CAPITOLO XII
La cena
Tradotto da: 50 Shades Italia
Il
giorno dopo mi ritrovo il cuore in gola per tutto il giorno. Sono irritabile,
emozionato, nervoso, felice, l’ho già detto nervoso? Riesco a vedere Taylor che
si sta innervosendo a causa mia. Sono brusco e conciso. Devo trovare un
diversivo per affrontare la giornata. Voglio che resti qui stanotte; voglio
fare l’amore con lei; voglio fotterla; voglio baciarla; voglio stringerla. Dato
che non ho altri letti, e non sono all’Escala, lei potrebbe dover dormire nel
mio letto. Ancora un’altra infrazione alle mie regole! Lei è la crepa nella mia
armatura! Ma non ci sono altri letti, e non voglio dormire sul divano quando lei
è così vicina. Il mio subconscio dice, “continua
a mentire a te stesso, forse arriverai al punto di crederci!” Lo
zittisco. Forse non dormiremo affatto, chi può dirlo?
Dio!
Sono passati tre giorni da quando l’ho avuta, e mi sta uccidendo … Stare a sole
sei miglia di distanza da lei, e non assaporarla, non amarla, non scoparla!
Esasperato,
grido, “Taylor!”
“Sì,
signore,” appare nell’area soggiorno della mia suite.
“Devo
allenarmi. Andiamo a fare una corsa.”
“Sì,
signore!”
Potrei
correre fino a casa sua da qui, e non sarei nemmeno stanco una volta arrivato,
e questa energia repressa mi sta facendo ammattire; devo trovare un modo per
liberarla! Ma di certo non lo farò, perché io ho il controllo, e devo avere
tutte le rotelle funzionanti quando lei arriverà. Quindi, corriamo soltanto, e
corriamo forte per molte miglia! Quando torniamo, faccio una doccia. La mia
energia repressa non si è placata. Potrei doverne risparmiare un po’ per
stanotte. Mi infilo la consueta camicia di lino bianco e i jeans neri, la cravatta
nera e la giacca nera. Voglio apparire impeccabile, così lei non sarà capace di
andare via. Mi passo le mani tra i capelli, facendoli sembrare scarmigliati, da
post-scopata. Prendi e porta a
casa Miss Steele! Mi faccio strada verso il piano inferiore, verso
il bar dell’hotel.
Ordino
per me un bicchiere di vino bianco. Sono nervoso come mai, e io non sono un
tipo nervoso. Non mi lascio trasportare molto dalle emozioni; sono sempre
controllato, e il controllo mi dà serenità, mentre Anastasia sta creando il
caos nella mia anima già tormentata! Controllo l’orologio e vedo che sono le
19:56. Verrà? Il mio piede inizia a battere sul pavimento guidato dal
nervosismo. Lo fermo. Mi appoggio al bancone del bar e prendo un altro sorso di
vino. Lei è qui! Sento
il suo sguardo alle mie spalle! Non so come sia possibile, ma quando lei è
nelle vicinanze, avverto la sua presenza come se fossimo connessi! Mi guardo
intorno ancora nervoso, e la vedo ferma all’entrata del bar. Mi sta ammirando!
Il cuore mi si scioglie, e mi immobilizzo quando la vedo così. E’ magnifica nel
suo vestito porpora! Devo battere le ciglia un paio di volte per assicurarmi
che lei sia davvero qui! E’ da mozzare il fiato! Le faccio il sorriso che
riservo solo per lei, quel ghigno lascivo per dimostrarle il mio desiderio, il
mio affetto, la mia libidine per lei.
Indossa
un vestito bellissimo e i tacchi a spillo, dannazione! I tacchi alti mi fanno
uno strano effetto e mi fanno venir voglia di prenderla proprio qui! Forse
potrei. Ho una saletta riservata per la cena. Lei cammina verso di me, e io automaticamente mi alzo e cammino verso di
lei.
Can't Take my Eyes off of You - Frank Sinatra
Tutto
ciò che riesco a mormorarle è “Anastasia, sei meravigliosa!” e le do un casto
bacio sulla guancia. “Indossi un vestito. Approvo Miss Steele.” Le porgo il braccio
e lei lo prende, e la conduco verso l’area dei salottini privati. Faccio cenno
al cameriere, e le chiedo se vuole qualcosa da bere. Lei mi fa un sorriso
malizioso, e dice “Prenderò quello che prendi tu, grazie.” Le ordino del
Sancerre, e mi siedo di fronte a lei. Il pensiero di lei che accetta il
contratto mi fa venire le vertigini. Non posso fare a meno di dire “Hanno una
cantina eccellente qui,” inclinando la testa di lato.
Chiudo
gli occhi per un secondo per vedere se riesco a sfuggire dalla sua presa, ma
no, sono completamente incapace. Mi ritrovo ad unire le mani e a sporgermi
verso di lei. I miei occhi, il mio cuore, sono pieni di una qualche emozione
che è pronta a scoppiare, e riversarsi su di lei. Lei si muove in maniera
nervosa sotto il mio sguardo. Anche lei avverte la carica tra di noi.
“Sei
nervosa?” le chiedo delicatamente.
“Sì,”
sussurra.
Mi
faccio ancora più avanti, verso di lei.
“Ti
dirò un segreto,” mi ritrovo a dire in tono da cospirazione, “anche io sono
nervoso.” Lei batte gli occhi come se fosse sorpresa. Ho imparato ad esercitare
il controllo su ogni elemento già molto tempo fa, ma il nervosismo è un
sentimento datomi dalla sua presenza. Le sorrido. Il cameriere arriva con il
suo vino, le olive, e un misto di noccioline.
Lei
arriva dritto al punto.
“Dunque,
Christian, come vogliamo procedere? Vuoi esaminare tutti i punti che ho
sottolineato uno per uno?” E’ impaziente e vuole arrivare agli affari
immediatamente …
“Impaziente
come sempre, Miss Steele,” dico.
Poi
lei dice la cosa più semplice ma più shockante, dato che credo che si stia
prendendo gioco di me. Ed è la cosa più sexy di sempre!
“Beh,
Mr. Grey, in tal caso, dovrò chiederti cosa ne pensi oggi del tempo,” mi guarda
attentamente con i suoi occhioni blu facendomi sorridere. A questo gioco si può
giocare in due, Miss Steele. Metto su uno spettacolino mentre allungo la mano,
prendo un’oliva e la metto in bocca tranquillamente. Lei sta guardando la mia
bocca, e so esattamente a cosa sta pensando. Si sta contorcendo sulla sedia ed
è nervosa. Quando ha voglia di me arrossisce e si guarda le mani. Dev’essere
davvero calda, perché tiene lo sguardo fisso sulle mie labbra e la mia bocca, i
suoi occhi sono irremovibili, incapaci di guardare altrove. Il suo petto fa su
e giù per il desiderio, il suo respiro è flebile ma veloce. Ora sta premendo le
gambe una contro l’altra, perché senza volere strattona la tovaglia del tavolo.
Lei mi vuole, e questo risveglia desideri che non sapevo esistessero in me!
Voglio fare il suo gioco.
“Pensavo,”
dico lentamente, “che il tempo è stato particolarmente ordinario oggi, Miss
Steele,” facendole un sorrisetto compiaciuto.
Blue Skies - Ella Fitzgerald
“Mi
stai prendendo in giro, Mr. Grey?” chiede incredula.
“Certo
che sì, Miss Steele,” sorrido. Prendi questo Anastasia! Lei si sporge in avanti
e sussurra ardentemente:
“Lo
sai che il contratto non ha alcun valore legale, Mr Grey,” dice cambiando il
mio stato d’animo.
“Ne
sono pienamente consapevole, Miss Steele,” ribatto. Lei torna a raddrizzarsi e
incrocia le braccia, in segno di chiusura.
“Avevi
intenzione di dirmelo ad un certo punto?” Non si fida di me? Pensa che avrei
approfittato di lei? Mi acciglio. Pensa che possa essere così meschino?
“Anastasia,
pensi che ti avrei costretta a fare qualcosa che non volevi, e poi avrei fatto
finta di avere un diritto legale su di te?” chiedo con fervore nella mia voce.
“Beh
… sì.” Risponde, e stranamente la sua risposta è dolorosa. Io non vengo ferito!
Da dove arriva questa sensazione? Due semplici parole, eppure, sono state
capaci di trafiggere la mia anima oscura, come se fossero un coltello.
“Non
hai una buona opinione di me, Anastasia,” dico, provando a nascondere il dolore
dalla mia voce, “perché?”
“Mr
Grey, non hai risposto alla mia domanda. Non si risponde ad una domanda con
un’altra domanda.”
Sospiro.
Merita una risposta.
“Anastasia,
lo scopo del contratto non è se può essere o meno usato in sede legale.
Rappresenta un accordo che vorrei fare con te. Attesta cosa mi aspetto da te e
cosa tu puoi aspettarti da me in termini chiari. Se non ti piace ciò che vedi,
allora non firmare. Ma se firmi, e poi decidi che non ti piace quello che
succede, o che non è uno stile di vita che fa per te, puoi semplicemente andare
via perché ci sono molte clausole che ti permettono di uscirne. E se ci fosse
anche solo una possibilità, seppur remota, di poter impugnare legalmente il
contratto, pensi che ti trascinerei in tribunale se un giorno decidessi di
filartela?”
Lei
mi fissa per un momento metabolizzando quello che le ho appena detto, e senza
distogliere lo sguardo da me, prende un grande sorso del suo vino. Voglio che
si fidi di me. Sempre! Non approfitterei mai di lei. Se non altro, sento questo
strano desiderio di prendermi cura di lei. Dobbiamo fidarci l’uno dell’altra se
speriamo di far funzionare questo accordo.
A matter of Trust - Billy Joel
“Questi
tipi di relazioni, in effetti, le relazioni in generale, sono costruite
sull’onestà e sulla fiducia. Se tu non ti fidi di me, se pensi che io non
sappia l’effetto che ho su di te, fin dove posso spingermi con te, fin dove
posso arrivare …” dico. Mi allungo verso di lei, e la guardo fisso negli occhi,
le dico, “se tu non puoi essere onesta con me, allora davvero non possiamo fare
questo,” col fervore nella mia voce.
“Quindi,
si riduce tutto a questo, Anastasia: Ti fidi di me oppure no?” I miei occhi
ardono nei suoi desiderando che lei sia onesta con me.
Lei
inclina la testa verso di me e mi disarma totalmente con la sua domanda:
“Hai
fatto questa discussione con, uhm … le quindici?”
“No,”
dico.
“E
perché mai, no?” chiede.
“Perché
loro erano tutte sottomesse convinte, e capivano cosa mi aspettavo e cosa
volevo da una relazione. Quindi, si è trattato solo di affinare i limiti
relativi, e gli altri dettagli.”
Lei
scuote la testa.
“C’è
un negozio dove vai per trovare quelle ragazze? Tipo Noi Siamo le Sottomesse
oppure Obiettivo Sottomesse Speciali?”
Rido,
“no, non esattamente,” rispondo, trovandomi di nuovo disarmato.
“Allora
come?”
“Anastasia,
vuoi discutere di questo o arrivare al sodo dei tuoi problemi?” Deglutisce. Un
mucchio di emozioni le attraversano il viso. Guarda in basso, guarda le sue
mani. Ho bisogno di distrarla dal pensare troppo. E’ sempre il suo problema,
pensa troppo.
“Hai
fame?” le chiedo. Lei alza lo sguardo. “No,” risponde docilmente.
Scommetto
che non ha mangiato. Non mangia abbastanza. “Hai mangiato qualcosa oggi?” le
chiedo.
“No,”
dice con un filo di voce, appena udibile. I miei occhi diventano due fessure.
Perché continua ad evitare il cibo?
“Devi
mangiare Anastasia. Possiamo mangiare nella mia suite o qui. Dove preferisci?”
le chiedo.
“Penso
che dovremmo restare in un’area pubblica, per essere più neutrali.” Le faccio
un sorriso cinico sporgendomi verso di lei. “Anastasia, pensi che essere in un luogo pubblico mi fermerebbe?”
dico in modo sensuale, delicato, fissandola; i miei occhi sono dei tizzoni
ardenti di desiderio per lei. Nemmeno in un milione di anni. Sono morto
aspettandola negli ultimi tre giorni! I suoi occhi si spalancano e deglutisce.
“Lo
spero,” sussurra.
“Vieni,”
le dico, “ho una saletta privata prenotata per cena. Niente pubblico.” Esco dal
salottino privato, e prendo la sua mano chiedendole di portare il suo vino. Un
cameriere dell’hotel ci porta alla saletta privata dove ceneremo; è una stanza
piccola ma lussuosa con il fascino e la raffinatezza del vecchio mondo. Il
cameriere le sistema la sedia e le posiziona il tovagliolo sulle gambe. Io mi
siedo di fronte ad Anastasia. Alla fine lei mi fissa da sotto le sue lunghe
ciglia. Chiudo gli occhi per un veloce momento e poi sussurro, “Non morderti il
labbro.” Alza di scatto lo sguardo, sorpresa.
“Ho
già ordinato la cena. Spero che non ti dispiaccia,” le dico.
“Va
bene,” acconsente lei. La sua approvazione mi da finalmente un po’ di meritato
sollievo. Sa essere trattabile, e glielo dico. “Ora, dov’eravamo?”
“Del
sodo,” risponde automaticamente prendendo un sorso del suo vino.
“Sì,
hai dei problemi,” dico, sfilando una copia della sua e-mail dalla tasca della
mia giacca.
“Clausola
2. Acconsento. E’ per il beneficio di entrambi. Quindi, potrei riformularla.”
Lei mi guarda sbattendo le ciglia. Opta per un altro sorso di vino, come se il
suo bicchiere potesse ridarle il coraggio che s’è persa fuori l’entrata
dell’hotel.
“Mentre
per la mia salute sessuale; tutte le mie partner precedenti hanno fatto gli
esami del sangue, ed io faccio degli esami regolari ogni sei mesi per tutti i
rischi che sono riportati nel contratto. Tutti i miei esami erano buoni. Non ho
mai fatto uso di droghe, e sono fortemente contro le droghe, infatti ho una
politica di tolleranza zero nella mia compagnia, e insisto a fare dei test
anti-droga casuali.” La sua bocca si spalanca facendole apparire sul viso
un’espressione shockata come a dirmi “sei
proprio un maniaco del controllo!”
Continuo,
“Non ho mai fatto trasfusioni di sangue. Quindi, siamo a porto con questa
clausola?”
Lei
annuisce, restando impassibile.
“La
prossima clausola è quella di cui abbiamo parlato prima. Sì, puoi andare via
quando vuoi, Ana. Io non ti fermerò,” le dico, anche se il mio cuore trema
mentre pronuncio quelle parole. “Se e quando deciderai di andartene –
ovviamente. Voglio solo mettere in chiaro questo punto,” dico, guardandola
fisso negli occhi, nella speranza che lei comprenda ciò che intendo.
“Okay,”
risponde. Arriva un vassoio di ostriche.
“Spero
ti piacciano le ostriche,” dico dolcemente. Lei mi fa notare che non ne ha mai
mangiata una.
“Davvero?”
chiedo salace. “Beh, tutto quello che devi fare è, infilarle in bocca e
deglutire. Penso che tu ne sia capace,” dico, ricordando le sue capacità orali.
Lei diventa paonazza. Io sorrido per la sua reazione mentre spruzzo un po’ di
succo di limone sulla mia ostrica e poi infilandola in bocca. Poi la incoraggio
a fare lo stesso.
“Quindi,
non devo masticarla?” chiede così innocentemente. Adoro questo di lei! Quando
si comporta così, tutto scompare, tutta la merda, tutte le preoccupazioni,
restiamo solo io e Anastasia. “No, non devi masticarla, Anastasia,” le rispondo
con uno scintillio negli occhi. Lei si morde di nuovo il labbro! Dannazione,
donna! Stai provando a farmi prendere fuoco proprio qui? Le do un’occhiata di
avvertimento. Lei mi imita spruzzando del succo di limone sulla sua ostrica, si
avvicina il guscio alle labbra e fa scendere l’ostrica. Si lecca le sue
bellissime labbra facendomi diventare desideroso e lascivo, i miei occhi si
scuriscono.
“Allora?”
le chiedo, per sapere la sua opinione.
“Ne
prenderò un’altra,” risponde seccamente.
Sono
così fiero di lei. E’ aperta a provare nuove cose, ed è desiderosa di imparare
a godersele. Tutto questo mi rende speranzoso riguardo a noi, “Brava ragazza,”
mi ritrovo a risponderle pieno di orgoglio.
“Hai
scelto le ostriche di proposito? Sono rinomate per le loro qualità
afrodisiache,” dice.
“No,”
rispondo onestamente. Come se avessi bisogno di un qualche tipo di afrodisiaco
quando le sono vicino? “Erano in cima
al menù, e io so che tu sai che non ho bisogno di un afrodisiaco quando sono
vicino a te. E So anche che reagisci allo stesso modo quando sei vicino a me,”
dico, e vado avanti, “allora,
dov’eravamo?”
“Oh,
sì, ubbidirmi in tutto. Sì, voglio che tu lo faccia. Ho bisogno che tu lo
faccia. Pensa a questo come se fosse un gioco di ruolo, Anastasia,” dico. Devo
avere il controllo. Lei è troppo ribelle, e questo è l’unico modo che conosco.
“Christian
…” mi guarda con la paura negli occhi, “sono preoccupata, perché potresti farmi
male.”
Sono
sorpreso della sua preoccupazione. “Farti male in che senso?”
“Fisicamente,”
dice, ma il suo sguardo dice di più.
“Ana!”
la sgrido, “Pensi davvero che potrei farlo? Pensi che andrei oltre i tuoi
limiti di sopportazione?”
“Ma
tu hai detto di aver già fatto del male a qualcuno in passato.”
“Sì,
ma è stato molto tempo fa.”
“E
come è successo?”
“L’ho
appesa al soffitto della mia stanza dei giochi. In effetti questa era anche una
delle tue domande. Ecco a cosa servono i moschettoni, per la sospensione. Era
un gioco di corde, sai. Una delle corde era legata troppo stretta.”
Lei
alza la mano per indicarmi che non vuole sentire altro. “Non voglio saperlo.
Non penso di voler essere sospesa. Non mi sospenderai, vero?”
“Non
se non vuoi. Questo può essere un limite assoluto.”
“Okay,”
fa un sospiro di sollievo. Era chiaramente terrorizzata.
“Ma
per quanto riguarda il seguire le regole, ce la potresti fare?” Per favore, la
imploro dentro. Ne ho bisogno. Devo avere il controllo.
Lei
mi guarda, provando a decifrare la mia espressione. “Ci proverò,” sussurra.
“Bene,”
sorrido tirando un sospiro di sollievo senza che lei se ne accorga. “Un mese di
prova invece di tre non è contrattabile, Anastasia. Se vuoi un fine settimana
al mese, possiamo accordarci sul vederci durante la settimana? Non penso di poter stare lontano da te per
così tanto tempo, ci sto appena riuscendo in questo momento, per favore?”
La guardo.
La
sua espressione cambia, e diventa di soggezione. “Cosa ne dici se io ti lascio
un giorno del fine settimana ma in cambio io mi prendo un giorno
infrasettimanale? Potrebbe funzionare?”
“Okay,”
mormora.
“Poi,
per favore, potremmo provare per tre mesi, Anastasia? Se non pensi che faccia
per te, puoi andare via quando vuoi, Per favore?” chiedo.
“Tre
mesi?” dice, come se le parole le lasciassero l’amaro in bocca. Sembra
sconcertata. Prende un altro sorso del suo vino come se fosse un segno di
nervosismo. Prende un’altra ostrica, forse per riempire la pausa silenziosa che
non vorrebbe aver creato.
Continuo,
“La questione del possesso; la terminologia appartiene al principio di
obbedienza. Così puoi entrare nel giusto stato mentale per capire di cosa si
tratta. Voglio che tu capisca una cosa: Appena tu oltrepassi la soglia come mia
sottomessa, io farò di te quel che mi piace. Devi accettarlo e farlo con
piacere e dedizione. Ecco perché ho bisogno che tu ti fidi di me. Ti fotterò
quando vorrò, dove vorrò e in qualunque modo io vorrò. Se combini dei casini,
io ti rimetterò in riga. Ti allenerò per far sì che tu possa compiacermi. Dato
che so che non hai mai fatto queste cose prima, procederò lentamente e
costruiremo i vari scenari possibili. Hai bisogno di fidarti di me, e so che
devo conquistarmi la tua fiducia. E credimi, lo farò. Quel ‘o in altro modo’
serve a farti entrare nel giusto stato mentale; significa che va bene tutto,”
dico appassionatamente. Lei continua a fissarmi senza proferire parola.
“Ana,
ci sei ancora?” sussurro in modo caldo e seducente.
Quando
il cameriere torna, le chiedo se vuole dell’altro vino, ma lei preferisce
dell’acqua frizzante dato che dovrà guidare.
“Sei
molto silenziosa, Anastasia,” mormoro.
“E
tu sei davvero loquace, Christian,” mormora in risposta. Sorrido.
“Clausola
di disciplina. Anastasia, hai bisogno di capire che c’è una linea sottilissima
tra dolore e piacere; come se fossero le due facce della stessa moneta, una non
esiste se non c’è anche l’altra. Voglio dimostrarti quanto può essere piacevole
il dolore. Forse non mi crederai ora, ma questa è la ragione per cui ho bisogno
della tua fiducia. Ci sarà dolore, ma niente che non potrai sopportare. Ti fidi
di me, Ana?” le chiedo intensamente.
“Lei
alza lo sguardo su di me quando pronuncio il suo nome, e dice, “Sì, mi fido di
te,” in modo spontaneo. Lei si fida di me! Sono sollevato oltre ogni limite.
“Okay, allora il resto sono solo dettagli.”
“Sì,
ma sono dei dettagli importanti.”
Il
cameriere ritorna col cibo: merluzzo nero, asparagi e purè di patate con salsa
olandese. Spero che le piaccia questo cibo.
“Parlando
di cibo, dici che il cibo è un punto cruciale.”
“Sì,”
risponde.
“Posso
pretendere che tu consumi tre pasti al giorno?”
“NO,”
dice con veemenza e fermamente.
“Ho
bisogno di sapere che non hai fame, Anastasia,” dico preoccupato.
“Allora,
dovrai fidarti di me,” risponde, disarmandomi completamente. La fisso, e mi
fido di lei. Il solo pensiero mi rilassa. “Allora te la darò vinta sul cibo e
sul sonno,” rispondo.
“Voglio
sapere perché non posso guardarti,” dice.
“E’
una cosa Dominatore/Sottomessa. Ti ci abituerai.” Mi guarda incredula.
Lei
mi fissa come se volesse sfidarmi e chiede, “Perché non posso toccarti?”
Come
faccio a spiegarle che sono incasinato? “Perché non puoi,” dico fermamente.
“E’
a causa di Mrs. Robinson?” chiede, sorprendendomi.
Certo
che no! “Perché lo pensi?” le chiedo. “Credi che mi abbia traumatizzato?” Lei
annuisce!
“No,
Anastasia, non è lei la ragione. Inoltre, lei non avrebbe accettato tutte
queste contrattazioni.” Lei fa il broncio.
“Quindi,
questo non ha niente a che fare con lei, allora …” dice con tono interrogativo.
“No.
Poi, non voglio nemmeno che ti tocchi.”
“Solo
per curiosità, ma, perché?” chiede.
“Perché,
Anastasia,” mi chino in avanti con passione, “voglio tutto il tuo piacere,”
dico con voce roca e determinata. “Hai molto a cui pensare,” dico.
“Sì,
mi hai dato molti spunti di riflessione,” conviene.
“Vuoi
dare un’occhiata ai limiti relativi?” le chiedo. Sembra che si stia sentendo
male.
“Non
durante la cena,” dice facendomi sorridere.
“Sei
schizzinosa, Miss Steele?” sussurro.
“Qualcosa
del genere,” sussurra in risposta.
“Non
hai mangiato abbastanza.”
“In
realtà, è abbastanza,” dice con convinzione. Ma so quanto ha mangiato. Ho fatto
un inventario mentale di tutto. Tre ostriche, quattro forchettate di merluzzo,
un gambo di asparago, e nient’altro. Quando glielo dico, lei sembra shockata
dal fatto che io ricordi tutto quello che ha mangiato.
“Hai
detto che devo fidarmi di te,” la guardo negli occhi con aria interrogativa.
“Christian,
non mi capita tutti i giorni di avere una conversazione come la nostra. Quindi,
apprezzerei se tu mi dessi un po’ di tempo, per favore,” dice con fervore.
Questa non è una giustificazione, deve restare in salute.
“Voglio
che tu sia sana e in forma, Anastasia,” dico.
“Lo
so,” mormora, ed ecco che quel labbro finisce di nuovo tra i suoi denti, in
modo assente. Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo, e quando li riapro,
i miei occhi sono pieni di desiderio e di voglia.
“In
questo momento, Anastasia, tutto quello che voglio fare è sfilarti di dosso
quel vestito,” dico con voce roca. Lei deglutisce. Il suo corpo si smuove.
Riesco a vedere il desiderio che è anche dentro di lei. Ma lei dice, “Non
sarebbe una buona idea,” mormorando troppo tranquillamente. “Non abbiamo ancora
mangiato il dessert.”
“Vuoi
il dessert?” chiedo, incredulo.
“Sì,”
sussurra. Le faccio un altro sorriso lascivo.
“Potresti
essere tu il dessert,” dico in modo provocante. Dio! La voglio così tanto
stasera. Mentre lei è seduta lì, di fronte a me, con quel vestito porpora, con
quei capelli, quelle gambe, e quelle labbra, mentre si contorce, ricordandomi
il modo in cui si è dimenata sotto al mio tocco, e quanto era sensibile. Sono
troppo vicino a lei! Mi sta facendo diventare pazzo! Sto per andare fuori di me
… E’ così vicina eppure così lontana! Voglio lei, ho bisogno di lei; proprio
qui, proprio ora!
“Non
sono sicura di essere dolce abbastanza, Christian,” sussurra. Oh, non sono
d’accordo, Miss Steele! Ti ho assaggiata, sei la cosa più dolce che abbia mai
assaporato!
“Anastasia,”
le dico, “sei la cosa più deliziosa che abbia mai assaggiato.”
“Ma,
Christian,” dice timidamente, “usi il sesso come un’arma. Questo non è giusto,”
sussurra tenendo lo sguardo abbassato sulle sue piccole mani. Poi alza i suoi
bellissimi occhi blu, e guarda nei miei, attraverso i miei. Il suo sguardo mi
sorprende. Lei può vedere attraverso la merda che mi circonda. Può vedere il
vero me. Le mie sopracciglia scattano verso l’altro per la sorpresa. Adotto un
atteggiamento pensieroso. Lei ha ragione, ovviamente.
“Hai
ragione, Ana,” dico, guardandola. “Una persona usa tutte le armi a sua
disposizione al momento. Questa è quella che so usare. E’ il mio strumento, la
mia arma, il mio tesoro ritrovato, il mio arsenale. Ma non cambia il fatto che
ti desidero e ti voglio! Proprio qui! Proprio ora!” dico con tutta la mia
passione. Il mio sguardo non lascia mai il suo, vedo il desiderio crescere in
lei, e questo mi dà un’idea.
“Voglio
provare una cosa,” dico delicatamente. Lei si acciglia, mettendosi sulla
difensiva, e assumendo un’aria interrogativa. Lentamente mi allungo verso di
lei, e pian piano e in modo seducente dico, “se fossi stata la mia sottomessa,
non avresti dovuto pensarci. Sarebbe stato molto semplice. Non dover pensare se
stai prendendo la decisione giusta, o se un posto qualunque può essere il posto
giusto. Tutte quelle decisioni sarebbero prese per te. Io, come tu dominatore,
prenderei quelle decisioni per te. Vedi, Anastasia, so per certo che mi vuoi,
che mi desideri, proprio in questo momento.”
La
sorpresa le attraversa il viso. Vuole sapere da cosa l’ho capito.
“Piccola,
l’ho capito, perché è tutto nel tuo linguaggio del corpo. Sei arrossita
per il desiderio, perché quello avviene come precursore del sesso. Il tuo
respiro cambia per far sì che quel sangue affluisca alla superficie. E proprio
ora, stai premendo le cosce una contro l’altra, perché stai provando a
sopprimere il tuo bisogno di me.”
Lei
mi da un’occhiata come a dirmi WTF. “Come fai a sapere delle mie cosce?” chiede
incredula.
“Faccio
solo attenzione. La tovaglia si è mossa con il movimento delle tue gambe, e ho
imparato a leggere bene un corpo nel corso degli anni. E’ l’esperienza. Ma le
mie conclusioni sono corrette, vero?” dico, e lei arrossisce ancora di più
abbassando lo sguardo e fissandosi le mani.
“Non
ho finito il mio pesce,” dice timidamente.
“Preferiresti
del pesce freddo a me?” dico incredulo facendole alzare di scatto la testa. Lei
mi fissa e io fisso lei, pieno di desiderio, e voglia, e fuoco e lascivia.
“Ma
tu continui a dirmi che vuoi che mangi tutto quello che ho nel piatto,” dice.
Sembra che mi importi quanto cibo mangia in questo momento? Sto andando a fuoco
davanti a lei! Mi sta torturando! Mi sta sfidando! Mi sta rifiutando! E’ allo
stesso tempo estremamente sexy ed estremamente frustrante! Lei è il mio veleno
e il mio antidoto! Devo averla. So che lei mi vuole … Perché mi sta rifiutando?
“Non
giochi pulito, Christian,” sussurra. Piccola, lo so! E’ tutto ciò che so. Devo
vincere. E’ nella mia natura.
“Non
l’ho mai fatto,” affermo semplicemente. Sono il maestro del mio gioco. So come
va giocato, e l’ho imparato anche molto bene, senza dubbio. E lei è così
innocente, e così inesperta; non sarà capace di resistere a quello che ho da
offrirle. Proprio ora, io la voglio fottutamente! La prenderei sul tavolo se me
lo concedesse. Lei si acciglia, e le sue palpebre le nascondono leggermente gli
occhi. Sta per partire con la controffensiva! Prende un asparago, poi
lentamente, e deliberatamente si morde il labbro mentre mi guarda! Poi, tenendo
l’asparago in mano, lo succhia! Sta provando a tormentarmi! Prova a battermi al
mio stesso gioco. I miei occhi si spalancano.
“Cosa
stai facendo, Anastasia?” dico tra i denti digrignati. Lei sorride dolcemente,
e morde la cima dell’asparago tagliandola via, e poi dice, “sto mangiando il
mio asparago.” La mia erezione è ormai al massimo, e deglutisco. Sta per farmi
venire le convulsioni senza nemmeno toccarmi. Mi sposto sulla sedia per dare
più spazio alla mia erezione che continua a crescere.
“Penso,”
sussurro, sporgendomi in avanti, “che tu stia giocando con me,” dico. Come fa
sempre. Lei batte le ciglia, e, mostrandosi innocente, come una buona ragazzina
del sud, dice educatamente, “Sto solo finendo la mia cena, Mr. Grey.”
Il
dannato cameriere entra proprio in quel momento, fissandomi. Sono arrabbiato
per l’intrusione, e lui lo sa. Ma io annuisco così lui pulisce i piatti. Ho
brama di lei. Sto morendo per il desiderio, e sto per prendere fuoco. Ho
bisogno di averla qui, o di portarla nella mia suite. Non penso di poter
arrivare alla mia suite. Potrei possederla nell’ascensore! Dato che il
cameriere è ancora qui, potrei anche ordinare il suo dessert. Le chiedo se
vorrebbe un dessert.
“No,
grazie, Christian,” dice educatamente, aggiungendo, e spezzandomi completamente
il cuore, “penso che dovrei andare via.” No, no! Questa è una scena del mio
sogno!
“Andare?
Perché?” sono incapace di nascondere lo shock e la sorpresa. Il cameriere si
affretta ad uscire dalla stanza, spaventato dalla mia reazione.
“Sì,
è solo che devo andare.” Il mio desiderio di lei esce da ogni poro, sono
disperato, devo averla! “Abbiamo entrambi la cerimonia di consegna delle lauree
domani,” dice timidamente. Mi alzo e allungandomi verso di lei, dico, “Non
voglio che tu vada via!”
“Per
favore, Christian, devo andare,” risponde.
“Perché?”
Perché mi sta lasciando? Sono terrorizzato. Mi ricordo questa scena, fa parte
dell’incubo più orribile che abbia mai avuto!
“Ho
molte cose a cui pensare, hai messo molte cose nel mio piatto mentale. Penso di
aver bisogno di un po’ di distanza per pensare chiaramente,” afferma,
guardandosi le mani.
“Posso
farti restare,” la minaccio come ho fatto nel mio sogno. Anche questo è un sogno?
“So
che potresti … In effetti molto facilmente …” mi guarda implorandomi. Anche lei
mi desidera, ma perché andare, piccola? Perché rifiutarmi? “Ma, non voglio che
tu mi fermi.”
Sono
esasperato. Mi passo una mano tra i capelli. Poi la guardo. Con l’intensità
degli ultimi due giorni che ho passato senza di lei, e quella sessione che ho
avuto con John questa mattina, le dico, “Anastasia, quando sei ruzzolata appena dentro la porta del mio ufficio,
tu era tutta timida, e ‘sì, signore’, ‘no, signore’, pensavo che saresti stata
una sottomessa. Ma ora ne dubito, e sto scoprendo che tu a quanto pare non hai
nemmeno un singolo osso che si sottomette nel tuo delizioso corpo.” Sono
teso. Non so come prenderà la mia onestà. Voglio continuare ad inseguirla? Lei
guarda in basso, e poi di nuovo verso di me.
“Potresti aver ragione, Christian,”
dice. In quel momento prendo la mia decisione. Io voglio lei. TANTISSIMO!
Voglio avere una possibilità con lei! Perché è tutto contro di me in questo?
Non riesce a vedere quanto la desidero?
“Anastasia,
voglio avere occasione di poter esplorare quella possibilità, vedere se hai
quella propensione. Potresti averla,” mormoro. Un sacco di emozioni le
attraversano la faccia. So che mi vuole! So che mi desidera. So che non può
ribellarsi a me, con me, perché sa che la nostra attrazione è inevitabile, è
impossibile sottrarsene, non saremo capaci di toglierci le mani di dosso. Ma
comunque, ha deciso di andare via. Lei vuole ‘di più’ come nel mio sogno.
Posso leggerlo nel suo comportamento. Abbasso lo sguardo su di lei,
accarezzandole il mento e il labbro inferiore che amo tanto. “Non conosco altri
modi, Ana. Questo sono io. Questo è ciò che sono.” Sussurro con fervore.
“Lo
so,” dice tristemente, il suo viso mostra la sua desolazione. Un altro momento
del mio sogno.
Mi
abbasso per baciarla. La voglio così tanto, sto bruciando dentro. Sono un uomo
in fiamme! La fisso, chiedendo la sua approvazione, il suo permesso. Lei
avvicinandosi chiude la distanza che restava tra di noi, incontrando le mie
labbra. Inizio a baciarla. Le sue mani si muovono tra i miei capelli, torcendoli,
tirandoli, e provando ad immergersi dentro di me. La mia mano arriva alla sua
nuca, mentre l’altra mano scende lungo la sua schiena, e ora siamo uno
schiacciato contro l’altra. Le nostre bocche e le labbra si esplorano a
vicenda, aprendosi, ansimando, le lingue si attorcigliano, si accarezzano.
Diventiamo una cosa sola in questo bacio, la passione aumenta. La voglio! Ho
bisogno di lei. Devo averla. Lei non può andare via.
“Non posso persuaderti a restare? Per favore!”
respiro tra i baci.
You Give Me Something - James Morrison
“No.”
Dice fermamente.
“Per
favore resta. Passa la notte con me, Ana,” dico.
“E
non poterti toccare? Non posso.” Mi lamento sonoramente.
“Piccola,
sei impossibile,” dico tirandomi indietro, e vedo un’espressione diversa sul
suo volto. E’ meravigliosa! Mi sta lasciando.
“Anastasia?
Perché questo sembra un addio?” dico. Ci sono già passato. Ho già vissuto
questo momento prima! La scorsa notte! E lei è morta tra le mie braccia! Il mio
livello d’ansia cresce.
“E’
perché me ne sto andando adesso,” dice, ma senza convincermi.
Mi
abbasso e dico tra i denti stretti, “non è quello che intendevo, lo sai!”
Lei
chiude gli occhi, prende un respiro profondo. Oh Dio! La scorsa notte! Ho già
vissuto questo momento la scorsa notte!
“Christian,
ho bisogno di pensare. Non so se posso farlo. Non so se questo può funzionare,
o se questo è il tipo di relazione che voglio,” dice. Chiudo gli occhi. Non
voglio rivivere la scorsa notte. Non la inseguirà. Voglio che sia viva, che
respiri ancora, voglio che sia felice. Poggio la fronte contro la sua, e ci
calmiamo entrambi. Le do un bacio sulla fronte, inalo profondamente il profumo
squisito dei suoi capelli, provando a memorizzarla, a ricordarla. Alla fine la
lascio andare e faccio un passo indietro.
“Come
vuoi, Miss Steele,” dico. “Ti accompagnerò fino all’entrata.” Lei ha posto le
sue condizioni, e io ho posto le mie. Io non amo, non do ‘di più.’ Forse lei ha
ragione. Questo potrebbe non fare per me, o per lei. Le porgo la mano. Le
chiedo se ha il ticket del parcheggio. Lei lo pesca nella sua borsa e me lo
passa.
“Grazie
per la cena deliziosa, Christian,” mormora.
“E’
sempre un piacere, Anastasia,” dico, ma nella mia testa tutte le rotelle stanno
andando fuori posto. Voglio che se ne vada? Sono stanotte? Cosa devo fare? Chi
cazzo voglio prendere in giro? Io VOGLIO lei e questa è l’ultima riga. Quando
mai io, Christian Grey, mi sono ritirato da una competizione solo perché era
difficile? Non è nella mia natura! Cercherò di trovare una soluzione. Non
lascerò che scivoli tra le mie dita. I limiti possono sempre essere
rinegoziati.
Lei
alza lo sguardo e mi fissa, come se mi stesse guardando per l’ultima volta,
come se non mi potesse mai più vedere. Anche lei mi vuole! Mi desidera!
Dobbiamo soltanto lavorarci! Deve funzionare! Il mio cuore si sta spezzando in
un milione di pezzi! Sto morendo di una nuova morte al pensiero che lei
potrebbe uscire dalla mia vita per sempre. Anche il solo pensiero di tutto
questo, il pensiero di non averla, non vederla, non sentire più il suo profumo
o non sentirla più è un’altra pugnalata nel mio cuore oscuro! Il mio sguardo
incontra il suo, intenso, fiammeggiante.
“Hai
detto che questo fine settimana vi trasferirete a Seattle. Se prenderai la
decisione giusta, posso vederti domenica?” dico esitante. Questa è la prima
volta in cui non ho tutto sotto controllo
“Vedremo.
Forse,” sospira. Mi sento sollevato per un secondo, rendendomi conto che lei
terrà la mente aperta. Ma sta tremando nel suo vestito.
“Anastasia,
ora è più fresco, non hai una giacca?” chiedo.
“No,”
dice. Mi sfilo la mia e gliela metto sulle spalle.
“Non
voglio che ti ammali.” Vedo che chiude gli occhi per un momento, e inala il
profumo della mia giacca. Il mio cuore salta un battito. Anche lei mi vuole!
Poi
ricevo lo shock della mia vita quando il posteggiatore arriva con la sua auto.
E’ quello schifo di VW del mio sogno! La mia bocca si spalanca per lo shock e
la sorpresa.
“E’
la tua auto?” chiedo atterrito, con lo shock ancora ben presente sul viso do la
mancia al parcheggiatore. Non posso evitare di dire “Rispetta almeno le minime
condizioni di sicurezza?” come ho fatto nel mio sogno.
“Sì,”
dice. Oh, bene! Qualcosa di diverso c’è, e quella sensazione inquietante non mi
ha ancora lasciato.
“Ma
ce la farà ad arrivare fino a Seattle in modo sicuro?”
“Certamente,”
dice esasperata. Oh no! Eccola che arriva! “Lo so che è vecchia, ma è mia, e il
mio patrigno l’ha comprata per me, e sì, rispetta le condizioni di sicurezza!”
Posso
rettificare questa situazione così facilmente. Non può restare in questo
schifo, una trappola mortale! Mi preoccuperei per lei anche se non fosse
insieme a me! “Oh, Anastasia, possiamo fare di meglio.”
“Cosa
stai provando a dirmi?” dice, mentre si rende conto di cosa intendo. “Non puoi, non mi comprerai un’auto!” dice. La fisso. Mi conosci davvero
poco, piccola! Non vuoi sfidarmi in questo. Sono un uomo che riesce sempre a
fare ciò che vuole, in un modo o nell’altro.
“Vedremo,”
dico brevemente. Apro lo sportello del guidatore per lei. Deve togliersi le
scarpe perché c’è appena un po’ di spazio per i piedi. Ok, ti prenderò un’auto!
Questo pezzo di spazzatura non rispetta le mie condizioni di sicurezza! I miei
occhi si scuriscono per la preoccupazione. Se avesse firmato il suo documento,
non starebbe per andare via guidando quel pezzo di scatola portatile della
morte! In questo modo, mi ha praticamente legato le mani, lasciandomi inerme!
“Guida
con prudenza,” dico con calma.
“Arrivederci, Christian,” dice con voce
roca, in modo sconsolato. “No, no!
Questo non è un incubo. Starà bene,” continuo a dirmi. Lei mi è sembrata
ferita, sfinita. Mi è arrivata in profondità sotto la pelle! Si è fatta spazio
dentro di me ad un livello così profondo, non riesco a scacciarla! Mi sta fottendo il cervello! Non
posso fare nemmeno una dannata cosa a riguardo! Mi passo entrambe le mani tra i
capelli per la doppia esasperazione mentre guardo quel catorcio della sua auto
andare via.
Mi
giro, e sento il bisogno di correre nella mia suite, ma mi fisso sul volto la
mia espressione impassibile, e lentamente mi incammino verso gli ascensori.
Premo il pulsante di chiamata. E il suo ricordo è ancora fresco qui, in
quest’ascensore, ancora una volta. Lei mi sta rifiutando, sta giocando al mio
stesso gioco, e mi piace immensamente! Voglio lei più di quanto abbia mai
voluto qualcosa nella mia vita! Cos’è?
Mi
ritrovo ad entrare nella mia suite, e i miei piedi si fanno strada verso il
computer. Le scrivo un messaggio. Voglio sapere perché se n’è andata, perché
non mi ha voluto anche se potevo leggere il desiderio, la voglia, la brama in
lei!
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Da:
Christian Grey
Oggetto: Stasera
Data: 25 maggio 2011 22:02
A: Anastasia Steele
Oggetto: Stasera
Data: 25 maggio 2011 22:02
A: Anastasia Steele
Perché
sei scappata stasera, Anastasia? Non capisco. Spero ardentemente di essere
riuscito a rispondere a tutte le tue domande a tal punto da essere
soddisfacente. Lo so che è molto da metabolizzare, e hai molto a cui pensare,
ma sinceramente spero che tu prenda la mia proposta in seria considerazione.
Voglio davvero che questo funzioni. Ci andremo piano.
Per
favore, fidati di me.
Christian
Grey
Amministratore delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Amministratore delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Devo
trovare il modo per convincerla. Quando mai sono scappato da una sfida? Voglio
solo lei! Questa cosa non cambierà. La domanda diventa: quanto la voglio? La
voglio così tanto che mi spingerò in punti dove non sono mai arrivati prima per
seguire una donna? C’è una sola risposta. Un assoluto “Sì!” Non ho mai voluto
niente di più prima di lei!
So
che è spaventata. Ma è solo perché non sa i livelli di piacere a cui potrebbe
arrivare. Come faccio a convincerla? Il mio incubo è quasi diventato realtà,
perché lei ha paura di quello che le sto chiedendo, e vuole di più. La domanda
del Dr. Flynn mi risuona nella testa adesso: “Vuoi possederla?” Lei è difficile da possedere, quasi impossibile.
Ma voglio possederla. Pretendere il suo corpo e la sua anima come lei ha
preteso me. Ma, quanto sono disposto a cedere al compromesso?
Ecco
di nuovo quella parola: “compromesso.”
Posso
spostare i limiti delle mie regole per ospitare un compromesso per lei? Forse
ci posso provare. Per lei! Cosa mi sta facendo? Sto infrangendo tutte le mie
regole per una giovane donna innocente! Il pensiero che lei vada via da me, che
si ritrovi in possesso di qualcun altro, che la protegga, la ami, faccia sesso
con lei, mi sta uccidendo!
Cammino
avanti e indietro per la suite. Esasperato, sessualmente frustrato, negato,
rifiutato, in corso di negoziazione per il crollo totale, dopo averglielo quasi
concesso, nonostante sia ancora in modalità negoziazione: Tutto questo mi è
stato fatto da una giovane donna la cui prima esperienza sessuale è stata con
me! Non ha avuto alcun vero fidanzato, e nemmeno molti baci, sospetto; e
nonostante tutto ha questa innata abilità di confondermi. Me! Christian Grey che rifiuta
gli altri, a cui gli altri si sottomettono. Allora la consegna delle lauree di
domani sarà cruciale. Lei dovrà vedermi. Dovrò mettere le cose in chiaro.
Aspetto
che Anastasia mi risponda. Voglio assicurarmi che sia tornata a casa sana e
salva con quella trappola mortale che si ritrova. Le mando un messaggio:
*Sei a casa sana e salva?*
Passano
10 minuti, ma nessuna risposta. Le mando un altro messaggio.
*Chiamami.*
Aspetto,
e aspetto. Nessuna risposta. La chiamo, ma non mi risponde. Riaggancio.
Ricompongo il numero, e ancora un’altra volta, lei non risponde. E’ tornata a
casa tutta intera in quella trappola mortale? Sono nervoso. Non avrei dovuto
lasciarla andare. O avrei dovuto seguirla fino a casa, per assicurarmi che ci
arrivasse in sicurezza. No! Questo mi riporta al mio incubo. Decido di mandarle
un altro messaggio via e-mail:
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Da:
Christian Grey
Oggetto: Stasera
Data: 25 maggio 2011 23:59
A: Anastasia Steele
Oggetto: Stasera
Data: 25 maggio 2011 23:59
A: Anastasia Steele
Anastasia,
sono preoccupato che tu non ce l’abbia fatta ad arrivare a casa con quella
macchina.
Fammi
sapere se stai bene.
Christian
Grey
Amministratore Delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Amministratore Delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.
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Resto
alzato un po’ più a lungo per ripassare gli ultimi dettagli del discorso che
dovrei fare domani alla cerimonia di consegna delle lauree. Aspetto che
Anastasia mi mandi una e-mail o un messaggio, ma non ricevo niente. La chiamo
un’ultima volta prima di andare a letto, assolutamente preoccupato. Lei non
risponde. Sta bene? E’ riuscita a tornare a casa o mi sta semplicemente
ignorando? Purché sia tornata a casa, posso sopportare di essere ignorato. Il
mio desiderio cresce sempre di più per lei. I pensieri su di lei sono
onnipresenti sia quando sono sveglio che quando dormo. Come mi confondi Ana!
Entro
nella camera da letto, e mi cambio, restando solo con i boxer, mi distendo sul
letto fissando il soffitto con Anastasia come unico pensiero.
***
Il
fotografo è aggrappato intorno alla sua vita come della stoffa statica che
aderisce al corpo. Allo stesso tempo irritante e sgradevole! Io socchiudo gli
occhi, mentre le chiedo:
“Perché
lui, Ana?” dico con fervore.
“Perché
lui vuole darmi di più. Più di quanto tu sia disposto a darmi.”
“Lei
ha bisogno di più del tuo denaro e del tuo sesso deviato, stronzo!” dice il
fotografo.
Io
lo ignoro. “Cosa vuoi, Anastasia? Dimmelo!” la scongiuro.
“Più
di quanto tu sia disposto a darmi, Christian. Più del sesso, più del dolore e
del piacere, più del Dominatore che vuole possedermi! Voglio un fidanzato che
mi ami!”
“E
tu pensi che quella piccola merda possa amarti come ti amo io?” I suoi occhi si
spalancano mentre lui mi fissa con ostilità, pronto ad uccidere. Gira i suoi
occhi latini verso di me e praticamente ringhia:
“Certo che la amo, stronzo! Cos’hai da
offrirle oltre a quello che le hai dato finora? Hmm, cosa le daresti. Oh, sì,
una dose concentrata di sofferenza?” Continuo ad ignorarlo.
Mi
giro verso Anastasia, prendendole il braccio, desiderando che lei venga con me.
“Tu
non mi ami, Christian! Vuoi solo ciò che il mio corpo può darti. Ma questo non
è abbastanza per me!”
“Vuoi
fiori e cuori?” le chiedo.
“Sì.
E di più. Io voglio amore,” sussurra. “Perché io ti amo! Ma, non hai intenzione
di ricambiare,” la sua ultima dichiarazione diventa il mio disfacimento. Sono
di nuovo come Heathcliff, ritrovandomi a dichiararle il mio amore con le sue
parole.
“Ma, se lui t’amasse con tutte le forze del
suo piccolo essere, non riuscirebbe nemmeno in ottant’anni ad amarla quanto io
in un sol giorno!” dico esasperato, e articolo, “Nessuno può amarti come t’amo io, meno di tutti questo pezzo di merda!”
“Allora
perché non me lo dimostri mai?” dice, guardandomi con i suoi occhioni blu e
fissando il suo sguardo col mio.
La prendo tra le braccia, e il nostro bacio ci
consuma entrambi.
Crazy Love - Michael Buble
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