CAPITOLO V
Una situazione da sistemare
Fa
un passo ed entra nella stanza, il suo sguardo non fa trapelare niente. Inala
il profumo del cuoio, del legno e degli agrumi come se fosse un profumo
inebriante. Guarda la grande stanza bordeaux, i vecchi pavimenti in legno
verniciati. Il suo sguardo va verso la croce a forma di X con le manette ad
essa collegate. Il suo sguardo viene catturato dalle griglie di sospensione che
scendono dal soffitto. Cammina, tocca le corde le catene e le manette. Cammina
verso la serie di fruste e frustini. Guarda i cassetti, quelli dove tengo i
dilatatori, ma li richiude immediatamente. Il suo viso non lascia trasparire
niente. Esamina, guarda ma non dice nulla, nessuna emozione attraversa il suo
viso, il che non mi permette di leggere dentro di lei.
Va
verso il grande letto rococò, rivestito di pelle rossa. I suoi occhi si
soffermano sulle manette sui lacci per i polsi che pendono dalla testata. Il
suo sguardo continua ad andare in tutte le direzioni, i suoi occhi guardano il
lungo tavolo di legno lucido. Non dice nulla e dentro di me sto impazzendo
dalla curiosità di conoscere i suoi pensieri. Alza lo sguardo e vede i
moschettoni appesi al soffitto.
Localizza
il flagellatore di piume con pelle scamosciata e palline di plastica. Lo
accarezza dolcemente con le mani, lo esamina. Un barlume di curiosità si
intravede nei suoi occhi per la prima volta. “Si chiama flagellatore,” le dico
dolcemente e sottovoce.
“Hmmm…”
dice fissandolo shockata. Il suo sguardo è su di me, ma subito dopo torna
ai miei giochi e a tuttala stanza. Ilsuo viso sembra passivo, ma sembra che vi
sia un fondo di paura, shock e intorpidimento.
“Di’ qualcosa,” le dico
dolcemente pretendendo una risposta da lei.
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“Sei
tu a fare questo a qualcuno o le persone lo fanno a te?” mi chiede. Mi
sento sollevato e sorrido
“Lo
faccio a donne che vogliono che lo faccia loro,” rispondo sperando che
lei mi dica qualcosa, qualche risposta.
“Capisco.
Sembra che tu abbia delle volontarie disposte a questo. Per questo non capisco
cosa ci faccio qui, o quale sia il mio scopo qui dentro,” mormora
“Perché
io, voglio davvero, davvero, fare questo cose con te,” dico in tono quasi di
supplica.
Emette
un rantolo, “Oh!” con uno sguardo interrogativo. Mi aspetto che adesso lei
corra via da questa stanza, ma non lo fa e cammina verso le verghe e si gira
verso di me, con uno sguardo triste e depresso e mi chiede con voce rotta, “Sei
un sadico Christian?”
“Sono
un Dominatore Ana,” dico guardandola intensamente.
“Dominatore…”
la parola esce dalla sue labbra come se fosse una parola straniera. Scuote la
testa.
“Non
so cosa voglia dire Christian, e non ho idea di quale differenza ci sia con
l’essere sadico. Suona male,” sussurra visibilmente rattristata e delusa
“Significa
semplicemente che tu come sottomessa devi arrenderti a me,” dico dolcemente ,
quasi supplicandola di capire, “in tutte le cose”
Lei
si acciglia e mi guarda con sguardo torvo dicendomi, “E perché diamine dovrei
farlo?” ribatte.
Mi
piace davvero. C’è qualcosa quando mi guarda, che mi attraversa e arriva dritto
al vero me. Nella mia anima, che credevo di aver perso molto tempo fa. Questa
opposizione non è una cosa che ho mai incontrato prima, e la trovo così
ammirevole, coraggiosa e combattiva. La voglio più che mai. Non ho mai
desiderato qualcuno così tanto. Mai!
“Per
compiacermi,” sussurro con un lieve sorriso piegando la testa di lato.
Resta
a bocca aperta. Tante emozioni scorrono sul suo visto, ma sono davvero
soddisfatto di vedere che il desiderio è uno di quelle.
“Compiacerti?”
chiede genuinamente. “Come posso farlo?” respira. Chiudo gli occhi per
ascoltare il desiderio uscire dalle sue splendide labbra. Quando li apro,la
guardo. Lei può unirsi al mio mondo, e io posso insegnarle.
“Ho
scritto alcune regole che voglio che tu segua e alle quali dovrai attenerti.”
“Regole?
E perché mai?” mi chiede confusa.
“Le
regole sono per il tuo benessere e per il mio piacere. Quando segui le regole,
per la mia soddisfazione, ti premierò. Se tu non dovessi infrangerle, ti punirò
e imparerai,” sussurro dolcemente.
Lei
è ancora qui, e non è scappata. Ascolta ancora.
Muove
la mano indicando tutt’intorno e chiede, “Queste cose? Cosa mi dici di queste?
In che punto della tua fantasia dovrebbero essere?” sussurra
“Queste
sono parte del pacchetto incentivi: sia premi che punizioni”
“Premi
e punizioni?” chiede scettica. “Tu ti ecciti controllandomi, ed esercitando la
dominazione su di me?” E’ calma ma la sua voce ha una punta di paura.
“Essenzialmente
quello che voglio è ottenere la tua fiducia e il tuo rispetto, permettendomi di
dominarti. In cambio della tua sottomissione ottengo gioia e piacere in grande
quantità. E’ abbastanza semplice: più c’è sottomissione più è il piacere.”
Lei
è molto concentrata, pronta ad approfondire l’offerta e forse a farmi una
controfferta.
“E
da tutto il tuo piacere, che da come vedo ti arriva attraverso la mia
sottomissione,” dice sottolineando, “cosa c’è per me? Cosa di guadagno?” Mi
piace! E’ una negoziatrice.
So
che non è molto, e la maggior parte del tempo mi vedo come il guscio di un
uomo, un uomo senz’anima, quindi non è molto per la sua gioia. Ma sono quello
che potrebbe ottenere. La guardo con sguardo di scusa e dico, “Guadagni me,”
alzando le spalle.
Mi
guarda, soppesa il mio sguardo, quasi a capire se quello che sta facendo vale
la pena, è passiva. Non voglio perderla. La voglio. Ho bisogno di lei. In
questo momento.
“Anastasia
per favore. Sei così difficile da leggere. Non so cosa stai pensando. Non lasci
trasparire niente. Mi stai facendo
impazzire,” mi passo una mano tra i capelli nervosamente, “andiamo al
piano di sotto. Averti qui mi distrae. Non riesco a pensare.”
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Lei
mi guarda come se fossi un pericolo, un rischio per lei e la sua salute. No,
NO! Un barlume di emozione scorre nei suoi occhi. E’ come se volesse correre e
scappare. Non voglio che abbia paura di me. Mi piace troppo. Forse anche
di più di quello che vedo di buono in me. Le tendo la mano, ma lei è
titubante a prenderla, è spaventata.
“Non voglio farti del male Anastasia, per
favore,”la imploro. Prende la mia mano, e sento quella familiare scossa
elettrica che attraversa entrambi. Devo distrarla. La porto in fondo al
corridoio, in una camera da letto. La stanza è completamente bianca. Apro la
porta. “Se deciderai di fare tutto ciò, questa sarà la tua camera da letto. Mi
rendo conto che ora è asettica, ma potrai personalizzarla come più ti piace o
tenerla così, se ti piace!” Lei appare sorpresa.
“Che
cosa vuoi dire ‘la mia stanza’? Ti aspetti che venga a vivere qui?” dice
inorridita. In realtà vorrei solo che accettasse.
“A
tempo pieno forse no, ma almeno da venerdì a domenica,” le dico.
“Vuoi
che dorma qui? In questa stanza?” mi chiede.
“Certo.”
“Significa
che non dormirò insieme a te,” dice realizzando la cosa.
“No.
Non con me. Te l’ho già detto, io non dormo con nessuno. Tranne, naturalmente,
quando sei completamente ubriaca,” la ammonisco.
I
suoi occhi diventano due piccole fessure, mostrando la rabbia repressa, e la
sua bocca diventa sottile. “Dove dormi?”
“Dormo
al piano di sotto nella mia stanza. Andiamo giù, sono sicuro che hai fame. “
“Non
proprio. Ho perso l’appetito,” sospira.
Non
posso accettare il fatto che non lei non si nutra. “Devi mangiare Ana,” la
rimprovero prendendole la mano e portandola al piano di sotto.
Quando
scendiamo nella grande sala lei si gira verso di me, ma non dice nulla. Lo
sguardo che mi dà è uno sguardo allarmato. Non voglio che lei mi tema.
“Anastasia,
so che questo è diverso. Forse è anche un sentiero oscuro per te. Quindi, per
favore, pensaci. Molto, molto bene. E dato che hai già firmato un accordo di
riservatezza, puoi chiedermi qualunque cosa. Sono disposto a rispondere a
qualsiasi domanda che tu voglia farmi,” la imploro.
La
accompagno al bancone, “Siediti,” le ordino. Lei socchiude gli occhi, dandomi
quello sguardo come a dirmi “prepotente”, ma si siede.
”Quali
altri scartoffie hai?” passa subito al sodo.
“C’è
un contratto dove saranno indicati i limiti, Anastasia. Io ho i miei, e voglio
conoscere i tuoi, dopotutto questa è tutto una cosa consensuale.”
Sembra
persa. “E se …” inizia cercando di raccogliere tutte le informazioni nella sua
mente già troppo piena di dati, “E se io non fossi disposta a far tutto
questo?”
“Va
bene,” dico senza dar a vedere nulla, ma sento che non è così.
“Avremo
qualche tipo di relazione se non accetto di fare questo?”
“No,”
dico
“Perché?”
“Non
sono interessato a nessun tipo di relazione!”
“Veramente?
Come mai?”
“Mi
interessa solo questo.”
“Capisco.
Come sei arrivato a scegliere questa strada?”
“Dev’esserci
un motivo per il mio modo di essere? E’ difficile rispondere per me, perché a
tutti piacciono cose diverse. Questo è quello che mi piace, è ciò che voglio.
Vuoi mangiare? “
Mi
guarda sorpresa. Ma è determinata a rimanere sulla sua linea di azione senza
tergiversare.
“Che
tipo di regole vuoi che segua?”
“Dopo
cena avrai tutti i documenti,” dico.
“Ho
perso l’appetito,” dice dolcemente.
“Devi
mangiare,” dico con forza.
Immediatamente
cambio domanda e le chiedo se vuole un po’ di vino. Lo accetta e le avvicino
anche il cibo. Prende solo un po’ di frutta.
“Da
quanto tempo fai della…” fermandosi per cercare la giusta parola
“persuasione uno stile di vita…” chiede completandola frase. Le sorrido
“Da
un po’.”
“Ci
sono molte donne disposte a questo stile di vita?” sonda il terreno.
“Un
numero incredibile,” rispondo freddamente.
Si
stringe le spalle e ancora una volta mi disarma. “Se ci sono molte donne
disposte a questo, perché io Christian? E’ palese che puoi avere molte
volontarie disponibili.” Faccio un respiro profondo, così da farmi sentire da
lei, e tagliare corto con questo tipo di domande.
“C’è
qualcosa in te che non mi permette di starti lontano, Anastasia. Sei diversa da
chiunque abbia conosciuto prima.. Come una falena con la fiamma. Non riesco a
starti lontano. Ti desidero e non posso farci niente. Specialmente adesso che
ti stai mordendo il labbro,” dico tutto d’un fiato.
Per
la prima volta, dalla mia rivelazione, vedo un barlume nei suoi occhi.
“Credo,
di essere io la falena e tu la fiamma, Christian,” sussurra, “E sarò io quella
che rimarrà scottata,” dice talmente piano che non ho idea se l’ha detto o se
l’ho immaginato.
“Mangia!”
le comando.
Alza
lo sguardo determinato, “No Mr. Grey. Non ho firmato niente con te, pertanto mi
tengo il mio libero arbitrio per il momento.” Mi piace davvero. E’ un osso duro
nel negoziare.
“Come
vuoi, Anastasia,” dico. Mi guarda da sotto le lunghe ciglia, rimuginando
molte domande nella sua testa, ma decide di avere un approccio diretto. Mi
guarda dritto negli occhi, “Quante donne?”
“Quindici,”
dico senza pensarci.
“Per
tanto o poco tempo?”
“Con
alcune per un lungo periodo, con altre no.”
“Hai
fatto male ad alcune di loro?” chiede.
“Si,”
dico piano. La paura si insinua nuovamente nei suoi occhi.
“Quanto
male?”
“Non
molto.”
“Hai
intenzione di farmi del male?” Dice lei chiudendo gli occhi. Sono sorpreso
dalla domanda. Non voglio farle del male.
“Che
cosa vuoi dire?”
“Voglio
sapere se hai intenzione di farmi del male fisicamente. E’ semplice.”
“Quando
ce ne sarà bisogno, ti punirò fisicamente e ti provocherò del dolore,” sbarra
gli occhi e appoggia il suo bicchiere di vino.
Lei
mi chiede se io sono mai stato picchiato, e ricordando Mrs Lincoln, le rispondo
di si. Molto, ma decido di non dirglielo. Lei sembra sorpresa. Le dico che
possiamo discutere di queste cose nel mio studio e le prendo la mano. E’ come
parlare d’affari e lei è una negoziatrice molto testarda.
Quando
arriviamo nel mio studio, le consegno il contratto con le regole. Sono diverse
pagine. I suoi occhi scorrono leggendolo.
Vi
sono regole d’obbedienza, dove voglio sottometterla al totale controllo facendo
di me il suo Dominatore, in maniera rapida e veloce. Dovrà partecipare a ogni
attività sessuale che io riterrò idonea, in quanto dominatore e mi atterrò ai
limiti senza esitazione. Dovrebbe dormire almeno sette ore al giorno. Mangerà
come e quello che le sarà indicato, senza spuntini. Dovrà indossare vestiti che
io sceglierò per lei, e avrà un budget per acquistare abiti. Dovrà praticare
attività fisica almeno quattro volte a settimana, per un’ora con un personal
trainer che mi riferirà tutti i progressi. Per l’igiene e la bellezza dovrà
depilarsi secondo le mie direttive in un salone di bellezza che io sceglierò e
potrà subire qualsiasi trattamento che riterrò opportuno. La sottomessa non
dovrà bere oltre i limiti concessi, non potrà fumare o assumere droghe e non
dovrà mettersi in pericolo. Essa, inoltre, non dovrà avere relazioni sessuali
con altri.
Sarà
rispettosa e modesta in ogni momento. Se non dovesse seguire le regole, subirà
una punizione scelta dal Dominatore.
Legge
attentamente il contratto e i miei occhi non si staccano da lei. Finalmente
rivolge il suo sguardo su di me e inizia con le domande, “Cosa intendi con
Limiti Assoluti?”
Bene,
sta prendendo in considerazione la cosa.
“Ci
sono dei limiti nel contratto che specificano cosa non vuoi fare e cosa io non
voglio fare.” Annuisce.
“Non
credo che potrò accettare soldi da te per comprare vestiti. In tal caso mi
definirei un ‘puttana’,” dice in un sussurro. Deglutisco.
“No,
non puoi pensare questo Anastasia! Voglio riempirti di regali, comprarti cose.
Quando dovrai accompagnarmi, a degli eventi, ho bisogno che tu sia vestita in
un certo modo. E son sicuro che il tuo nuovo lavoro, quando lo troverai, non ti
permetterà di acquistare i vestiti che voglio che tu abbia addosso. Permettimi
di comprarti queste cose.”
Riflette,
e risponde. “Se non c’è bisogno che io indossi queste cose quando non sono con
te, suppongo che possano essere considerate come delle uniformi. Va bene,”
acconsente.
“Non
farò esercizio quattro volte a settimana,” dice determinata.
“No
Anastasia, ne hai bisogno. Devi essere forte per quello che ho in mente per te.
Credimi quando ti dico che ne hai bisogno.”
“Non
per quattro volte a settimana. La mia contro offerte è tre,” parla come una
donna d’affari.
“Preferisco
quattro,” dico passivo e determinato.
“Non
credo. Hai detto che questa era una negoziazione, ma non vuoi negoziare con me
mi sembra,” un punto per lei.
“Un
punto per te. Ben fatto, Anastasia. Cosa ne dici della mia controfferta. Tre
giorni, un’ora al giorno e il quarto giorno mezz’ora..” le dico.
“Non
esiste. Tre giorni, tre ore. Ho il sospetto che mi terrai sufficientemente in
allentamento quando sarò qui.” E’ disarmante, e mi rende pieno di
desiderio. Sorrido “Sì, giusto. Va bene. Sono d’accordo. Sai credo che dovresti
lavorare per me. Sei testarda come negoziatrice,” dico completamente stupito da
questa giovane donna che sta intermediando con me, Christian Grey, l’osso duro.
“Grazie
ma non è una buona idea” dice muovendosi in avanti.
“Relativamente
ai limiti,” dico consegnandole i miei limiti assoluti, “questi sono i miei.”
I
miei limiti includono, giochi senza fuoco, aghi, coltelli, piercing, sangue,
feci e urine, no all’uso di bambini, animali, non dovranno rimanere segni sulla
pelle, nessun atto che coinvolga il controllo del respiro, l’uso della corrente
elettrica, o l’uso del fuoco.
Mi
giro e le chiedo se vuole aggiungere qualcosa a quella lista. Lei sembra
confusa
“Non
ne ho idea,” mormora.
“Che
cosa vuoi dire?” Chiedo.
“Non
ho mai fatto nulla del genere, quindi davvero non lo so.”
“Ok,”
modifico la domanda, “c’è qualcosa che non ti piace fare durante il
sesso? Sono sicuro che hai le tue simpatie e le tue antipatie.” Lei arrossisce
e si agita sulla sedia. Ho bisogno che si apra. E’ davvero troppo timida.
“Anastasia,
è necessario che tu riesca a comunicare con me, ad aprirti con me se andremo in
questa direzione,” la supplico.
“Non
è questo,” arrossisce timidamente guardandosi le dita e torcendosele.
“Ti
prego, dimmi,” dico. L’attesa mi sta uccidendo. C’è qualcosa di brutto
nel suo passato?
“Non
ho mai fatto sesso, quindi, non ho idea di quello che vorrei fare e di quello
che non mi piace,” mormora finalmente. La cosa mi lascia completamente e
assolutamente shockato.
Chiudo
gli occhi. No, questo non sta accadendo. “Mai?” Respiro a malapena per
controllare la mia rabbia. No, lei scuote la testa.
“Sei
vergine?” Sussurro. Annuisce diventando paonazza.
Uno
… due … tre … quattro … cinque … sei … sette … otto … nove … dieci … Respira
Grey. Respiro profondamente. Merda! Sono ancora arrabbiato!
“Perché
cazzo non me l’hai detto prima?” Urlo. E lei indietreggia.
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