti
mancherò?” le chiedo, desiderando che lei mi voglia quanto io voglio lei.
Lei
mi fissa di nuovo, sorpresa dalla mia domanda. Perché è così sorpresa dal fatto
che io desideri di mancarle, o che voglio sapere se le mancherei … davvero,
davvero le mancassi come lei mancherebbe a me.
“Sì,”
risponde, e non vedo altro che la verità nella sua risposta. Il sollievo mi
libera.
“Anche
tu mi mancherai,” rispondo alla sua domanda senza nemmeno rendermene conto.
“Più di quanto tu pensi,” sospiro. Me la vedrò brutta nel tentativo di
sopportare la distanza da lei. Il suo sguardo si riscalda dopo la mia risposta.
Voglio che lei veda quanto duramente sto provando ad incontrarla a metà strada,
anche oltre la metà. Le accarezzo la guancia, e mi abbasso su di lei per
baciarla dolcemente.
Non
voglio che vada via, ma ha bisogno di andare nel suo appartamento per prenotare
il suo biglietto, prepararsi per i suoi colloqui e fare le valigie per partire
domani. Mi mancherà davvero tanto. La tengo stretta e la bacio a lungo e forte.
“Anastasia,
voglio che porti il tuo MacBook, e il Blackberry con te. E non è una
richiesta,” dico con fervore. Non riesco a sopportare di non essere in contatto
con lei per tutto quel tempo. Se non è qui, devo avere qualcosa di tangibile,
raggiungibile, almeno sentire la sua voce, o leggere le sue parole.
“Ok,”
dice senza obiettare, e questo mi rende felice.
“Ho
bisogno di riuscire ad essere in contatto con te … tutto il tempo,” dico. Non è
solo il mio bisogno di controllarla, o solo il mio sentirla come una proprietà,
ma quei sentimenti sono sempre presenti. Ho bisogno di appagare il bisogno di
connessione con lei. Non riesco a sopportare che questo mi venga negato, anche
se solo per pochi giorni. Il solo pensiero è troppo doloroso.
Alla
fine prende le sue cose per andare via, e mi sta dicendo arrivederci qui.
“Ti
accompagno di sotto, fino alla macchina” dico.
“Non
devi farlo, Christian” dice, facendomi accigliare.
“Non
lo sto facendo perché devo, lo sto facendo perché voglio,” rispondo. Gesù! Non
posso nemmeno accompagnare la mia donna fino all’auto? Le prendo la mano mentre
le porte dell’ascensore si aprono. Sono perso nei pensieri su di lei. E se lei
stesse andando via per mettere della distanza tra di noi? Non solo distanza
fisica, ma anche distanza emotiva, per cercare altre possibilità romantiche. Il
pensiero mi sta uccidendo. Mi mancherà moltissimo. Già sento quella sensazione,
anche lo spazio tra di noi è meno di pochi centimetri.
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Improvvisamente
ho questo enorme desiderio di lei, e la tiro tra le mie braccia, prendo il suo
viso tra le mie mani “Mi mancherai,” dico con fervore. I suoi occhi si
spalancano per la mia dichiarazione, ma alza una mano per toccarmi il viso,
mentre io chiudo gli occhi per perdermi nel suo tocco, e cattura le mie labbra
mettendosi in punta di piedi, io rispondo con un gemito profondo e la bacio, le
nostre lingue roteano, si uniscono mentre con la mano sinistra le tengo la
nuca, la mano destra prende il suo culo e la premo contro di me, facendole
sentire la mia erezione.
“Mi
mancherai … mi mancherà questo,” dico contro le sue labbra, e lei geme.
Le
porte dell’ascensore si aprono, e le prendo la mano nella mia, la guardo ancora
una volta e la accompagno alla macchina. Come farò ad affrontare un’intera
settimana senza di lei? Distrazione … Volare, o navigare, ma niente sarà bello
come quando lei era qui … La guardo di nuovo con brama. “Torna presto…”
sussurro.
“Lo
farò …” dice sorridendo.
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